La situazione politica in Egitto diventa sempre più tesa e confusa. All’indomani del turbinio di notizie sulla morte di Hosni Mubarak la Suprema Corte Elettorale egiziana prende tempo e rinvia l’annuncio ufficiale del risultato delle elezioni presidenziali previsto per oggi. “Il comitato ha deciso di continuare a esaminare i ricorsi arrivati dai candidati – ha fatto sapere tramite un comunicato il segretario generale della Commissione Elettorale Hatem Bagato – dobbiamo controllare diversi documenti e questo sta richiedendo più tempo del previsto”. Le segnalazioni presentate alla Corte da entrambi i candidati sono 440, un numero che avrebbe costretto la corte a prolungare i lavori di verifica delle operazioni di voto. Sui dati ufficiali c’è grande attesa dopo che nei giorni scorsi entrambi i candidati avevano dichiarato la loro vittoria alle elezioni.

Mohammed Morsi, aspirante presidente dei Fratelli Musulmani, si era dato per vincitore poche ore dopo la chiusura delle urne affermando di aver conquistato il 52% dei voti e fornendo i dati definitivi dello spoglio due giorni fa. Numeri immediatamente contestati dal suo avversario, l’ultimo ex primo ministro di Mubarak, Ahmed Shafiq che – sempre due giorni fa – smentiva i dati dei Fratelli e dichiarava di essere il nuovo presidente egiziano con il 51% delle preferenze. Il rinvio della Corte Elettorale però amplifica l’incertezza e il timore dell’opinione pubblica egiziana in merito al tentativo da parte del Consiglio Militare Supremo di prolungare la transizione democratica. Una paura giustificata alla luce dei fatti accaduti nelle scorse settimane: dallo scioglimento del parlamento deciso dalla corte costituzionale, sino alla dichiarazione costituzionale approvata dall’esercito domenica scorsa a poche ore dalla chiusura delle urne. Un documento che definisce e limita fortemente i poteri presidenziali e definito da molti analisti un tentativo di colpo di stato istituzionalizzato.

La preoccupazione è confermata anche dal Carter Center, centro fondato e presieduto dall’ex presidente americano Jimmy Carter, che ha monitorato le elezioni presidenziali. Il gruppo statunitense nel suo report diramato due giorni fa, oltre a denunciare la limitazione di accesso ai seggi per gli osservatori, ha affermato che lo scioglimento del parlamento e il nuovo documento approvato dall’esercito aumentano il rischio che l’Egitto non riesca ad avviarsi verso una compiuta democrazia. Per ora dai quartieri generali dei due candidati bocche cucite e nessun commento sul rinvio della Commissione. Intanto però i Fratelli Musulmani, alcune ore prima del rinvio dell’annuncio dei dati, avevano indetto un sit-in a Piazza Tahrir per protestare contro l’eventualità di brogli elettorali. E anche al presidio, a cui hanno partecipato diverse migliaia di persone, serpeggiava la paura che il ritardo della Suprema Corte Elettorale potesse essere una strategia per modificare i risultati delle elezioni a favore dell’esercito. “Temo che stiano prendendo tempo per cercare di falsare le percentuali – dice Magdi, impiegato di 36 anni – io credo che i dati dei fratelli musulmani siano attendibili e che questo temporeggiare assieme alla confusione di questi giorni sia un’ottima occasione per cambiare le carte in tavola”. Per il momento la Commissione Elettorale non ha indicato nessuna nuova data per l’annuncio ufficiale del nuovo presidente egiziano. L’ennesimo dilemma sul futuro democratico del paese.

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