Leoluca Orlando (Idv)

Undici candidati per la poltrona di primo cittadino, diverse centinaia già in lotta per un posto in consiglio comunale, preventivi di spesa a sei zeri, lussuosi comitati elettorali in centro e manifesti che spuntano tra i cumuli di spazzatura frutto dello sciopero degli operatori ecologici. A un mese dal voto, a Palermo la campagna elettorale per le amministrative è già entrata nel vivo. Finora la scena è stata dominata soprattutto dalla feroce guerra intestina tutta interna al centrosinistra. Dopo i veleni e le polemiche, il risicato trionfo di Fabrizio Ferrandelli alle primarie si è subito rivelato una vittoria di Pirro: oscurata dall’ombra lunga dei presunti brogli elettorali, con l’indagine della magistratura ancora aperta e l’annullamento del seggio dello Zen, la candidatura del giovane pupillo di Beppe Lumia non è mai riuscita ad unire la coalizione.

Sarà forse per questo che dopo due settimane di riflessione anche Leoluca Orlando ha deciso di buttarsi nella mischia per la quinta volta. Per la verità Orlando aveva giurato “anche in aramaico” che non si sarebbe mai più ricandidato. Ma nello stesso momento in cui Rita Borsellino ha annunciato il suo ritiro dalla politica attiva, il leader di Idv ha fatto marcia indietro: “Mi candido – ha spiegato quello che in giro chiamano ancora ‘u sinnacu – perché le primarie sono state inquinate e truccate, non potevamo certo consentire una resa a fronte di una sconfitta contro un candidato abusivo di primarie dopate”. Per l’ex leader della Rete infatti, Ferrandelli è “un manovrato, finito nelle mani di Cracolici e Lumia, cioè i compari di Raffele Lombardo”.

Antonello Cracolici, sponsor di Ferrandelli e regista dell’accordo tra il Pd e Lombardo all’Ars, non l’ha presa bene: “Orlando? È un traditore dei palermitani: c’è già un’intesa,  che prevede il suo sostegno a Costa (candidato del Pdl, ndr)nel caso in cui il candidato del Pdl arrivi al ballottaggio, con il solo scopo di ostacolare il cammino di Ferrandelli”. Accuse pesanti a cui Orlando non ha voluto replicare. Di certo però la discesa in campo del leader di Idv ha letteralmente spaccato in due il centrosinistra, che adesso va alle elezioni con due candidati ufficiali: da una parte Ferrandelli appoggiato da tutto il Pd, dall’altra lo stesso Orlando, sostenuto da Idv e dalla Federazione della Sinistra.

Alla fine anche Sel si è divisa: il partito di Nichi Vendola ha deciso di appoggiare il vincitore delle primarie, ma ha perso la componente che fa capo a Nadia Spallitta, consigliere comunale migrata in Idv. E se il centrosinistra è riuscito ad implodere da solo, dalla parte opposta i candidati sindaco sono addirittura cinque. Il Pdl per far dimenticare l’ex primo cittadino Diego Cammarata (dimessosi nello stesso giorno in cui il Sole 24 Ore lo nominava sindaco meno amato d’Italia) ha puntato le sue fiches sul giovane Massimo Costa, ex presidente del Coni Sicilia, appoggiato anche da Udc e Grande Sud di Gianfranco Miccichè.

Alla prima uscita pubblica Costa ha stupito tutti parlando delle sue passioni, che sono “il kick boxing, la gestione dei grandi apparati e il rispetto delle leggi”. Un sollievo per una parte degli elettori palermitani che da anni s’interrogano sull’argomento: è il rispetto delle leggi soltanto una passione? Se lo dice Costa, che è un avvocato, evidentemente si. Il giovane manager, che si definisce un “problem solver”, ha annunciato che in caso di elezione libererà la città “ da peccati e peccatori” . E a chi gli ricorda che negli ultimi dieci anni Palermo è stata governata proprio dal Pdl risponde “Io mi sento pastore, non pecora”.

Per la verità a volere la candidatura del pastore Costa erano stati Raffaele Lombardo e Futuro e Libertà. Ma dopo l’entrata in scena del partito di Angelino Alfano però, avevano preferito cercarsi un altro candidato: la scelta è caduta sul futurista Alessandro Aricò, celebre per aver proposto in consiglio comunale il Viagra scontato per gli anziani. Anche il Pid di Saverio Romano ha deciso di correre da solo: la prescelta dell’ex ministro imputato per mafia è Marianna Caronia, deputata regionale ed ex vicesindaco di Cammarata. A chiudere il conto a destra c’è il sindacalista Gioacchino Basile, in passato candidato di Beppe Grillo in Friuli- Venezia Giulia (e sindacalista della Cgil) e oggi in lizza per Forza Nuova.

Il movimento 5 stelle candida invece il trentenne Riccardo Nuti, analista informatico. Giuseppe Mauro è invece in corsa con Alleanza di Centro, il partitino di Francesco Pionati. Ex enfant prodige della politica, Mauro finisce in galera nel 2003 perché coinvolto nel fallimento della sua società. Nonostante abbia un processo ancora in corso e gl’inquirenti lo accusino di essersi fregato i condizionatori e gli arredi degli uffici, non ha rinunciato comunque a inserire la questione morale nel suo programma: “Un processo in corso non significa una condanna – spiega – E poi per quello che c’ è nel resto della Sicilia. In ogni caso stiamo parlando di un reato societario, mica di associazione a delinquere o 416 bis”.

Anche il Movimento dei Forconi, che nei mesi scorsi aveva bloccato l’intera isola, ha voluto esprimere un candidato: si tratta di Rossella Accardo, finita sui giornali quando perse il figlio e il marito, probabili vittime di “lupara bianca”. Tra le liste civiche spunta anche una vecchia conoscenza della prima repubblica: il generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo, già sottosegretario alle Finanze con lo Psdi nel 1993 e poi globetrotter dell’arco costituzionale. Adesso si è creato una lista personale, il Melograno, e uno slogan su misura: “A Palermo serve un sindaco carabiniere”. Nel 2000 Pappalardo fu cacciato dal vertice del Cocer, il sindacato dell’Arma, per aver proposto in un documento ufficiale il contributo attivo dei militari “alla fondazione di un nuovo tipo di Stato e di una nuova Europa”.

Per le amministrative il generale si è limitato a promettere un nuovo tipo di città, programma condiviso da tutti gli altri candidati che ogni giorno si sfidano tra una proposta per la metropolitana leggera automatica, una promessa per il tram con tre o quattro linee, parcheggi a iosa e internet gratis: un comportamento che è stato definito “evanescente” dai vertici di Confindustria palermitana. Una smorzata all’entusiasmo generale è arrivata direttamente dal Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Durante il question time alla Camera la titolare del Viminale ha ammesso infatti che “la situazione economica del comune di Palermo è gravissima ed è riconducibile alle condizioni in cui versano le società partecipate” La soluzione? Una possibile proroga del commissariamento del comune e il rinvio delle elezioni. Solo che in Sicilia una decisione del genere spetta di diritto al Governatore. E Raffaele Lombardo, presidente imputato per concorso esterno a Cosa Nostra e voto di scambio, ha già tappezzato tutta la città con i manifesti del suo partito, il Movimento per l’Autonomia.

Mille Comuni al voto, vai allo Speciale amministrative di ilfattoquotidiano.it

Articolo Precedente

Lega, Renzo Bossi lascia: “Do l’esempio” Calderoli: “Ora tocca a Rosi Mauro”

next
Articolo Successivo

“Gente del Nord”, quando Reguzzoni lodava Rosy Mauro, Manuela Marrone e il Trota

next