Roberto Formigoni divenne per la prima volta Presidente della Lombardia 17 anni fa, e da allora non lasciò mai la carica più alta della Regione più ricca e popolosa d’Italia, nonostante una legge che fissa il tetto di due mandati.

Esattamente due anni fa, ottenemmo l’autorizzazione di visionare presso l’Ufficio elettorale centrale a Milano i moduli delle firme raccolte da Pdl e Lega sulla sua candidatura, così come i moduli per quella di Penati.

Risultato: nessuno dei due aveva abbastanza firme valide. Mancavano timbri, firme, certificati. Presentammo ricorso. Penati se la cavò col riconteggio. Formigoni no, e fu sospeso dalla competizione elettorale. “Disperato” – come lui stesso si definì – chiamò e fece chiamare i faccendieri della P4, il Presidente della Corte d’Appello, il Ministro della giustizia, accusò in tivvù noi Radicali di aver manomesso i suoi moduli. Per essere riammesso però fu necessario un decreto del Governo, poi ratificato in Parlamento anche dal Partito democratico, e una sentenzina provvidenziale del TAR Lombardia, che rinviava tutto a dopo il voto.

Dopo il voto, non fu la Procura di Milano ad indicare (il fascicolo era in mano a Bruti Liberati, che chiese subito l’archiviazione), ma i Radicali. Ottenuta copia dei moduli di Formigoni (non dal Pd, che pure li aveva) effettuammo una perizia e scoprimmo altro: centinaia di firme false totalmente identiche, apposte dalla stessa mano. Formigoni abita i salotti tivvù e tutti gli consentono di parlar d’altro, incluso quella sera stessa da Santoro, con Bersani.

Grazie alla nostra inchiesta, ripartono i procedimenti giudiziari. Ma, si sa, siamo in Italia. Nonostante un migliaio di persone abbiano testimoniato in Procura di esser stati derubati della firma, non siamo ancora al processo. Nel frattempo, il Giudice amminsitrativo, quello che può annullare le elezioni, è perso in un labirinto di ritardi, ben protetti dalla Corte costituzionale, che fanno sperare Formigoni di far in tempo a
spostarsi su una poltrona romana prima che questi (ed altri) processi giungano a compimento… magari con una bella prescrizione, come fu con “Oil for food” per i suoi amici.

Firmigoni oggi compie due anni. Possiamo solo augurare ai cittadini italiani che il sistema di potere di Comunione e lottizzazione e dintorni non sia già così forte da garantire, nel Paese più condannato dalla Corte europea dei diritti umani per la nostra malagiustizia, l’impunità assoluta per la truffa elettorale più gigantesca che sia stata documentata e provata nella storia della Repubblica Antidemocratica Italiania. La targa di inaugurazione del nuovo grattacielo formigoniano, recante i nomi di Formigoni e Napolitano, dovrebbe servire da monito anche per i migliori servitori di questo regime.

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