Il comune di Palermo rischia il default. A lanciare l’allarme è il commissario Luisa Latella, che dal 27 gennaio scorso amministra il capoluogo siciliano dopo le dimissioni del sindaco del Pdl Diego Cammarata. Latella ha parlato di un disavanzo nei conti comunali che si aggirerebbe sui 140 milioni di euro. Allarme lanciato anche in passato dal gruppo consiliare di Italia dei Valori che in una relazione calcolava in oltre 290 milioni di euro i debiti fuori bilancio realizzati nei due mandati elettorali dall’ex sindaco Cammarata. L’esponente del Pdl, dimettendosi a sorpresa lo scorso 16 gennaio (a soli quattro mesi dalle elezioni), aveva dichiarato di passare la mano “con l’orgoglio di lasciare i conti in ordine e un bilancio strutturalmente sano. Ho chiesto – aveva continuato Cammarata – alla Ragioneria generale del Comune di predisporre un bilancio di fine mandato accompagnato da una relazione sullo stato delle nostre finanze per evitare che qualcuno straparli in maniera irresponsabile di un comune sull’orlo del dissesto o di grave situazione di indebitamento”. Cammarata dunque sembrava quasi aver previsto ciò che sarebbe successo dopo il suo addio.

E nonostante le allarmanti dichiarazioni sullo stato di salute dei conti comunali non siano arrivate da un avversario politico, ma al contrario dall’imparziale commissario, l’ex sindaco non ha rinunciato a replicare, tornando a ripetere che il bilancio è assolutamente in ordine. Almeno dal suo punto di vista. “ Conti in rosso, indebitamento, buco, ammanco e possibile dissesto. Niente di tutto questo è lontanamente vicino alla realtà – ha scritto Cammarata in una lettera al Giornale di Sicilia – Il bilancio va riequilibrato non perché la nostra amministrazione ha usato male le risorse disponibili ma perché il governo Monti con il decreto ‘Salva Italia’ ha ulteriormente tagliato i trasferimenti ai comuni”. Ma a pensarla diversamente da Cammarata è proprio quella ragioneria generale che avrebbe invece dovuto certificarne l’ottima amministrazione.

In una nota i ragionieri del comune di Palermo fanno notare infatti come l’unico spiraglio di salvezza per le casse municipali sia l’aumento delle imposte. E si tratterà di un aumento immediato e imponente: raddoppio netto dell’Irpef, applicazione massima dell’Imu (imposta che sostituirà l’Ici) e attivazione di un addizionale della tassa sui rifiuti saranno le prime mosse per cercare di salvare il salvabile. In più serviranno 100 milioni di euro per le aziende municipalizzate, che da mesi sono sull’orlo del baratro. In caso contrario il comune dovrebbe attivare la procedura di dissesto finanziario. Ipotesi che renderebbe i consiglieri comunali in carica ineleggibili per legge alla carica di sindaco. Una possibilità che tarperebbe le ali a molti dei possibili candidati a primo cittadino. La procedura di dissesto però non è istantanea, ma al contrario è molto complessa. E con le elezioni amministrative previste per il 6 maggio, l’enorme buco di bilancio sarà probabilmente il primo problema con cui dovrà misurarsi il nuovo sindaco di Palermo.

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