Chissà. Certo, a seguire l’ultima nata fra le creature religiose che in tv si cimentano con indagini a vario titolo, qualche dubbio viene. Chissà se suor Angela o il suo Ordine versano allo Stato quanto devono per lo “Spirito Divino”, il locale che gestiscono (od ospitano) assieme a varie figliole per lo più ovviamente bellissime e pulitissime e che non riescono a scrollarsi di dosso un certo puritanesimo vittoriano anche essenso tutt’altro che puritano.

Ma al di là del dubbio sopra esposto, l’operazione Suor Angela (protagonista del miniserie televisiva Che Dio ci aiuti ovviamente su Rai 1) è tutta da tenere d’occhio. Non si tratta solo dell’ennesima religiosa che indaga: diciamo che dopo Arnoldo Foà e Renato Rascel che avevano dato vita a una versione televisiva del Padre Brown di Chesterton, la questione avrebbe anche potuto finire lì: invece sono arrivate dodicimila serie di Don Mattei più varie ed eventuali.

Ma Suor Angela, che ha il volto di Elena Sofia Ricci, non è arrivata per caso: la sua telemission non è solo riconciliare pecorelle smarrite dopo un amplesso fugace, ma bensì lasciarsi alle spalle il Don Matteo parroco investigatore in una specie di non luogo umbro, che si sposta in bicicletta, sorride sempre, vive castamente in un casolare con perpetua, mangia poco ed è sempre presente quando serve. La sua missione (molto tempestiva per la verità) è diffondere l’ommagine di una religiosa che ha avuto una vita alla Al Capone (ha partecipato, senza volerlo, a un omicidio) prima di vestire l’abito, che vive in città (Modena, che come centro urbano problematico non è il massimo) e che soprattutto è donna.

Vade retro immagini di religiosi depravati, di una Chiesa preoccupata solo dei suoi privilegi, lontano dal mondo e vicina solo alle sue banche: suor Angela deve proporre all’Italia una suora moderna che fatica ad alzarsi alle sei per cantare le Lodi, che è madre tenerissima ma con le palle (ma quante volte dice: “Senti ragazzina!” rivolta alle ospiti del suo pensionato?) che gira in auto (sponsorizzata) e si arrabbia pure quando gliela rigano. Una suora che se la prende con gli allievi beceri e arricchiti delle scuole private (questa, poi…) e che è condottiera di una Chiesa italiana che si sporca le mani col quotidiano. Come fanno tra l’altro centinaio di suore vere, peraltro.

Ma poi ti chiedi: la pagheranno l’Imu su questa attività commerciale mascherata da iniziativa per salvare le pecorelle? E allora rimpiangi la Ricci dei Cesaroni che ogni tanto sembrava suora anche lì: ma qualche altra volta proprio no.

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