“Stiamo disegnando il nuovo mappamondo del pianeta. Dove ci sono persone che vogliono tornare a sognare e a credere nel futuro. Al centro di tutto c’è la voglia di riprendere la parola”. Xavier, di Barcellona, ha caricato sulla sua bici l’immagine del nuovo mappamondo dove risaltano in rosso le città dove il 15 ottobre scatterà la mobilitazione per una “nuova democrazia”.

Secondo gli organizzatori spagnoli all’appello “Uniti per un cambiamento mondiale” hanno risposto 719 città di 71 paesi.

La protesta partita lo scorso maggio dalla Puerta del Sol di Madrid sta facendo un salto di qualità dopo l’impegno profuso dai partecipanti del 15M durante tutta l’estate. Un lavoro progressivo fatto di contatti e condivisione di un malcontento senza frontiere. “Il 15 ottobre, noi cittadini e cittadine di tutto il mondo scenderemo in strada per manifestare l’ indignazione per la perdita dei nostri diritti per mano dell’alleanza di grandi multinazionali e classe politica” sottolineano dalla rete di Democracia Real Ya, una delle anime del movimento 15M.

L’invito dalla Spagna è che tutte le proteste si realizzino in modo pacifico, di fatto uno dei punti di forza delle occupazioni delle piazze della scorsa primavera. In questi mesi i partecipanti del movimento del 15M si sono impegnati a più livelli. Oltre a costruire relazioni direttamente nei quartieri, hanno preso parte alle proteste sociali in corso contro i tagli di sanità e scuola. Inoltre da tre punti della Spagna sono partite le carovane in rotta verso Bruxelles. Un migliaio di persone hanno attraversato a piedi parte d’Europa per ritrovarsi la scorsa settimana nella capitale belga e preparare la manifestazione del 15M davanti alla sede dell’Unione Europea.

Contemporaneamente si sono moltiplicati i contatti con realtà in mobilitazione in tutto il mondo, in modo particolare con gli Stati Uniti. Ai primi di settembre tutti i media americani non credevano possibile il successo di “Occupy Wall Street”. Ora le immagini degli accampamenti statunitensi hanno fatto il giro del mondo. Parallelamente, ispirandosi alle rivolte arabe e al 15M le piazze sono state occupate da cittadini in Israele, in Cile, negli USA e a Bruxelles.

“Scusate il disturbo, questa è una rivoluzione” ribadiscono nei video del movimento del 15M per lanciare le manifestazioni di sabato. A Madrid i manifestanti che si sono dati appuntamento per le 18 alla Puerta del Sol, confluiranno nella piazza provenendo con dei cortei che partiranno direttamente dai quartieri. Stessa dinamica a Barcellona, dove il centro della protesta sarà Plaza Catalunya alle 19.

“Mentre ci si avvina la data delle elezioni spagnole del 20 novembre – dice Jon Aguirre Such, portavoce di Democracia Real Ya – scendiamo in piazza per ricordare ai partiti che il 15M è vivo più che mai. Le manifestazioni sono contro quattro poteri: finanziario nella sua globalità di paradisi fiscali, sistema bancario e agenzie di rating. Potere politico, dove i dirigenti sono lontani anni luce dalla gente. Potere militare, dagli eserciti alla Nato. E dei media composti dai grandi gruppi editoriali e i gestori di internet”.

Il movimento quindi si rilancia sapendo di non voler cadere nelle trappole dei vecchi modelli del passato. Per capirlo è sufficiente arrivare ad un’assemblea e cercare un leader. La risposta che troverete è comune e condivisa: qui non ci sono leader. E alla domanda “Chi c’è dietro il movimento?” “Ci sono io”, rispondono tutti i partecipanti al 15M.

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