Se Silvio Berlusconi, dopo il cappotto alle amministrative prima e ai referendum poi, naviga a vista, il centrosinistra sembra aver smarrito addirittura la rotta. La bussola politica, infatti, al posto di segnare l’unica direzione possibile, ovvero quella dell’unità per dare l’ultima spallata al Cavaliere, gira impazzita a 360 gradi. A sparigliare le carte di una rincorsa, che dopo le vittorie di Napoli e Milano, sembrava aver raggiunto lo scollinamento, è Antonio Di Pietro. L’ex pm di Mani Pulite e leader dell’Idv lo aveva annunciato: dopo il referendum, il partito avrà una nuova fase. Più moderata e meno da battaglia. Una fase per trasformare il partito da movimento di nicchia a uno di governo. Di Pietro ci crede. E così, dopo aver ascoltato il discorso di Berlusconi alla Camera, eccolo accomodato con il premier a far chiacchiera. Di cosa? Tradurrà poco più in là per i cronisti: “Il presidente del Consiglio è un uomo solo”.

La chiosa spetta a Nichi Vendola. “‘Il colloquio fra Di Pietro e Berlusconi? Avere considerazione del proprio avversario quando si avvia al tramonto non è una cosa negativa, non ho mai sopportato gli eccessi di demonizzazione della figura dell’avversario”. Mica finita. Il governatore della Puglia prosegue: “‘E’ un bene che Di Pietro superi un antagonismo gonfio di enfasi e di rancore. Tutti noi dobbiamo essere in grado di vivere la contesa politica senza sovraccaricarla di emozioni cattive e di odio che non mi sembra l’ingrediente necessario alla buona politica, si può combattere l’avversario rispettandone l’umanita”’.

Questo capita il 25 giugno. L’agenzia è delle 17 e 35. Tre minuti dopo, ed ecco Vendola che cambia versione e passa all’attacco. “‘Di Pietro sente restringersi lo spazio a sinistra, la crescita di Sel e il protagonismo del segretario del Pd lo hanno spiazzato e crede che ricollocandolo a destra nella coalizione di centrosinistra possa metterlo in grado di intercettare l’eventuale crisi del centrodestra”. Che cosa è successo? Semplicemente che Di Pietro, in questa sua strategia, sempre ieri annuncia di voler correre per le primarie del centrosinistra, ma mette il diktat sui candidati alla Vendola. “Non aiutano”, dice. E poi rilancia: “La vera alternativa siamo noi, non gli altri alleati che pensano che il solo problema sia Berlusconi”.

Se Di Pietro svolta a destra, non tutti nel suo partito sono disposti a seguirlo. In testa c’è il neo-sindaco di Napoli Luigi De Magistris per il quale “è un errore cercare la svolta centrista”. Di più: “Antonio si muove nella direzione sbagliata” perché “il centro, non solo è già troppo ingolfato, ma soprattutto non è la nostra tradizione”. L’ex magistrato sta sul punto e rilancia su Vendola: “Credo che il suo leaderismo solipsistico sia sbagliato”.

Insomma, se il berlusconismo non è finito, il suo maggior interprete è ben avviato sul viale del tramonto. Eppure ancora una volta, sul più bello il centrosinistra si divide. Lo fa Di Pietro. Rilancia Bersani che spariglia sulla legge bavaglio. Pubblicare intercettazioni che non hanno rilevanza penale è sbagliato. E la sponda al Cavaliere è lanciata.

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