Sono le 8 e 45. La seconda prova è cominciata, io e una dozzina di colleghi siamo confinati nella sala prof della nostra scuola.

Il presidente della commissione non ci vuole. Dobbiamo stare lì se per caso cambiasse idea, insomma se ci volesse per fare assistenza all’esame.

Ma questo presidente dev’essere uno serio. Non ci vuole tra i piedi. Non ci chiama.

Alle 11, in sala prof arrivano le prime notizie devastanti.

Sembra che qualcuno dei nostri allievi abbia dubbi sul Neorealismo. Visto che la nostra scuola è intitolata a Roberto Rossellini, la cosa assume un sapore beffardo… ma no, non sembra si tratti di una battuta di spirito. Qualcuno dei miei colleghi prova a giustificare lo studente ignoto: “Poveretti sono pallidi pallidi, sconvolti. È il panico…

Un prof di educazione fisica si alza, stufo: “Qualcuno sa se c’è un ufficio postale da queste parti? Che stiamo a fare qui?

In qualche modo le notizie continuano a superare la cortina che il presidente della commissione, per me comunque ormai un eroe, ha eretto tra noi e i nostri ex-studenti.

Hanno chiesto se Fellini è il massimo esponente della commedia all’italiana!”, irrompe un altro collega eccitato, come tutti noi, dal lato catastrofico dell’esame di maturità.

Qualcuno cerca di giustificare pateticamente la domanda: “Beh, in fondo, perché no?

Non è così sbagliato… Fellini non ha fatto commedie pure lui…?”, rincara una collega di Italiano con voce tremula di chioccia, pensando all’immane stress che sta travolgendo i suoi cari studenti.

Certo. Peccato che è un tema per ricordare il grande Monicelli, morto quest’anno”, rispondo implacabile. “Sarebbe come sostenere non so, che Manzoni è un futurista: quanto gli daresti? Un sette per l’originalità?

La collega annuisce, possibilista.

È mezzogiorno. Sui gradini della scuola ci sono i primi studenti che hanno già consegnato. La faccia di chi non ha mai bruciato tanti neuroni in una volta sola: quasi tre ore e mezza seduto a scrivere. “Una cosa pazzesca… non ce capivo più niente, oh!
Hai visto, non l’ha fatta mica entra’ la prof nostra, ‘sto malfidato…

Chissà chi è ‘sto matto, mi viene da pensare. Questo presidente di commissione che crede ancora all’esame di Stato uguale per tutti, in tutto il paese, dall’Alpi alla Sicilia. Eroico.

Finalmente un po’ di raccoglimento, in queste aule. Serietà e rigore.

Un po’ tardi, magari…

Un mio ex-studente sfugge per un attimo al controllo, mi raggiunge in sala professori. È contento, ha intuito il compito, ha visto tutti i film. Ha pure una tesina: “Ho trovato quello che ha scritto lei su “Nashville”, professo’… su internet.

Non sapevo che qualcuno avesse messo qualche mia lezione in rete, ma poi capisco, sì è stato Igor, un alunno speciale, di qualche anno fa, di quelli che hanno trovato subito lavoro. Con una passione grande così.

Bravo, gli dico, “Nashville” è fondamentale per il suono.

Beh… Grazie per l’aiuto, professo’… io torno su.

Ma quale aiuto… hai fatto tutto tu, continua così.

E lui se ne va su, di corsa, e mi lancia un sorriso, sicuro che ce la farà.

Un altro piccolo eroe, a crederci ancora che studiare può essere bello.

Articolo Precedente

La maturità degli studenti
tra Web 2.0 e antichi riti

next
Articolo Successivo

Valutazione e potere
nella ricerca

next