L'avvocato-contestatore Pietro Palau Giovannetti

Silvio Berlusconi si presenta per la quarta volta al Palazzo di Giustizia di Milano per il processo sul caso Mills ed è subito show. Seguendo un copione già ampiamente collaudato, il presidente del Consiglio lancia i suoi strali contro i pubblici ministeri colpevoli di “usare la giustizia come un’arma”. Supportato dai fedelissimi Daniela Santanchè (guarda il video), Mario Mantovano e Tiziana Maiolo, il premier è rimasto in tribunale quattro ore approfittando delle pause tra una fase e l’altra del processo per dare al pubblico la sua versione dei fatti, non solo sul caso Mills, ma anche sull’affaire Ruby, sui magistrati “cancro della democrazia”, sui manifesti anti-pm inventati da Roberto Lassini su ispirazione dello stesso Berlusconi.

”Poi vi faccio il regalino ora però i miei avvocati me lo impediscono”, ha detto il presidente del Consiglio nella prima pausa dell’udienza, rivolgendosi ai giornalisti. Che regalino? Quattro pagine fotocopiate tratte dal libro ‘Viaggio in un’Italia diversa’ di Bruno Vespa nelle quali il premier dichiara di non ricordare di aver mai conosciuto Mills e ripete che l’avvocato inglese lo avrebbe tirato in ballo per coprire l’origine dei soldi ricevuti da un altro suo cliente, l’armatore salernitano, residente in Africa Attanasio.


(video di Franz Baraggino e Giovanni Lucci)

E’ la prima volta che il premier si presenta nell’aula del caso Mills, processo nel quale è imputato per corruzione del legale inglese. La sua presenza in tribunale ha determinato la fine della contumacia della sua posizione. Ad attenderlo una decina di fans e qualche contestatore tra cui anche il presidente di ‘Avvocati senza frontiere’ Pietro Paolo Giovannetti. L’uomo, per aver gridato qualche frase all’indirizzo dei sostenitori di Silvio Berlusconi è stato letteralmente sollevato di peso dagli agenti delle forze dell’ordine e allontanato dalla polizia.

In memoria delle vittime del terrorismo. “Grazie ai magistrati e alla polizia giudiziaria per averci protetto dalle Br e da tanti altri pericoli anche a prezzo della vita”. E’ questo uno dei cartelli che campeggiava davanti al tribunale di Milano. A reggere i cartelli, una sorta di risposta a quelli di Roberto Lassini che dicevano ‘Via le Br dalle procure’, erano alcuni ragazzi. Alle loro spalle le gigantografie dei giudici Emilio Alessandrini e Guido Galli e dell’avvocato Giorgio Ambrosoli che sono stati commemorati oggi nel ‘Giorno della memoria delle vittime del terrorismo’ (Leggi l’articolo).

Se all’inizio Berlusconi ha definito indebito il paragone formulato dal candidato del Pdl Roberto Lassini tra le Brigate Rosse e i pubblici ministeri, poco dopo il premier ha annunciato una commissione d’inchiesta per “verificare se all’interno della magistratura ci sia un’associazione con fini a delinquere”. E poco dopo ancora Berlusconi ha dichiarato di non ricordare di aver mai parlato di “brigatismo giudiziario: “Non mi ricordo, può darsi, ma leggo tante frasi sui giornali che non ho mai detto”.

Il Cavaliere ne ha approfittato anche per parlare del processo Ruby in calendario per il prossimo 31 maggio: “Se ci sarà il processo Ruby quella è un’altra barzelletta, è un’altra accusa di un processo mediatico”. Sulla vicenda della giovane marocchina il presidente del Consiglio ha spiega: “Io sono gentilissimo, ho chiesto solo un’informazione. Se qualcuno mi chiede aiuto intervengo”.

In sostanza il premier ha ripetuto di ritenersi un perseguitato dall’accanimento giudiziario: ”Questo è un processo già morto”, ha risposto infatti il premier ai cronisti che gli facevano notare come il disegno di legge sulla prescrizione breve accorcerebbe i tempi della prescrizione di sei mesi anche per il processo Mills. La prescrizione arriverà nel gennaio 2012 e col nuovo disegno di legge si accorcerà di sei mesi. Ma per il diretto interessato, il processo Mills “è solo un processo mediatico”, anzi, “il peggiore di tutti”. “E’ ridicolo, paradossale e incredibile che lo Stato italiano spenda tanti soldi per un processo così: non c’è movente e non c’è prova del versamento”, ha commentato. La sentenza con cui la Cassazione ha riconosciuto Mills come colpevole, pur essendo stato prescritto, è “una sentenza infondata e lo dimostreremo”. Secondo Berlusconi, Mills avrebbe in un primo momento detto di aver ricevuto da lui 600 mila dollari per dire il falso “perché aveva problemi col fisco inglese”.

Dal punto di vista tecnico si è trattato di una nuova udienza dedicata ai complessi movimenti bancari che si sono intrecciati negli anni attorno all’avvocato David Mills. “Abbiamo il dato certo di un versamento di 600mila dollari a favore di Mills e un documento certo che dice che questo versamento è un regalo ricevuto da parte di Silvio Berlusconi”, ha sottolineato il pm Fabio De Pasquale durante il controesame del perito della Procura, Gabriella Chersicla, che oggi ha risposto alle domande dei difensori del premier. Al centro del procedimento, infatti, c’è proprio la presunta tangente versata a Mills come ringraziamento per due testimonianze, ‘quantomeno ammorbidite’ secondo l’accusa, da lui fatte nell’aula di due processi milanesi, anche questi a carico, tra gli altri, del premier.

Ma i difensori del premier, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, avevano già ‘incassato’ dalla consulente la smentita al fatto che, analizzando i conti di Mills, avesse mai trovato documentazione bancaria riferita a versamenti da parte di Silvio Berlusconi. Non solo. La difesa ha chiesto anche al teste se tra i movimenti di denaro avesse mai trovato “entrate” riconducibili a Carlo Bernasconi, l’ex manager di Fininvest morto anni fa e che, secondo l’accusa, aveva riferito all’avvocato inglese che avrebbe ricevuto una somma di denaro da considerare come un regalo.

Alla fine il perito della procura, di fronte alle domande della difesa, ha voluto sottolineare che il suo compito non era quello di cercare “i bonifici di Bernasconi” o “i flussi riferibili a Silvio Berlusconi, ma era quello di fare un’analisi dei flussi finanziari e gli elementi di collegamento con le persone coinvolte nelle indagini”. Il consulente del pm, inoltre, ha sottolineato che nella ricostruzione dei flussi finanziari sono stati trovati fondi riconducibili “a Horizon, società riferibile al comparto riservato del gruppo Fininvest e anche fondi riferibili alla società All Iberian del comparto B del gruppo”.

Prima di lei aveva testimoniato in aula l’imprenditore farmaceutico Paolo Marcucci il quale, insieme alla sua famiglia, si era rivolto a Mills per creare una struttura finanziaria. I Marcucci scoprirono che il legale inglese utilizzava la stessa struttura Turriff anche per altri clienti. “E questo non va bene – ha spiegato Marcucci – e così chiedemmo a Mills di creare una Turriff 2”. Poi il rapporto si incrinò. Storie simili le racconteranno lunedì prossimo, 16 maggio, durante la nuova udienza, anche Flavio Briatore e Marina Mahler, citati come testi della procura.

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