La Rai non garantisce un’informazione obiettiva e imparziale? In molti lo pensano. E ora possono aderire alla class action lanciata dall’associazione Altroconsumo. Gli abbonati della tv pubblica “hanno subìto la cancellazione del proprio diritto, costituzionalmente garantito, a un’informazione libera e plurale”, si legge sul sito dell’associazione dei consumatori, che ha promosso un’azione collettiva davanti al tribunale di Roma. Prima udienza l’1 giugno, con lo scopo di ottenere un risarcimento di 500 euro per chiunque ne faccia richiesta.

L’anno scorso, durante la campagna elettorale per il voto amministrativo di marzo, “la Rai ha cancellato dal proprio palinsesto televisivo i principali programmi di informazione e approfondimento politico, come Ballarò, Porta a Porta, Anno Zero, Ultima Parola”, accusa Altroconsumo. “E’ venuto meno così uno dei compiti principali del servizio pubblico radiotelevisivo che è quello di consentire la formazione consapevole da parte di ciascun cittadino della propria volontà politica”. Ma non è tutto. Nello stesso periodo la Rai “ha riconosciuto ad alcuni partiti spazi enormemente superiori rispetto a quelli accordati alle altre formazioni politiche che pure hanno preso parte alla consultazione elettorale. Comportamento sanzionato ripetutamente dall’Agcom”. Secondo l’associazione dei consumatori, la Rai non ha così rispettato il Contratto di Servizio Pubblico e la disciplina sulla par condicio. Da qui la decisione di promuovere una class action a cui hanno aderito sinora più di 11mila persone.

In tribunale la Rai non dovrà difendersi solo dall’accusa di non aver garantito un’informazione equilibrata. La class action ha anche lo scopo di ottenere un rimborso per tutti coloro che si sono abbonati a pagamento a Tivusat, la piattaforma satellitare della tv pubblica. Secondo Altroconsumo infatti, gli abbonati Rai, “in base al Contratto di servizio, devono poter usufruire della programmazione Rai su qualsivoglia piattaforma tecnologica senza alcun costo aggiuntivo rispetto a quello rappresentato dal canone”.

Alla class action si fa riferimento anche nel numero di maggio della rivista Altroconsumo, dove viene pubblicata un’inchiesta sull’uso che fanno della televisione gli italiani. Un popolo, che nonostante il successo di internet, è ancora di teledipendenti. Visto che, secondo l’associazione dei consumatori, quattro persone su cinque hanno l’abitudine di guardare la tv almeno una volta al giorno. E negli ultimi anni, un terzo delle famiglie si è abbonato a una pay tv.

Articolo Precedente

La stampa italiana è buona o cattiva?

next
Articolo Successivo

Nuova Rai? Prudenza…

next