Con il prezioso lavoro della mia collaboratrice Elena Donà, ecco una restituzione del dibattito suscitato dal mio post sugli studenti che non sono scesi in piazza. Dopo una scrematura dei 196 commenti pervenuti – con la quale abbiamo eliminato dal conteggio gli interventi che ne commentavano altri, senza aggiungere ulteriori risposte alla domanda iniziale – abbiamo analizzato 90 opinioni di lettori, in grande maggioranza studenti, più qualche docente o genitore “informato sui fatti”.

La domanda era rivolta agli studenti che si dichiaravano contrari alla riforma ma che avevano scelto di non partecipare alle manifestazioni. Dei 90 commenti analizzati, 24 provenivano però da soggetti che non rientravano esattamente nella categoria. 14 di questi avevano infatti partecipato alla protesta ma hanno deciso di dare comunque un contributo al sondaggio, nella maggior parte dei casi per ribadire il senso della manifestazione. 6 persone hanno indicato come ragione della mancata partecipazione l’appoggio alla riforma, com’era logico. 4 hanno poi risposto manifestando ottimismo per i risultati raggiunti e per l’aria di cambiamento che avvertono, pur non contestando la relativamente bassa adesione alla protesta attiva. Altri 4 hanno dichiarato invece di non essere d’accordo con il modo in cui era posta la domanda, o perché convinti che nemmeno l’Onda di due anni fa avesse riscosso molto successo (come invece sostenuto nel post) o perché hanno ritenuto non veritiera l’affermazione relativa alla scarsa partecipazione di quest’anno.

Lasciando quindi a margine le categoria di risposta appena segnalate ne rimangono 61, che hanno risposto così:

  1. Siamo rassegnati: tanto manifestare non serve a nulla, le cose non cambiano mai (14 commenti)
  2. Siamo infastiditi dalla fenomenologia comunistoide che si vede in manifestazione, unita alla finta nostalgia da ’68, ormai superata e patetica (12 commenti)
  3. Sosteniamo una posizione individualista (7 commenti)
  4. Riteniamo che la protesta così com’è organizzata sia troppo debole (7 commenti)
  5. Non partecipiamo (più) a causa della presenza di alcuni centri sociali e di un’organizzazione che spesso scade nella violenza e nei modi autoritari, magari senza nemmeno conoscere i contenuti della riforma (6 commenti)
  6. Non abbiamo manifestato perché studiamo all’estero o perché partiremo appena laureati: in Italia non c’è alternativa (6 commenti)
  7. Paura delle manganellate (3 commenti)
  8. Avevamo da studiare (3 commenti)
  9. Non abbiamo manifestato perché c’è stata scarsa informazione sui contenuti della riforma (2 commenti)
  10. Motivazioni economiche (1 commento)
  11. E’ colpa delle generazioni precedenti, che hanno abituato i giovani a de-politcizzarsi e a non avere un’identità forte (1 commento)

Qui di seguito le risposte che abbiamo ritenuto più interessanti, divise per categoria:

1) Rassegnati

Io sono uno degli studenti che non hanno manifestato contro la “riforma” Gelmini. Non credo però di avere i titoli per essere denominato “individualista, privo del senso di responsabilità e di solidarietà, privo persino del gusto di partecipare alla storia”. Infatti, se ad un medico venisse presentato come paziente il cadavere di un uomo deceduto ormai da mesi, davanti al suo comprensibile rifiuto ad assisterlo non diremmo certo che è “individualista, privo del senso di responsabilità e di solidarietà, privo persino del gusto di partecipare alla storia”. Piuttosto ci allarmeremmo e lo considereremmo quantomeno squilibrato se iniziasse a tentare di rianimarlo!

Provare a concepire l’istruzione come base fondante per lo sviluppo di questa nazione è tristemente diventato uno slogan per giovani sognatori non rassegnati al fatto che il distacco tra politica e società civile è diventato pressochè incolmabile. Vedere calpestato il proprio diritto allo studio nonostante le numerose proteste è un qualcosa che incrementa il danno in sè,e la non partecipazione è quasi una sorta di non voler cedere al gioco del “oltre il danno,la beffa”.

2) Troppi Comunisti e sessantottini

Non so voi, io non sono di sinistra, anche se mi piacerebbe un sacco protestare contro le “riforme” di questo chiamiamolo governo, eppure appena vedo un corteo di bandiere comuniste, collettivi comunisti, discorsi vecchi di 40 anni, di giovani che parlano come vecchi, mi chiedo come mai questi studenti, dal 68 ad oggi, non siano stati in grado di evolvere il proprio pensiero assieme al cambiamento dei tempi. Come dar torto ai vari Belpietro e Feltri quando descrivono, con sarcasmo, queste manifestazioni piene di questi soggetti? Anche in Regno Unito gli studenti protestano, anche in maniera incivile, eppure non si mettono ad andare in giro con bandiere comuniste recitando slogan pre-Thatcher.

Basta con gli slogan, i motti e i simboli di 40 anni fa. Questa e’ l’era dei flash mob, dei video virali, del guerilla marketing. E invece no. I soliti, delle solite facoltà, rispolverano le keffiah e lanciano uova e fumogeni. Così fanno contenti i lettori del giornale e se stessi. Potranno orgogliosamente tornare a casa e dire “ho manifestato!”. Poco conta che non abbiano concluso un ca##o, poiché non hanno fatto cambiare idea a nessuno dei loro avversari

3) Individualisti

Sono individualista al midollo. è l’unica via di salvezza che conosco rispetto alla pochezza dilagante. Non ho partecipato alle manifestazioni in atto nella mia città negli scorsi giorni e non mi interessava parteciparvi la faccenda della “partecipazione alla storia” la trovo -giudizio personale, ovvio- ridicola.

Mediamente uno studente vive una vita universitaria che va da 3 a 5, forse 6 anni. Una riforma complessa o meno che sia da i suoi “frutti” nel giro di 10, 15 anni. Quindi non vedo in che modo si possa essere danneggiati al punto da ritenere giusto andare in piazza a prendere botte dalla polizia. Tutta questa sensibilità per i posteri o semplicemente manovrati ad hoc per consentire solo ed esclusivamente ai baroni di continuare a perpetrare nel loro smisurato potere rivolto ad interessi personali e delle loro parentele? Riflettiamoci su!

4) Protesta troppo debole

Non partecipo alle flebili proteste, più mediatiche che altro, di questi giorni.
Il motivo è un’inspiegabile ristrettezza di campo sulle rivendicazioni. Sembra quasi che ottenendo la non ratificazione della legge tutto sarebbe risolto.

Non tutti condividono le forme di protesta che si propone: chi si lamenta per le occupazioni, chi si aspetta più fantasia nel modo di protestare, chi si è stancato delle solite manifestazioni che non portano a nulla, chi non vuole situazioni tese, chi pensa di stare all’asilo quando sente cantare “chi non salta berlusconi è” e vorrebbe invece un movimento coi muscoli che ogni tanto le da pure oltre a prenderle..

5) Organizzatori violenti e ignoranti

Ai tempi dell’Onda avevo messo a completa disposizione del mio collettivo studentesco le mie energie e le mie speranze. In un primo momento c’era stata la spartizione dei compiti, tavoli di discussione piccoli e ferventi. In un secondo momento, i tavoli dei vari collettivi, hanno iniziato ad interagire fra di loro, e perfino in quel momento la ragione sembrava prevalere.
Tuttavia si è arrivati alla terza e ultima fase: da un giorno all’altro, senza preavviso evidente, senza ragion d’essere, si sono manifestati dei “satelliti”, soggetti senza né arte né parte. Non universitari, non appartenenti nemmeno a fazioni politiche o a centri sociali, eppure in contatto con tutti. La 3° fase è la più difficile da capire, perché un giorno viene indetta per passaparola una riunione, ma quando arrivi a quella riunione scopri che non si discuteranno proposte, non si parlerà dei vari progetti in corso d’opera sui quali hai speso mesi del tuo tempo.
A parlare è il satellite di turno, e ti dice che dobbiamo decidere in quale punto della città organizzare il corteo morbido e in quale la protesta dura. Ti parla di corsi per imparare a reagire alla polizia, evitare i lacrimogeni, le manganellate. Qualcuno ha già deciso, puoi solo scegliere se restare o no.

Oggi ho visto una decina di studenti occupare un’aula. hanno sporcato, fumato, chiacchierato, urlato, applaudito, letto articoli su internet che parlavano di quello che pensa questo o quel giornalista riguardo la riforma. Perché invece non proiettare il testo integrale della riforma e spiegarlo punto per punto agli studenti che non sanno cosa sia. Il primo nemico è l’ignoranza. e l’ignoranza non si combatte urlando in piazza parole di cui non si conosce il significato.

6) Estero

L’unico mio obiettivo è chiudere la mia Laurea Magistrale e scappare. Sarò egoista, ma la mia vita è una e non posso sprecarla a lottare contro i mulini a vento.

7) Botte

Io credo che le manganellate in faccia siano un buon deterrente. conosco gente che le ha prese in diverse occasioni, e i lividi te li ricordi. Poi ora come ora la polizia non si fa scrupoli a caricare le insegnanti delle elementari, figuriamoci dei ‘comunisti’ che non contano e non fanno nulla nella vita. Ci sono troppi video dove vedi gente presa a botte solo perché prende posizione. Protestare per strada ora come ora serve solo a prenderle e dar alibi chi ci governa.

8) Studio

Io non ho potuto partecipare alla manifestazione perché ero prima a seguire corsi a frequenza obbligatoria e poi a studiare per gli esami di dicembre. Tra l’altro ho anche dovuto subire il professore che dopo aver fatto passare il foglio delle firme ci ha rimproverato di non essere alla manifestazione.

Perché tanti studenti non sono scesi in piazza? Ma che domanda è? L’ha detto chiaramente Berlusconi: erano a studiare!

9) Scarsa informazione

Non c’è stata abbastanza informazione all’interno della mia Università.

Credo che se il 10% degli studenti (uso una percentuale usata dal ministro) decide di manifestare in qualche forma ciò non significhi che il 90% sia d’accordo con la riforma: lo dico perchè conosco quali siano gli sforzi necessari a studiarsi il disegno di legge, raccogliere e confrontare opinioni per farsi una propria idea, spiegarle agli altri. Il risultato è che in quel 90% molti in realtà non conoscono bene il tema.

10) Ragioni economiche

Alcuni non hanno partecipato per problemi economici…che spesso sono più urgenti e vengono prima di altri impegni.

11) Giovani de-politicizzati

Ma come, è trent’anni che tutto viene de-politicizzato, tutto dev’essere politically correct, la nostra identità deve essere decostruita, fatta a pezzettini, gioiosamente abbandonata in cambio del nulla globale e cosmopolita, e poi venite a parlarmi della mancanza di partecipazione?
Fino a qualche mese fa credere di avere un’identità era da fascisti, ora non lamentatevi del disorientamento generale della gente, e delle nuove generazioni in particolare.

Risposte “a margine”, per le ragioni spiegate nell’introduzione:

12) Non siamo d’accordo con il modo in cui è posta la domanda o perché nemmeno l’Onda ebbe successo o perché riteniamo invece che abbiano partecipato in molti”

Il problema è mal posto: la partecipazione in queste proteste, se ci si limita al solo settore universitario, è stata molto ampia, più delle aspettative. L’onda del 2008 non è un buon termine di paragone, perché a mio avviso fu un caso eccezionale, frutto di una congiuntura che probabilmente non si ripeterà nei prossimi dieci-vent’anni.

Da studente universitario dico che non credo affatto che la partecipazione sia stata bassa, anzi ho visto un coinvolgimento più massiccio rispetto ad altre volte. Credo che stavolta si sia mossa veramente tanta gente e credo anche che a non tutti piaccia andare in strada e in piazza.
Tanti ragazzi che non hanno partecipato in piazza appoggiano in toto la protesta contro la riforma e soprattutto contro l’attuale governo e l’attuale classe politica. L’opinione pubblica spesso non capisce le nostre proteste e credo che cercando di convincere pacatamente decine e decine di persone del perché della protesta sia altrettanto utile dell’andare in piazza.

13) Commenti di chi ritiene che molte cose stiano cambiando, nonostante la scarsa partecipazione

Caro Hutter, sono un docente, ma ti rispondo lo stesso. Fino a pochi mesi fa, i discorsi che mi facevano pochi studenti erano in larghissima parte di due tipi: “tanto non cambia niente” e/o “che mi frega, tanto io vado all’estero”. Dicevo pochi studenti perché la maggioranza, semplicemente, non diceva niente, mi trattava come trasparente. Solo in questi ultimi tempi le cose sono cominciate a cambiare, e per me è stato non solo bellissimo, ma anche sorprendente vedere come siano cresciute e come, alla fine, migliaia di studenti siano scese in strada. Troppo pochi? Sì, troppo pochi; ma sempre più di quanti ne siano scesi in strada tra noi accademici, o tra tante altre “categorie” che come noi e gli studenti sono state massacrate prima dalla crisi, dalla crisi e per “uscire” (tra virgolette) dalla crisi. Siamo vissuti – non gli studenti o noi docenti, ma tutti gli italiani – in una sorta di stato stuporoso per molti anni. Forse, dico forse, qualcosa sta cominciando a muoversi e, dopo tutta l’inerzia che ha avuto nell’avviarsi, non credo che si fermerà tanto presto. Non ci critichi perché siamo pochi: ci aiuti a essere di più.

Gli studenti sono tanti, sono giovani e vitali: se iniziano ad aprire gli occhi, usare il proprio spirito critico e ribellarsi alle ingiustizie potranno essere una carica esplosiva.

E inoltre le proteste servono a suscitare interrogativi, a muovere l’opinione, a creare consapevolezza. Poca opinione e poca consapevolezza? Forse, ma oggi decisamente meglio di niente. Sono convinto che i movimenti di oggi sarebbero stati diversi senza la forza consapevolizzante dei movimenti del 2008, dopo 2 anni gli studenti non sono cambiati di molto!

14) Noi abbiamo partecipato e non capiamo chi non l’ha fatto

Una protesta che non crea danni non è una protesta. E’ un happening. Una protesta DEVE creare danni, se no che protesta è. Per favore, non facciamo le vecchie zie trine e merletti. Non facciamo della demagogia da bar da qui non si parla, si lavora. Non facciamo i camionisti e altri schiavi del lavorismo ******* bloccati per strada che urlano ai manifestanti “andate a lavorare”. Visto che ad andare a lavorare ci si riduce come loro, un po’ di protesta non può che giovare.

E’ noto che nella Specie umana l’intelligenza appartiene solo ad una parte minoritaria dei suoi membri. In rapporto di 70 a 30. Una maggioranza di inetti, incapaci di intendere e di volere sentirà sempre il bisogno di una guida, un duce che li conduca, un pastore per loro pecore, di contro a una minoranza di illuminati capace di guidare se stessi. Ciò vale in tutti i campi, anche nel mondo studentesco.

15) Non abbiamo partecipato perché siamo d’accordo con la riforma”

Forse perchè erano d’accordo con la riforma.
Tra le varie ipotesi c’è anche questa, che secondo me ha pari dignità con la Sua che dipinge gli altri studenti che sono rimasti a casa individualisti e non solidali.
Solo facendo un sondaggio ufficiale potremmo avere la risposta.

Alla maggior parte degli italiani sta benissimo la riforma, e mi sono sempre chiesto come fate a sottovalutare ciò.

Conclusioni
La situazione è fluida, perchè negli ultimi giorni la partecipazione è aumentata e si è diversificata. Chiederei, per fare cosa utile, che ulteriori commenti a questo post siano solo di studenti, e che si specifichi la città e possibilmente la facoltà di appartenenza.

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