“Alcuni centri sociali hanno dichiarato che verranno a Roma. Se arriva quello di Padova, il Pedro, cosa facciamo?”. “Da Firenze un gruppo di anarchici è intenzionato a raggiungere piazza San Giovanni. Per fare cosa? Solo per ascoltare?”. “So anche che si stanno muovendo quelli di Askatasuna, quelli che a Torino hanno tirato un fumogeno a Bonanni. Devo preoccuparmi oppure no?”. A sentire il ministro dell’Interno Roberto Maroni oggi a Roma orde di antagonisti sarebbero pronti a scatenare la guerriglia. Da giorni ripete che nel Paese c’è “un clima che può provocare incidenti”. Sono le informazioni che raccoglie dalle Digos cittadine o – come ha detto in un’intervista a Repubblica: “Faccio riferimento al vostro articolo” – lo agita la lettura dei giornali? Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni non ha dubbi: “Il ministro dell’Interno è lui, se parla sa quello che dice. Se penso a chi ha chiesto a tutti i centri sociali, come ha fatto la Fiom, di andare in piazza è chiaro che non sarà una manifestazione come quella che Cisl e Uil hanno fatto la scorsa settimana, dove c’era gente che non aveva cartelli contro qualcuno, c’era gente gioiosa, serena e rispettosa della convivenza civile”. Dalla Fiom la bollano così: tutta invidia. Per il leader del sindacato dei metalmeccanici Maurizio Landini l’allarmismo ingiustificato è tutto dovuto al fatto che “qualcuno si è reso conto che sarà una grande manifestazione”. Ma ha fatto sapere che “bisognerebbe smetterla di alimentare le tensioni”. Anche per la Cgil, dice Susanna Camusso, “la sensazione è che il ministro Maroni stia scaricando le responsabilità dell’ordine pubblico che, fino a prova contraria, spettano alle forze dell’ordine e al ministro dell’Interno”. “È inaccettabile il paragone con gli anni bui della strategia della tensione: non c’è nessun segnale di ritorno a quel periodo”. Parola di Sabina Rossa, parlamentare Pd e figlia di Guido, sindacalista ucciso dalle Br nel 1979.

Qui Padova, il Pedro

Dieci pullman già pieni e i telefoni che squillano in cerca di un posto libero. Al centro sociale Pedro, Padova, non hanno tempo di dar retta al ministro Maroni. “Nulla di nuovo sotto il cielo: il solito ministro dell’Interno della solita Italia che vede nelle istanze di cambiamento dal basso un problema”. A parlare è Max Gallob, uno dei leader del Cso. Che ha le idee chiare su dove il ministro vuole arrivare con le sue “provocazioni”: “Dividere i buoni e i cattivi”. I cattivi sono quelli che lanciano le uova. Ma quelli del Pedro sono andati nella sede padovana di Confindustria con delle frittate per dimostrare che “le uova non fanno solo male”: “Quanta ipocrisia – prosegue Gallob – Discutiamo della pericolosità delle uova, mentre in Parlamento si parla di armare i nostri caccia in Afghanistan. La verità è che è un dibattito completamente sganciato dalla realtà: qui una controparte vera c’è, è la Confindustria, sono i Marchionne. Noi centri sociali non saremo mai un sindacato, ma è interessante che in questo periodo storico si stia cercando un lessico comune. Rispondiamo così a chi dentro la crisi ci vuole divisi”. Oggi Maroni non ci riuscirà: “Non cadiamo nei tranelli. A Genova li abbiamo già visti i provocatori che non avevano le tute bianche, ma le divise. Noi impariamo anche da quello che ci è successo”.

Qui Torino, l’Askatasuna

Dopo il lancio del fumogeno al segretario della Cisl Bonanni è diventato il centro sociale più famoso in Italia. Oggi a Roma, Askatasuna non mancherà. E non è una sorpresa, dal momento che Askatasuna e Fiom si sono già incontrate dieci giorni fa a Torino proprio per preparare la manifestazione (e la cosa non è piaciuta affatto alla Cgil piemontese): “Ci saremo – racconta Andrea del csoa – perché quella della Fiom, che pure è una realtà distante dall’idea e dalla pratica politica dell’antagonismo, è una manifestazione con un orizzonte sociale complessivo. Il modello Marchionne e il modello Gelmini, alla fine, coincidono e su queste cose un centro sociale deve metterci mani e becco, altrimenti si chiamerebbe in altro modo”. E gli allarmi di Maroni? “Non abbiamo niente da dire a Maroni – ancora Andrea – se aveva dei dubbi sulla nostra presenza sappia non solo che ci saremo, ma anche che non ci presteremo a strumentalizzazioni di bassa lega. Lo sanno anche le pietre che quando si lavora per una scadenza come questa come questa nessuno va per fare il guastafeste”.

Qui Firenze, gli anarchici

A Firenze tutto tace. Tra i vari allarmi, il ministro Maroni ha parlato di gruppi di “anarchici” che si starebbero muovendo dal capoluogo toscano. Ma chi vive l’area antagonista della città non ha notizia di grandi partenze. Nessun pullman organizzato né dal Centro popolare autogestito, nè dal Cantiere Sociale, nemmeno dall’ex-Emerson, dove stasera c’è un concerto di fiati. Neanche un appello dei centri sociali fiorentini che chiamasse a raccolta i militanti per la manifestazione dei metalmeccanici. “Purtroppo”, dice qualcuno.
Decisamente più organizzata Pisa. Attesi a Roma in più di 500: “Abbiamo già riempito 9 pullman – spiega Carlo Camilloni, del centro sociale Newroz – ma a questa manifestazione aderiamo come parte del Comitato cittadino di sostegno alla manifestazione del 16 ottobre. Con noi ci saranno tanti studenti, precari, cittadini e militanti di diversi movimenti. Sarà un grande corteo democratico e noi stessi staremo attenti affinchè non venga disturbato da qualcuno, ma sono sicuro che tutti coloro che saranno a Roma, e saranno tantissimi, vogliono solo esprimere civilmente ma a gran voce il dissenso alle politiche di questo governo”.

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