L’intervista

Neri Marcorè: “Non datemi ancora del buonista e non parlatemi della Juventus”

Neri Marcorè - Impegnato come ideatore del Festival RisorgiMarche, l’artista (“non comico”) conferma: “Basta con le imitazioni di Gasparri”

24 Giugno 2017

Il buongiorno di Neri Marcorè. “Evitiamo di parlare di Juventus, se mi fa domande ironiche su Cardiff la posso anche mandare a quel paese”.

Prevenuto.
(Ride) Vi conosco.

Quanta aggressività…
Sulla Juve non transigo, sul resto posso scherzare.

Meno male che era timido.
È finita l’epoca. Ho incamerato, ora basta, vado dritto.

Va bene, niente Juve. Lei si tinge i capelli.
Ma de che! Di bianchi ne ho massimo tre. (Piega la testa)

Così a 50 e passa anni.
A volte mi dico: sembri tinto.

La barba è multicolore.
Voi del Fatto siete terribili.

(Dopo il buongiorno con il sorriso, la sostanza: Marcorè ha deciso di sorpassare a sinistra i tempi infiniti e lugubri della politica, di non fermarsi a carte, richieste e promesse, e ha ideato RisorgiMarche, una serie di eventi gratuiti per aiutare la sua regione colpita dal terremoto)

Il primo appuntamento è il 25 giugno con Niccolò Fabi.
E siamo un po’ emozionati. Niccolò fa parte di quel nucleo di amici che subito si sono sentiti coinvolti, artisti felici di uscire da un guscio e di assaporare dal vivo il piacere di smuovere questa società.

Lei è un buonista.
Non esiste buonismo, ma una visione umanistica della vita: prendiamo in considerazione la possibilità che uno ha realmente intenzione di rendersi utile per le persone.

Come con RisorgiMarche.
Cerco di offrire un segno tangibile, nato tra la prima e dopo la seconda ondata di scosse, per un territorio di cui si parla poco, nonostante le difficoltà causate dal sisma.

In particolare…
La regione non ha più appeal, così puntiamo a riportare il turismo per aiutare le popolazioni e le aziende colpite, specialmente nel campo agroalimentare.

Gli artisti coinvolti…
Vengono gratis.

Lei salirà sul palco?
Capiterà, ma non è essenziale. Presento. E non ci saranno né transenne né palchi, tutti sullo stesso piano.

Lo vede? Lei è buonista.
Ancora! C’è differenza tra persona perbene e buonista: il buonista corrisponde a un atteggiamento. Io mi sento perbene.

Però anche le sue caricature non sono mai state particolarmente cattive.
Non mi interessa la cattiveria, ma l’efficacia satirica e la comicità. Comunque ho smesso.

Il segreto per una buona imitazione?
Non conoscere l’imitato, devi sentirti libero: se ci parli un po’ ti smontano, disinnescano la miccia.

Chi l’ha smontata?
Amedeo Minghi. Lo impersonificavo come spocchioso, mentre ho scoperto un pezzo di pane, sono arrivato a imitarlo con la sua complicità ed è sbagliato.

Poco efficace…
Diventa una roba da Bagaglino, e non è la mia cifra.

Ha imitato Buffon.
È il mio eroe! Non posso essere cattivo con lui.

La giusta distanza è fondamentale…
Non sono disposto a tutto, se a una persona voglio bene, non riesco a fregarmene dei sentimenti, meglio rinunciare.

Ligabue si è scocciato.
Sì, poteva prenderla più sportivamente, ero un suo fan.

L’ironia non è la dote principale del rocker.
Appunto. Visti i bellissimi pezzi che ha scritto, un pizzico di autoironia lo avrebbe reso ancor più grande.

Proprio non ci ripensa.
A volte ho voglia di continuare a tartassare i politici alla Gasparri.

Ha detto: “Il mio Gasparri vive di vita propria”.
Alcuni mi dicono che quando parla lui, ridono e pensano a me. Poi altri mi fermano e tentano la loro versione di Gasparri.

Secondo Nanni Loy è più facile far piangere che ridere.
È vero. Poi ognuno di noi ha differenti sfaccettature, per esempio non mi sono mai definito un comico.

Chi sono i comici?
Beppe Grillo prima della politica, Paolo Rossi, Roberto Benigni; insomma: i professionisti dediti solo a quello. Io ho fatto solo un po’ d’imitazioni, poi cinema e tv, quindi sono consapevole della mia parte malinconica, più intima, dalla quale pesco per certi ruoli al cinema.

Cinepanettoni, per carità…
Neanche uno, grazie.

Zero…
Me li hanno proposti per tre stagioni; l’ultima ho avuto qualche dubbio, morto lì.

Ne ha discusso a casa?
Di solito parto da me stesso, e se sono convito, difficilmente cambio idea.

Intransigente.
Ho i miei binari, preferisco rispettarmi.

Cosa teme?
Le parabole discendenti, quelle ci sono, ed è inevitabile, quindi mollo. Preferisco lasciare prima dell’inizio…

Come…
Per Un pugno di libri: potevo continuare, ma stava diventando una sorta di vitalizio, non è serio andare di routine, non è rispettoso per gli spettatori.

I suoi primi maestri.
Michele Mirabella, poi Serena Dandini e ho visto da vicino lavorare uno come Corrado Guzzanti: ho capito l’etica del lavoro, quella che non ti fa portare in tv la prima cosa che ti viene in mente.

Insomma, lei non è più timido…
Come diceva Zoff: umile ma non modesto, perché la modestia non è un merito.

Se cita Zoff, istiga sulla Juve…
Voglio la Champions!

Intanto ha RisorgiMarche…
E non vedo l’ora. Finalmente si parte.

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