La Milano Fashion Week Primavera/Estate 2026 ha messo in scena i contrasti della moda e della società contemporanea. Sulle passerelle si sono alternati momenti di massimalismo e di morigeratezza, a sintetizzare uno scenario storico segnato da due spinte opposte: da un lato la ricerca di capi pratici, confortevoli e dal buon rapporto qualità-prezzo (soprattutto in prospettiva di una contrazione della spesa fashion), dall’altro una spinta creativa barocca, una reazione alla crisi e al quiet luxury che aveva dominato le stagioni precedenti. La kermesse milanese si è così confermata come una fucina di equilibri e contrasti, dove il rispetto per l’heritage si è intrecciato con audaci tentativi di rinnovamento.
Mentre la città rendeva omaggio a Giorgio Armani con una sfilata-tributo e una retrospettiva che celebrava le radici del tailoring italiano, debutti importanti hanno segnato un nuovo corso per la moda: Demna Gvasalia da Gucci, Louise Trotter da Bottega Veneta, Dario Vitale da Versace e Simone Bellotti da Jil Sander hanno portato ciascuno una cifra stilistica personale, dialogando con l’eredità dei rispettivi brand. Dopo diverse stagioni dominate da linee pulite, colori pastello e sartorialità discreta, la moda ha reintrodotto una certa opulenza, declinata in modi differenti per ogni maison: texture elaborate, tinte accese, intrecci artigianali, ricami da couture, leggere trasparenze e superfici tattili che giocano con luce e corpo, come nella collezione Prada “Body of Composition”, dove completi utility e gonne in taffetà fondono funzione e forma in look versatili da indossare. Non a caso, tra i materiali dominanti emerge una netta prevalenza di tessuti lucidi: l’effetto glossy è praticamente onnipresente.
Dal punto di vista cromatico, la stagione celebra la libertà del color block. Le tonalità prevalenti sono vivide e accostamenti audaci dominano molte passerelle, da Versace a MSGM fino a Jil Sander, quasi in repulsione ai neutri invernali. Tra capi rosso fuoco, fucsia scintillanti e arancioni, spiccano le tinte acide. Su tutti, il giallo lime e l’acid green. Il massimalismo si esprime anche nel layering di fogge e tessuti e nei maxi colli di ispirazione regency.
Per la prossima primavera i brand confermano la coolness del trend lingerie, ma questa volta in una chiave decisamente più casual e rock. Qui il reggiseno diventa protagonista assoluto ma perde quasi la sua carica sexy tradizionale per assumere forme strutturate dall’animo grunge. Il reggiseno diventa un elemento centrale, visibile e protagonista, rivelato da giacche, body trasparenti e abiti con cut-out. L’effetto “sexy” si ritrova invece sulle trasparenze e sui drappeggi che avvolgono il corpo, creando capi effetto seconda pelle che esaltano la silhouette e ne rivelano una nuova audacia, forse più anelata. Dai look bohoo chic con le frange a quelli più audaci con trasparenze e lyering, ecco quali sono le 7 tendenze primavera/estate 2026 direttamente dalla Milano Fashion Week.