Cinema

The voice of Hind Rajab, così muore una bambina di 6 anni a Gaza. In concorso a Venezia il film di Kaouther ben Hania

L'opera della regista tunisina è la lama che lacera il Lido, che disturba anche la coscienza più distratta rispetto al conflitto più disumano che la cronaca attuale offre

di Davide Turrini
The voice of Hind Rajab, così muore una bambina di 6 anni a Gaza. In concorso a Venezia il film di Kaouther ben Hania

Così muore una bambina di 6 anni a Gaza oggi. Crivellata di colpi dei carri armati israeliani, lasciata morire dissanguata senza che i soccorsi possano intervenire, innocente e ignara del male come una bimba che va alla scuola materna può essere. The voice of Hind Rajab, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è la lama che lacera il Lido (il film ha ricevuto alla proiezione per il pubblico 24 minuti di applausi con standing ovation), che disturba anche la coscienza più distratta rispetto al conflitto più disumano che la cronaca attuale offre da almeno due (o almeno quarant’anni), quello israelopalestinese. Il tragico fatto è accaduto realmente il 29 gennaio del 2024 quando una Kia con sopra zii e cugini di Hind Rajab fugge dal proprio quartiere di Gaza city sotto attacco israeliano, viene intercettata dai tank e bersagliata di centinaia di pallottole. Attorno alle 14.30 una cugina della piccola Hind Rajab chiama la Mezzaluna rossa palestinese chiedendo aiuto e un’ambulanza.

Pochi istanti dopo sarà la piccola seienne rimasta intrappolata e unica superstite, a richiamare i soccorsi che si trovano a Ramallah nella West Bank. The voice of Hind Rajab inizia proprio qui, dentro all’open space dove i centralinisti della Mezzaluna rossa ricevono le chiamate d’intervento. La macchina da presa delle tunisina Kaouther ben Hania si appiccica addosso ai visi dei due centralinisti e della psicologa che si susseguono alla cornetta nelle quattro ore successive per tenere vivo il dialogo telefonico con la bimba, mentre il capo centralinista prova in ogni modo ad ottenere l’autorizzazione a far partire un’ambulanza su un tracciato consentito e privo di pericoli.

Una corsa contro il tempo, insomma, un po’ come A house of dynamite della Bigelow visto al Lido poche ore fa. Un countdown rabbioso e commosso dall’autentico valore testimoniale grazie anche alla scelta di riprodurre i file audio originali di Hind Rajab che vengono continuamente sovrapposti alle battute identiche recitate degli attori. Ben Hania opta per una non rappresentazione della violenza e del sangue, per un’idea rigida di assenza brusca nella visione, concentrandosi su questa evocazione sofferta della voce della bimba, degli spari e del pianto, delle invocazioni di aiuto, semplificati in una linea bianca su sfondo nero di un file digitale .wav che si anima in modo sempre più flebile.

Allo stesso tempo la concitazione nell’unico set d’interni subisce brusche variazioni e minuscole conflittualità di fronte allo stillicidio dovuto all’attesa dell’autorizzazione per far partire un’ambulanza dei soccorsi: l’ordine deve passare o dalla Croce Rossa o dal ministro della sanità palestinese per poi essere approvato dalle autorità militari israeliane che concedono il via libera su un percorso predefinito giudicato senza pericolo. Perché anche qui, su quest’ultima tranche di film, quella dell’avvicinamento dell’ambulanza alla carcassa della Kia (vediamo sempre tutto su un grande schermo del pc nell’ufficio) si consuma un ulteriore tragico atto di sopraffazione israeliana. Solo nel finale del film torneranno le terribili immagini documentarie di distruzione dove sono morti Hind Rajab e due operatori sanitari. Coproducono Brad Pitt, Joaquin Phoenix e Alfonso Cuaron.

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