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Il fondatore di StraBerry rischia un altro processo (oltre a quello per caporalato): “Chiese a teste di mentire”

Guglielmo Stagno d’Alcontres, per cui l'accusa ha chiesto la condanna a 7 anni per caporalato, è accusato anche di avere chiesto a un lavoratore di dire che la polizia lo aveva “obbligato” a rendere false dichiarazioni
Il fondatore di StraBerry rischia un altro processo (oltre a quello per caporalato): “Chiese a teste di mentire”
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Pochi giorni fa la pm di Milano Grazia Colacicco aveva chiesto una condanna a 7 anni di carcere per caporalato per Guglielmo Stagno d’Alcontres, il fondatore di StraBerry, azienda start up con serre fotovoltaiche sui terreni di Cascina Pirola a Cassina Dè Pecchi, nel Milanese. Adesso l’uomo potrebbe trovarsi al cento di un nuovo processo per aver chiesto a un testimone di mentire.

Il primo processo, quello per caporalato, riguarda lo sfruttamento di 73 braccianti impiegati nella coltivazione di fragole, mirtilli, lamponi e more poi venduti su degli Apecar. Stando alle accuse, Stagno insieme agli altri due imputati, la madre e un’altra dipendente, avrebbe sottoposto i braccianti a “condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno”, minacciandoli, pagandoli “4 euro all’ora” e facendoli lavorare in condizioni non dignitose.

Questa volta, stando alla ricostruzione della pm, Stagno avrebbe promesso “altre utilità” a un testimone “per indurlo a rendere falsa testimonianza e a commettere calunnia nei confronti della Guardia di finanza di Gorgonzola” all’udienza del 16 ottobre 2023, riguardante proprio il processo per caporalato, nel quale il teste in questione era parte offesa. L’uomo era un dipendente dell’azienda agricola dal 2013 e Stagno è accusato di avergli promesso di farlo “rimanere a lavorare”, consentendogli di “continuare a possedere il permesso di soggiorno per motivi lavorativi”. In cambio però gli avrebbe chiesto di ritrattare le sue dichiarazioni e di dire che “la polizia lo aveva obbligato a rendere false dichiarazioni e gli aveva estorto la firma sul verbale“. L’accusa ha chiesto per l’imprenditore 36enne il rinvio a giudizio per intralcio alla giustizia e istigazione alla corruzione in nuovo processo per i fatti in questione.

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