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Roma, malore durante una liposuzione: muore 47enne. “Il centro privato senza autorizzazione da 13 anni”. Tre indagati

Il titolare del centro è Josè Lizarraga Picciotti: ha precedenti per lesioni per interventi avvenuti nel 2006 e nel 2018
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Una donna ecuadoriana di 47 anni è morta al Policlinico Umberto I di Roma la sera di domenica 8 giugno. Ha avuto un malore dopo essersi sottoposta a un intervento di liposuzione in uno studio medico privato in via Franco Roncati 6 nel quartiere di Primavalle. Un centro, secondo quanto trapela, senza autorizzazione da 13 anni, secondo quanto trapela. L’intervento, iniziato intorno alle 17 di domenica, era stato interrotto a causa di complicazioni e la donna era stata portata d’urgenza da un’ambulanza privata al Policlinico. Arrivata intorno alle 20:30 le manovre di rianimazione sono andate avanti per circa un’ora, ma non c’è stato nulla da fare e Ana Sergia Alcivar Chenche è deceduta. Sull’accaduto sta indagando la polizia e medico, anestesista e infermiera sono stati iscritti sul registro degli indagati per omicidio colposo.

Il chirurgo ristoratore (con precedenti per lesioni) – Lo studio sarebbe sprovvisto di autorizzazione da 13 anni. La struttura aveva ottenuto l’ultima autorizzazione valida, della durata di cinque anni, nel 2007. Il titolare dell’ambulatorio è il medico cittadino peruviano Josè Lizarraga Picciotti, di 65 anni, e in passato ha operato anche a Milano. Sui social, assicurava “il miglior prezzo del mercato italiano senza abbassare la qualità/sicurezza in ciascun intervento”. “Tutta la chirurgia plastica ed estetica del Sudamerica a Roma”, si legge in un altro post. Ma aveva anche altri interessi, dato che promuoveva l’apertura di un ristorante peruviano sulla via Prenestina, definendosi “il maestro del pollo alla brace”. Non solo. In base a quanto si apprende Jose Lizarraga Picciotti ha precedenti per lesioni riguardo a interventi avvenuti nel 2006 e nel 2018: è stato denunciato da pazienti che si erano sottoposte a liposuzione e interventi di chirurgia estetica. Anche l’anestesista ha alcuni precedenti per vicende, però, non legate alla professione medica.

Arrivata in ospedale in arresto cardiocircolatorio e già intubata – Alcivar Chenche Ana Sergia è arrivata al Policlinico Umberto I sabato 7 giugno alle 20:32 in arresto cardiocircolatorio e già intubata: sul mezzo di soccorso è stata anche sottoposta ad massaggio cardiaco da parte dell’anestesista che la accompagnava. La paziente è arrivata in ospedale con l’ambulanza privata chiamata assieme al 118 ma arrivata prima. In ospedale per oltre un’ora si è tentato di rianimarla ma inutilmente. Da quanto si apprende, i sintomi accusati dalla donna dopo l’intervento sarebbero stati: perdita di coscienza associata a un’ipotensione marcata e un quadro generale di shock da ricondurre a molteplici cause.

I tre indagati – Il medico, l’anestesista e l’infermiera, avrebbero provato prima a praticare le manovre di rianimazione senza chiamare i soccorsi e poi, dopo qualche ora avrebbero contattato un’autombulanza privata, secondo quanto ricostruito dagli investigatori. La procura ha iscritto sul registro degli indagati Lizarraga Picciottie e gli altri due sanitari. L’ambulatorio è stato sottoposto a sequestro.

I precedenti – Una morte per un intervento di chirurgia estetica che si somma ad altri due casi avvenuti negli scorsi mesi. A novembre la 22enne Margaret Spada è deceduta in seguito alle complicazioni di un intervento di rinoplastica in un ambulatorio di un centro medico della Capitale. A marzo, invece, è morta la 62enne Simonetta Kalfus dopo quattro giorni in coma vegetativo in seguito a un intervento di liposuzione, anche in questo caso in un ambulatorio privato di Roma.

L’allarme dell’Ordine dei medici – Episodi che provocano l’intervento della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri: “La medicina estetica va messa in sicurezza. Avevamo già chiesto un intervento di carattere legislativo che limiti l’attività chirurgica-estetica solo a chi ha titoli e competenze”, ha commentato il presidente Filippo Anelli. “I cittadini devono sapere che chi ci mette le ‘mani addosso’ è formato per farlo al meglio – continua Anelli – Quindi si devono definire i percorsi formativi che portano a sviluppare le competenze e avere elenchi da custodire negli Ordini sulla base di questi percorsi. Le società scientifiche di riferimento si stanno muovendo e abbiamo avviato degli incontri. Noi daremo il nostro contributo”, conclude.

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