Carcinoma polmonare a piccole cellule, “una nuova molecola prolunga la sopravvivenza dei pazienti”

Dai tumori del sangue a quelli solidi con primi positivi risultati. Una nuova molecola immunoterapica dall’azione ‘bispecifica’ (tarlatamab) ha significativamente prolungato la sopravvivenza globale da 8,3 a circa 14 mesi rispetto alla chemioterapia standard in pazienti precedentemente trattati affetti da carcinoma polmonare a piccole cellule (Sclc). I dati provengono dallo studio globale di Fase 3 Dellphi-304 e sono stati presentati al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) e pubblicati sul New England Journal of Medicine. A 509 pazienti sono stati assegnati in modo casuale tarlatamab (254 pazienti) o chemioterapia (255 pazienti) con i risultati sopra descritti.
La peculiarità della nuova molecola è la sua capacità altamente selettiva di legarsi sia alla proteina Dll3 sulle cellule tumorali, sia alla proteina Cd3 sui linfociti T, attivando una risposta immunitaria diretta contro le cellule tumorali che presentano Dll3 (espressa nell’85-96% dei casi).
Questa tecnologia, già impiegata per il trattamento dei tumori del sangue come la leucemia linfoblastica acuta, entra ora per la prima volta in ambito oncologico applicata ai tumori solidi. La forma a piccole cellule dei tumori polmonari è nota per la sua estrema aggressività: nella maggior parte dei casi, la diagnosi avviene in fase avanzata e i pazienti spesso rispondono poco alle terapie dopo la prima linea di trattamento.
Sulla base degli incoraggianti risultati provenienti dalla sperimentazione clinica, tarlatamab ha ricevuto un’approvazione accelerata da parte di Fda nel 2024. Nello stesso anno è stata inoltre inclusa da Time tra le ‘”invenzioni dell’anno”. Il tumore polmonare a piccole cellule rappresenta il 10-15% di tutti i tumori polmonari. Ogni anno nel mondo si registrano oltre 330mila nuove diagnosi, circa 6 mila In Italia, dove 30 centri sono coinvolti nella sperimentazione della molecola. Ad oggi sono 29 i pazienti arruolati nell’ambito del programma di sviluppo clinico in Italia.
“I dati dello studio segnano una svolta per i pazienti con recidiva di Sclc. tarlatamab è associato a miglioramenti significativi, anche in pazienti con malattia ricorrente o progressiva”, ha affermato Charles Rudin, vicedirettore del Memorial Sloan Kettering Cancer Center.
Un risultato “così importante in termini di sopravvivenza mediana, parliamo di circa 14 mesi, è qualcosa che nel carcinoma polmonare a piccole cellule non si era mai visto – spiega Federico Cappuzzo, Direttore Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale Tumori Irccs Regina Elena -. Con tarlatamab per la prima volta abbiamo pazienti lungosopravviventi, anche oltre i 3 anni dal trattamento”. Questa innovativa molecola bispecifica, chiarisce, “è la prima mai sperimentata a dare risultati concreti in un tumore solido. La sua azione è duplice: attiva le cellule T del sistema immunitario e le guida contro un bersaglio molto particolare, la proteina Dll3, che è del tutto assente nei tessuti sani. È proprio questa caratteristica che la rende un target ideale”. Sarà ora “centrale l’apprendimento sul campo per integrare al meglio l’uso di questi farmaci nella pratica clinica”, conclude Cappuzzo.