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Washington, uccisi due impiegati dell’ambasciata israeliana. Killer: “L’ho fatto per Gaza”. Fbi: “Terrorismo”

L'uomo ha prima finto di essere un testimone dell'agguato e non il killer. Poi l'arresto. Telefonata fra Trump e Netanyahu. Paesi Ue condannano l'attentato
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Due impiegati dell’ambasciata israeliana, Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, sono stati uccisi a colpi di pistola all’esterno del Jewish Museum di Washington, a due passi dalla Casa Bianca e Capitol Hill. Elias Rodriguez, un trentenne di Chicago, ha aperto il fuoco sui due alle 21.05 mentre stavano uscendo da un evento e, al grido di ‘Palestina libera’, li ha uccisi. Un “atto di terrorismo antisemita”, l’ha definito il direttore dell’Fbi, che con le sue parole ha fatto scattare la massima allerta nei luoghi sensibili di tutto il mondo, dagli Stati Uniti a Israele, e riacceso le polemiche tra Benjamin Netanyahu e alcuni leader europei, accusati dal premier israeliano di fomentare l’odio contro gli ebrei. A seguito dell’attentato, Netanyahu ha sentito Trump e, riferisce l’ufficio del premier israeliano, “i due leader hanno discusso anche della guerra a Gaza“. Il presidente Usa, continua la nota, “ha espresso il suo sostegno agli obiettivi di Netanyahu: la liberazione degli ostaggi, l’eliminazione di Hamas e l’avanzamento del Piano Trump. Oltre alla necessità di impedire che l’Iran ottenga armi nucleari”.

Sarah e Yaron stavano camminando sul marciapiede fuori dal Jewish Museum, dopo la conferenza annuale dei giovani diplomatici dedicata alla “costruzione di ponti in Medio Oriente e Nord Africa”, quando il killer li ha uccisi. Poi è entrato nel museo, “visibilmente agitato” come hanno raccontato i testimoni, e ha finto di aver assistito alla sparatoria spacciandosi per un testimone. “E’ entrato un uomo. Sembrava davvero angosciato, la gente gli parlava e cercava di calmarlo”, ha raccontato Katie Kalisher, una designer di gioielli di 29 anni, che ha perfino parlato con l’attentatore. “Alla fine, è venuto da me e gli abbiamo chiesto: ‘Hai bisogno d’acqua?’, ‘Stai bene?'”. La testimone ha raccontato che il killer le ha domandato in che tipo di museo si trovasse, e quando lei ha risposto “il museo ebraico” lui ha detto: “Pensi che sia per questo che l’hanno fatto?”. Poi ha tirato fuori una kefiah rossa e improvvisamente ha urlato: “L’ho fatto per Gaza! Palestina libera!”.

A quel punto il 30enne è stato bloccato e arrestato dalle forze dell’ordine che, su sua indicazione, hanno recuperato la pistola del delitto che, scrive il New York Times, è stata acquistata legalmente in Illinois. L’Fbi ha poi dispiegato un gruppo di agenti e artificieri a Chicago per perquisire la casa di Rodriguez e cercare elementi utili a ricostruire la dinamica dell’attentato. L’uomo viveva ad Albany Park, uno dei quartieri etnicamente più eterogenei della città che un tempo ospitava immigrati ebrei ed era un attivista pro-Palestina. Secondo l’attorney general americana, Pam Bondi, il killer “ha agito da solo” e non era mai stato segnalato alla polizia. La ministra della Giustizia ha anche assicurato che il killer “sarà perseguito con il massimo rigore consentito dalla legge”. Mentre la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, in un briefing con la stampa, ha sottolineato come “l’antisemitismo deve essere sradicato”.

Stando ai resoconti iniziali, prima di sferrare il suo attacco Elias Rodriguez avrebbe camminato freneticamente avanti e indietro fuori dal museo. Possibile che gli agenti di guardia non abbiano notato una presenza così inquietante? E ancora. Quando e come è partito da Chicago armato con l’intenzione di compiere una strage? Tutti interrogativi ai quali la polizia spera possa rispondere lo stesso assassino che è stato messo sotto torchio sin dalle prime ore della giornata. Intanto, la sicurezza è stata rafforzata non solo davanti al luogo dell’attentato ma anche in tutti i luoghi sensibili della capitale americana, compresa la Casa Bianca e la sede del Congresso. Donald Trump ha condannato con forza l’attacco. “Questi orribili omicidi, basati ovviamente sull’antisemitismo, devono finire, ora!”. “Odio e radicalismo, ha aggiunto il presidente, che ha chiamato Netanyahu, non hanno posto negli Stati Uniti”.

Le reazioni – Le reazioni sono arrivate immediate e durissime. “Questi orribili omicidi, basati ovviamente sull’antisemitismo, devono finire, ORA! Odio e radicalismo non hanno posto negli Stati Uniti. Condoglianze alle famiglie delle vittime. È così triste che cose del genere possano ancora succedere. Che Dio vi benedica tutti!” ha scritto Truth il presidente statunitense, Donald Trump.

“Sono sconvolto dalle scene di Washington DC. Questo è un atto spregevole di odio, di antisemitismo, che ha causato la morte di due giovani dipendenti dell’ambasciata israeliana – ha dichiarato il presidente israeliano Isaac Herzog su X – I nostri cuori sono con i cari delle vittime e le nostre preghiere immediate sono rivolte ai feriti. Invio il mio pieno sostegno all’Ambasciatore e a tutto il personale dell’ambasciata. Siamo al fianco della comunità ebraica a Washington DC e in tutti gli Stati Uniti – prosegue. America e Israele saranno uniti in difesa del nostro popolo e dei nostri valori comuni. Il terrore e l’odio non ci spezzeranno“.

Parla di “selvaggia istigazione” contro Israele il premier israeliano, Benyamin Netanyahu che ha annunciato inoltre di aver ordinato un rafforzamento della sicurezza nelle missioni diplomatiche del Paese in tutto il mondo. Netanyahu si è è “scioccato” dalla “terribile sparatoria antisemita” e ha ringraziato il presidente Usa “per la sua posizione chiara contro l’antisemitismo”. “Stiamo assistendo al terribile costo dell’antisemitismo e all’incitazione selvaggia contro lo Stato di Israele. Le calunnie sanguinose contro Israele ci costano sangue e devono essere combattute senza sosta”.

L’Europa – “Niente può giustificare la violenza antisemita. Sono scioccato dallo scellerato omicidio di due dipendenti dell’ambasciata israeliana a Washington” ha scritto in un messaggio su X il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul. “Caro Gideon Sàar”, ha scritto ancora Wadephul rivolgendosi all’omologo israeliano, “i miei pensieri sono con i colleghi del ministero degli Esteri israeliano e con le famiglie delle persone uccise”. Il governo britannico di Keir Starmer ha condannato per bocca del ministro degli Esteri, David Lammy, l’uccisione a Washington di due funzionari dell’ambasciata israeliana negli Usa come frutto di “uno spaventoso attacco antisemita”. Lammy si dice “inorridito” sul suo profilo X e rivolge i suoi “pensieri alle vittime, alle famiglie e ai colleghi” colpiti. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha condannato oggi “un atto odioso di barbarie antisemita. L’omicidio di due membri dell’ambasciata di Israele vicino al Museo ebraico di Washington – ha scritto in inglese Barrot su X – è un atto odioso di barbarie antisemita. Nulla può giustificare una violenza del genere. Il mio pensiero va ai parenti e ai colleghi e allo stato di Israele”.

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