Una confessione agghiacciante, preceduta da un avvertimento che da solo basterebbe a gelare il sangue: “Ciò che sto per dirvi è orribile“. Sono le parole che Philippe Schneider, 69 anni, ristoratore, pizzaiolo ed ex macellaio francese, avrebbe pronunciato davanti al giudice istruttore prima di dettagliare quanto fatto a Georges Meichler, un uomo di 60 anni suo vicino di casa, descritto come un eremita, scomparso nel 2023 dalla sua isolata abitazione nei boschi del villaggio francese di Brasc. No, non è la sinossi dell’ultima serie tv crime, ma quanto successo realmente in Francia. L’uomo è stato arrestato il 10 febbraio del 2023 ed è ora a processo, insieme alla compagna Nathalie Caboubassy, 45 anni, per l’omicidio di Meichler. Un terzo uomo, un becchino di 25 anni, è accusato di complicità.
Secondo quanto riportato da media internazionali, in primis il Telegraph, Schneider, pur cambiando più volte versione dei fatti, ha raccontato agli inquirenti di aver pianificato con la Caboubassy una rapina nella casa di Meichler. Una volta all’interno, i due avrebbero legato e imbavagliato l’uomo per poi perquisire l’abitazione in cerca di oggetti di valore. Al loro ritorno, avrebbero trovato Meichler morto, apparentemente per soffocamento. A quel punto, per coprire le tracce del delitto, è scattato il piano dell’orrore: Schneider ha dichiarato di aver smembrato il corpo della vittima, di averne bruciato la testa, le mani e i piedi, e di aver poi sparso i resti in parte nella zona circostante e in parte all’interno del furgone dello stesso Meichler, veicolo con cui la coppia è poi fuggita.
Ma il dettaglio più raccapricciante della sua confessione riguarda il tentativo di disfarsi di altre parti del corpo: Schneider ha ammesso di aver cucinato alcuni resti di Meichler in una pentola insieme a delle verdure. Un atto che ha giustificato con due motivazioni: seguire un presunto rituale religioso appreso in Nepal e, più pragmaticamente, coprire l’odore della decomposizione. A conferma di questa parte del racconto, il presunto complice 25enne, il becchino, ha dichiarato agli inquirenti che Schneider gli ordinò di cuocere la “carne” “finché non si staccava dall’osso” e di dire a chiunque facesse domande che si trattava di “cibo per cani”.
L’allarme per la scomparsa di Meichler era stato dato dalla figlia, insospettita anche da uno strano messaggio ricevuto apparentemente dal padre (che raramente, però, usava messaggi): “Ciao. Vado in Bretagna con un’amica, prendiamo un po’ d’aria fresca e visitiamo il Paese. Ci vediamo quando torno. Buona giornata”. Pochi giorni dopo, Schneider e la Caboubassy furono fermati proprio a bordo del furgone rubato a Meichler. L’uomo tentò inizialmente di difendersi sostenendo che il veicolo gli era stato prestato, una versione poco credibile che crollò definitivamente quando la polizia scientifica trovò tracce di sangue e resti della vittima nel retro del mezzo.
L’avvocato di Schneider, Luc Abratkiewicz, pur sottolineando che il suo assistito “riconosce la sua piena responsabilità e tutti i fatti di cui è accusato“, ha dipinto un quadro di profonda dipendenza: “La versione di Philippe Schneider è che all’epoca viveva di alcol, droga e poi ha avuto questa folle idea di andare a derubare il suo vicino. Lo imbavaglia. Le cose vanno male, muore… Ha commesso un grave errore”. L’avvocato ha aggiunto: “In seguito, ha continuato a sprofondare sempre più nell’assurdità e nell’orrore, perché il fatto di aver fatto a pezzi questo cadavere costerà loro caro”. Nathalie Caboubassy, invece, continua a negare ogni coinvolgimento nell’omicidio. Schneider è accusato di sequestro di persona con esito mortale, occultamento di cadavere e vilipendio di cadavere. La compagna e il 25enne rispondono di complicità. Il verdetto del processo è atteso per domani, 22 maggio, e chiuderà un capitolo giudiziario su una delle vicende più macabre e inquietanti della cronaca francese recente.