L’Africa nei media italiani, il dossier di Amref: nel 2024 news calate del 50%. Afrodiscendenti? “Quasi invisibili”

“Un invito a cambiare prospettiva, a riconoscere la complessità e la ricchezza di un continente che troppo spesso viene ridotto a stereotipo”. Viene presentato così, nelle pagine di prefazione, L’Africa MEDIAta, il dossier che ogni anno, dal 2019, viene realizzato dalla fondazione Amref Health Africa-Italia insieme all’Osservatorio di Pavia per analizzare quanto e come l’Africa viene rappresentata nel panorama dell’informazione italiana. Il rapporto, giunto quest’anno alla sua VI edizione, verrà presentato oggi, martedì 20 maggio, a Roma in occasione del prossimo African Day (25 maggio) durante il corso per giornalisti organizzato da Ordine dei Giornalisti del Lazio, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in collaborazione con Associazione Carta di Roma e Amref.
I modi con cui è proiettata pubblicamente una certa “idea” di Africa emergono, nel report, attraverso l’analisi delle prime pagine di sei quotidiani nazionali, di notiziari di prima serata e programmi televisivi di infoteinment. Una metodologia che quest’anno però presenta una novità rispetto alle edizioni precedenti: l’analisi cioè della presenza di africani e afrodiscendenti in tv.
“Invisibilità” è forse il concetto che maggiormente accomuna i dati rilevati dal dossier. Prendendo in considerazione le prime pagine di sei giornali nazionali, salta all’occhio come, rispetto all’anno precedente, nel 2024 i riferimenti all’Africa nei titoli siano diminuiti del 50%. Nella maggior parte dei casi (nel 77,3% dei casi rilevati) l’Africa è trattata nelle sue declinazioni “italiane” o “occidentali”, con casi di cronaca cioè ambientati nella “nostra” sfera eurocentrica e italocentrica: il Piano Mattei, la pugile algerina Khelif o ancora gli italiani afrodiscendenti nel contesto olimpico. Solo il restante 25,2% dei titoli giornalistici parlano di quella che il report definisce l’ “Africa là”, cioè l’Africa continentale. Ma lo fanno con una ricorrenza tematica che colloca al primo posto la categoria “guerra e terrorismo“, con Sudan e Repubblica Democratica del Congo in testa.
Non sono tanto più rassicuranti i dati emersi sui telegiornali serali che, nel 2024, accentuano una tendenza già registrata in precedenza, ovvero l’assottigliamento delle notizie “africane” (l’1,2% nel 2024, – o,7% rispetto al 2023), nonostante ci sia un aumento complessivo delle notizie sul continente, comunque legate a temi quali flussi migratori e Piano Mattei. Nell’agenda dell’infoteinment televisivo invece, al centro delle citazioni sull’Africa resistono due sfere tematiche precise: natura e paesaggio. Questi due aspetti raggiungono il 30%). Il tema cooperazione è secondo col 23, seguito da guerra e terrorismo (17%).
Inoltre, per la prima volta è stata “misurata” la presenza di soggetti africani o afrodiscendenti in tv (da settembre 2024, l’Osservatorio di Pavia rileva l’identità degli ospiti). Su 587 puntate analizzate, di 16 programmi tv, il numero di apparizioni di soggetti africani o di origine africana corrisponde a 62, ossia l’1,2% del totale (97% italiani, 1,7% occidentali). I temi maggiormente trattati, alla loro presenza: condizione femminile nell’Islam (32,2%), infibulazione, 16,1%; criminalità e immigrazione 14,5%, disagio nelle periferie (Caso Ramy) 11,3%. Anche con soggetti africani o afrodiscendenti ospiti non si parla mai di Africa là.
Nei media mainstream, infatti, si conferma anche l’esclusività, o quasi, dei “soliti” temi affiancati all’Africa: la povertà, le migrazioni, le guerre, a cui si aggiungono carestia, sovrappopolazione, malattie, disoccupazione, terrorismo. Argomenti, questi, che restituiscono i contorni di una “Africa senza speranza” e che si insinuano purtroppo anche negli occhi e nel pensiero degli italiani. Come testimoniato dal sondaggio Ipsos, alla domanda “quali sono le parole che associ principalmente all’Africa?”, il 67% degli intervistati ha risposto con “povertà, malattie, e migrazione”.
La Presidente di Amref Italia, Paola Crestani, ricorda che qualche anno fa il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella usò queste parole “l’Italia è più che mai convinta della necessità che i nostri due continenti affrontino insieme le sfide rivolte oggi alla comunità internazionale”. E ha continuato la presidente: “Il modo in cui si racconta un continente può alimentare pregiudizi, distanza, paura. Oppure può costruire ponti di conoscenza, rispetto, collaborazione. Ponti di sviluppo. Possiamo essere quel ponte verso l’Africa, per le sfide comuni, ma abbiamo bisogno di allargare la conoscenza del continente a noi così vicino. Un seme di speranza lo offre proprio un dato, dal sondaggio Ipsos, in merito al tono con cui si parla di Africa. L’82% auspica un approccio che metta più in luce gli aspetti positivi e le potenzialità del continente, e questa percentuale sale all’88%, con i giovani, la Generazione Z”.