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Uccise il figlio della compagna: dopo 10 anni di carcere Antonio Rasero chiede un permesso premio

Rasero venne condannato a 26 anni per l'omicidio di Alessandro Mathas, il figlio della compagna. Dopo 10 anni di carcere, chiede il primo permesso premio
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Antonio Rasero, l’ex broker genovese condannato per l’omicidio del piccolo Alessandro Mathas a marzo 2010, ha chiesto il primo permesso premio dopo poco più di 10 anni già scontati a fronte della pena complessiva di 26. La richiesta, avanzata dal detenuto attraverso il suo legale, l’avvocato Cristiano Mancuso, è stata fatta al tribunale di sorveglianza: 8 ore fuori dal carcere, dalla mattina fino alla sera, per rivedere i parenti a casa. La richiesta è stata respinta dal giudice monocratico e la difesa ha fatto reclamo: la discussione davanti al tribunale in composizione collegiale è prevista per oggi, mercoledì 14 maggio.

L’omicidio Antonio Rasero uccise, quindici anni fa, Alessandro Mathas, il figlio di 8 mesi di Katerina Mathas, l’allora compagna occasionale dell’ex broker. Secondo quanto ricostruito, l’omicidio si era consumato di notte, in una stanza del residence Vittoria di Nervi (Genova) affittato dall’uomo, mentre la madre non c’era, assentatasi perché era andata a cercare droga. Rasero avrebbe ucciso il bambino dopo una notte passata a consumare cocaina ed alcol insieme alla compagna, madre della vittima. Il bambino era stato spinto contro lo spigolo di un divano perché non smetteva di piangere. Sia Rasero che la compagna erano finiti in carcere: la donna, inizialmente rilasciata, era poi stata condannata in via definitiva a 4 anni per abbandono di minore con conseguente morte. L’ex broker, invece, era stato condannato in primo grado a Genova a 26 anni e poi assolto in secondo grado. La sentenza era stata impugnata e la Cassazione aveva disposto l’annullamento dell’assoluzione e la celebrazione di un nuovo processo di secondo grado a Milano dove i giudici lo avevano condannato a 26 anni. Il procuratore generale Maria Vulpio ne aveva chiesto invece l’ergastolo. Pena confermata definitivamente dalla Suprema corte nel 2017.

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