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Mattarella all’Ue: “Stare fermi non è più un’opzione. Urgente agire sulla competitività”

Il presidente della Repubblica sprona l'Unione sulla competitività citando Puccini: "Nessun dorma". E chiede la difesa comune: "Serve subito"
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Urgente. Di più: prioritario. La dice perfino citando la Turandot di Puccini: “Nessun dorma”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sprona l’Unione Europea: “Agisca, perché stare fermi non è più un’opzione. I rischi dell’immobilismo sono ben identificati nel Rapporto Draghi come in quello Letta, sul futuro del mercato interno”. Il capo dello Stato sottolinea come “le ipotetiche conseguenze”, anche in termini di arretramento del benessere diffuso o di un allontanamento dalla frontiera tecnologica, “ne accrescerebbero anche le vulnerabilità sui piani strategico e geopolitico, riducendone la capacità di contrastare le attuali perturbazioni dell’ordine internazionale”. L’avvertimento è chiaro: “Scongiurare tali rischi è fondamentale”.

Tra gli ambiti in cui iniziano a essere chiare “le conseguenze della inazione e delle ingiustificate ritrosie a procedere lungo il cammino della integrazione”, Mattarella cita la difesa comune europea: “Gli Stati membri ne discutono da oltre 70 anni, da quando a Parigi, nel maggio del 1952, venne firmato il trattato che istituiva la Comunità europea di difesa. Questa esigenza veniva rilanciata in forme diverse e meno ambiziose tra il 1998 e il 2000. Non è difficile immaginare quale sarebbe oggi la condizione dell’Unione, di fronte al mutato contesto geopolitico, se avessimo scelto a suo tempo di compiere quel salto di qualità politico nel processo di integrazione”.

Così, ora “siamo in ritardo” e “in rincorsa rispetto agli eventi e dobbiamo di conseguenza avvertirne l’urgenza”, ha sottolineato il presidente della Repubblica in riferimento al piano europeo di riarmo, pur senza citarlo. A suo avviso, “le iniziative avviate in materia dalla Commissione europea sono un primo, fondamentale passo e testimoniano piena consapevolezza della posta in gioco”. Non solo: “Rappresentano anche una prova di concretezza, volendo porre a fattor comune strumenti e vantaggi di scala, propri di un ordinamento sovranazionale che già in passato ha dimostrato capacità di adattamento a diverse shock esogeni”.

Un’altra materia in cui l’Unione Europea “non può restare al palo”, ha detto Mattarella, è lo sviluppo di nuove tecnologie: “Abbiamo innanzitutto bisogno di abbondante capitale umano, competente e adeguatamente formato. Occorre anche che esso trovi terreno fertile in ecosistemi di ricerca e innovazione di dimensione europea, che sappiano attrarre e trattenere talenti, grazie anche a nuovi investimenti in infrastrutture e programmi sperimentali comuni”. E servono risorse, ha sottolineato: “È un tema centrale quando si vuole definire una strategia industriale per il rilancio della competitività, soprattutto negli ambiti produttivi a più elevato valore aggiunto e contenuto tecnologico. E quando le sfide sono di dimensione europea, tocca all’Unione fornire gli strumenti adeguati”.

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