Trump firma l’ordine sui farmaci: “Prezzi giù fino all’80%. Basta speculazioni”. Ma il taglio è “volontario”

Il presidente statunitense Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che si pone l’obiettivo di ridurre i prezzi dei farmaci In un post, il presidente parla di un taglio del 59%. Tuttavia il provvedimento chiede alle case farmaceutiche di rivedere i listini su base volontaria. Stando così le cose, si può dire che la montagna ha partorito un topolino. L’ennesimo. E infatti i titoli delle case farmaceutiche sono tutti in rialzo a Wall Street.
Trump aveva minacciato di fare ricorso a non meglio precisati “poteri del governo”. La formulazione dell’ordine è stata quindi accolta con sollievo dai produttori che paventavano un’azione più incisiva da parte della Casa Bianca.
Il presidente ha scritto che “Sui farmaci l’Europa dovrà pagare un po’ di più, il resto del mondo dovrà pagare un po’ di più e gli Stati Uniti pagheranno un po’ meno”, ha detto il presidente dopo aver sostenuto che sui prezzi dei farmaci l’Unione europea è stata “brutale” con gli Stati Uniti. “Non tollereremo più le speculazioni di Big Pharma”.
Nei giorni scorsi Trump aveva parlato della possibilità di far leva sul principio della “nazione più favorita”, presente in molti accordi del commercio internazionale, che permetterebbe agli Stati Uniti di non pagare prezzi superiori rispetto a quelli praticati in altri paesi per gli stessi farmaci. “Per molti anni il mondo si è chiesto perché i farmaci da prescrizione e i prodotti farmaceutici negli Stati Uniti fossero così tanto più costosi rispetto a qualsiasi altra nazione, ha scritto il presidente Usa, È sempre stato difficile da spiegare e anche molto imbarazzante perché non c‘era una risposta giusta“.
Il presidente promette quindi un “trattamento corretto” per tutti i cittadini statunitensi da sempre penalizzati da un sistema inaccessibile e che oggi “potranno finalmente avere giustizia” grazie a una misura che garantisce l’allineamento al prezzo più basso offerto globalmente per ogni farmaco e il “risparmio di miliardi di dollari“. AInvest scrive che i primi ad essere presi di mira saranno farmaci di Medicare Parte B, tra cui i chemioterapici.
Le considerazioni di Trump non sono del tutto campate in aria. Il mercato farmaceutico statunitense è meno regolamentato di quello europeo e negli Usa non esiste un acquirente centrale che negozia i prezzi con i produttori. Medicare, il programma pubblico di assistenza medica agli anziani, fino a poco tempo fa non aveva ad esempio la possibilità di accordarsi con le case farmaceutiche per la forniture di medicinali, trattando sul prezzo da una posizione di relativa forza, visti i giganteschu volumi in gioco.
Diverse case farmaceutiche statunitensi hanno inoltre filiali in Irlanda. Qui registrano i loro brevetti che poi vengono venduti alle loro filiali di altri paesi, a cominciare da quelle statunitensi. Questo schema fa si che i profitti ottenuti vendendo medicinali, vengano trasferiti in Irlanda, dove la loro tassazione è molto più favorevole. Anni fa il colosso Pfizer imbastì un’operazione da 150 miliardi di dollari con l’irlandese Allergen in un tentativo, poi naufragato, di “estero vestizione” a fini prevalentemente fiscali. L’annuncio di Trump ha però un impatto potenzialmente pesante su questi schemi di elusione fiscale. Se i ricavi negli Stati Uniti, oggi il mercato più redditizio, scendono, diminuiscono pure gli utili trasferiti nelle giurisdizioni a bassa tassazione, erodendo i benefici delle strategie fiscali esistenti.
Non stupisce quindi l’immediata reazione dei colossi di Big Pharma che hanno espresso preoccupazione, avvertendo che la misura potrebbe “soffocare l’innovazione” e limitare l’accesso a nuovi farmaci. Donald Trump non sembra però influenzato e persegue il suo programma, già presentato durante il primo mandato ma bloccato da un tribunale. A differenza d allora però, il Congresso ora supporta il piano della Casa Bianca. Secondo l’amministrazione la riforma del mercato farmaceutico garantirebbe risparmi ai contribuenti per oltre 85 miliardi di dollari in sette anni.