Stellantis, 200 esuberi a Termoli: con gli altri impianti si sale a 1.000. Fiom: “Inesorabile disimpegno in Italia”

Un taglio anche a Termoli: con i 200 esuberi attraverso uscite incentivate nello stabilimento molisano, salgono a oltre 1.000 i posti di lavoro di cui Stellantis intende alleggerirsi. Mercoledì era stata annunciata la sforbiciata di altri 500 dipendenti a Melfi, nelle scorse settimane era stata la volta di 300 a Pomigliano d’Arco e 50 a Pratola Serra. I lavoratori lasceranno l’azienda con pacchetti economici calibrati per età o con un accompagnamento alla pensione tramite Naspi. Alla faccia del “piano di rilancio” annunciato negli scorsi mesi al Mimit, con la benedizione del ministro Adolfo Urso che chiusa il tavolo dedicato a Stellantis ritenendosi soddisfatto delle rassicurazioni fornite dal gruppo automobilistico riguardo alla centralità dell’Italia.
Al momento a Termoli è sospeso l’investimento per la realizzazione della gigafactory per la produzione di batterie, anche se nel frattempo – con un altro consorzio di imprese – Stellantis si è impegnata a costruirne uno a Saragoza, in Spagna, con un investimento di 4,1 miliardi di euro con avvio entro fine 2026. In Molise si sta inoltre esaurendo la produzione del motore Fire che verrà solo in parte compensato dall’avvio previsto del nuovo cambio EDCT con il reimpiego di circa 300 lavoratori.
“Solo il 17 dicembre scorso era stato annunciato in pompa magna il cosiddetto ‘Piano Italia’ che ‘dovrebbe garantire il rilancio del gruppo nel nostro Paese. Quello non è un piano industriale, ma semplicemente una serie di annunci. Al momento, nei fatti, si sta determinando un incremento della cassa integrazione, nessuna discontinuità rispetto al passato con la mancanza dei necessari investimenti e un costante svuotamento delle fabbriche”, attaccano Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità, e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive dello stesso sindacato, ricordando che dal 2015 sono andati in fumo oltre 16.000 posti di lavoro. “La centralità del Paese non la si dimostra svuotando gli stabilimenti”, sottolineano.
“Non possiamo condividere i piani per le uscite volontarie incentivate in assenza di un ricambio generazionale e di un chiaro e condiviso piano industriale, che preveda nuovi modelli mass market”, attaccano tornando a chiedere “con urgenza un incontro a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio per avviare un vero tavolo di confronto”. Per la Fiom “non si può continuare ad ignorare la realtà” e definisce quella di Stellantis una “emergenza nazionale” per colpa della quale si rischia “di perdere interamente il settore automotive determinando migliaia di esuberi anche nelle aziende della componentistica”.