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L’aut aut di Jabil agli operai: “30mila euro per andarvene o accettate la nuova azienda”. L’Usb: “Dignità non si vende”

L'offerta agli operai di Marcianise in vista della cessione a Tme: risposte entro il 6 maggio. Il sindacato: "Un'elemosina e una forzatura. Il ministero valuti altri percorsi"
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Trentamila euro al massimo per andarsene tra 40 giorni oppure verranno automaticamente assorbiti dall’acquirente Tme, la società alla quale i lavoratori si oppongono da mesi chiedendo al governo di impegnarsi per la ricerca di un’altra azienda. Prendere o lasciare: la multinazionale statunitense Jabil non tentenna e ha inviato la lettera per le candidature alle uscite volontarie ai 408 dipendenti dell’impianto di Marcianise, nel Casertano, del quale ha deciso di disfarsi con il via libera del ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Per l’Unione sindacale di base si tratta di un “ultimatum” nonché di una “forzatura” e avvisa: “Se l’azienda pensa di chiudere la partita con un’elemosina, sappia che la partita è appena riaperta. E noi non abbiamo nessuna intenzione di perderla”. Così subito dopo la ricezione delle lettera dalla direzione delle risorse umane, i lavoratori hanno fermato la produzione in protesta.

Anche perché Jabil ha fissato tempi stretti per le risposte e zero alternative. “Le candidature all’uscita volontaria con incentivo saranno prese in considerazione nei limiti definiti dalle esigenze tecnico organizzative e produttive”, avvisa l’azienda sottolineando che la “mancata presentazione” del modulo di adesione “verrà considerata come preferenza per il trasferimento alla nuova impresa acquirente”. Ma cosa propone Jabil ai propri operai pretendendo una risposta entro il 6 maggio? La prima proposta è andarsene il 31 maggio, senza accesso alla Naspi, con 30mila euro lordi di incentivo. Oppure 10mila euro lordi ma con accesso alla Naspi.

In alternativa, il rapporto di lavoro verrà automaticamente trasferito alla Tme, l’azienda – partecipata da Invitalia – che subentrerà alla multinazionale e che i lavoratori giudicano inaffidabile. “Non c’è limite al cinismo aziendale. Dopo mesi di ricatti e scelte unilaterali, Jabil tenta di forzare la mano con una lettera che sa di ultimatum: fuori con incentivo o dentro con Tme, come se una vera alternativa non fosse possibile”, denuncia l’Usb che da settimane chiede al ministero di avviare un “percorso pubblico di scouting, affiancato da un advisor” per “individuare un soggetto industriale serio” invece di “coprire con il silenzio l’ennesima operazione opaca e vergognosa”.

L’Usb sostiene infatti che i lavoratori dovrebbe accettare l’aut aut di Jabil senza che ci sia “nessuna trasparenza sulle condizioni” che verranno offerte ai lavoratori dall’acquirente e “soprattutto nessun rispetto per chi ha lottato in questi mesi per difendere” il proprio posto di lavoro. “Questa è una provocazione inaccettabile. Un tentativo vile di mettere i lavoratori l’uno contro l’altro nel momento più delicato della vertenza. Ma non ci faremo dividere”, conclude il sindacato avvisando che è in corso una valutazione sul piano legale della procedura di cessione.

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