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Pechino condanna la nuova tassa Usa sulle navi cinesi: “Discriminatoria. Siamo pronti a misure risolute”

Per il ministero del Commercio le misure adottate colpiscono "gravemente i diritti e gli interessi legittimi delle imprese cinesi, compromettono in modo significativo stabilità di produzione e catene di approvvigionamento globali, violano le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio nonché il sistema del commercio multilaterale"
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Pechino “condanna con fermezza e si oppone” all’ultima stretta degli Usa sui settori marittimo, logistico e cantieristico cinesi, definita “un tipico comportamento non commerciale con sfumature discriminatorie“. Il ministero del Commercio, in una nota diffusa nella notte, ha assicurato “che la Cina monitorerà con attenzione la situazione e adotterà tutte le misure risolute per salvaguardare i propri diritti e interessi” contro le nuove tasse in vigore da ottobre sulle navi costruite o possedute dalla Repubblica popolare che attraccano negli Usa, secondo l’annuncio di venerdì del Rappresentante per il commercio americano, Jamieson Greer.

Per oltre un anno, Pechino ha ripetutamente “espresso la sua posizione” agli Stati Uniti, chiedendo “il rispetto dei fatti” e la fine “delle sue azioni illecite”, nonché di “smettere di incolpare la Cina per i problemi di sviluppo affrontati dalle industrie statunitensi”, ha aggiunto il ministero. In una recente audizione tenuta dagli Usa, “la maggior parte dei rappresentanti dell’industria di vari Paesi ha espresso opposizione alle misure americane e si è registrata anche una significativa opposizione interna negli Stati Uniti”. Tuttavia, Washington “resta ostinata e insiste nell’attuare le misure restrittive: la Cina esprime con forza la sua insoddisfazione e si oppone fermamente a ciò”.

Le misure adottate dagli Stati Uniti, in forza della Sezione 301 dello Us Trade Act del 1974 che consente il varo di imposte e dazi aggiuntivi all’import da nazioni accusate di pratiche commerciali sleali, “smascherano appieno la natura del loro unilateralismo e delle loro politiche protezionistiche, che sono tipiche pratiche non di mercato con evidenti caratteristiche discriminatorie”, dice Pechino. Sono pratiche che colpiscono “gravemente i diritti e gli interessi legittimi delle imprese cinesi, compromettono in modo significativo la stabilità di produzione e catene di approvvigionamento globali, violano le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto)”, nonché il sistema del commercio multilaterale basato sulle regole e l’ordine economico internazionale”, rincara il ministero del Commercio.

La Cina esorta infine gli Stati Uniti “a rispettare i fatti e le regole”, ad attenersi “ai principi dell’economia di mercato e della concorrenza leale”, a cessare le sue pratiche di “scarico delle colpe” e a rettificare “in termini tempestivi i propri illeciti”.

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