Inchiesta su Milano-Cortina: la Procura chiede di sollevare l’incostituzionalità del decreto “Salva-Olimpiadi”

La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta che riguarda la Fondazione Milano–Cortina, l’ente organizzatore delle Olimpiadi invernali 2026. Ma nella richiesta al gip solleva la questione di incostituzionalità della norma ad hoc del governo relativamente alla natura della fondazione stessa, non a caso ribattezzata “Salva-Olimpiadi”. La Fondazione presieduta da Giovanni Malagò che sta organizzando le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 ha una natura giuridica pubblica o privata? Nel dubbio, decida la Corte Costituzionale, così da mettere fine ad un balletto di interpretazioni che vede contrapposti, da una parte il consiglio dei ministri, dall’altro la Procura di Milano, con il conforto di una pronuncia dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione (Anac).
Il ragionamento emerge dalla mossa compiuta da Tiziana Siciliano, procuratrice aggiunta con delega per i reati contro la pubblica amministrazione, e dai suoi colleghi che hanno presentato al giudice per le indagini preliminari Patrizia Nobile una richiesta di archiviazione dell’inchiesta aperta per corruzione. Rappresentano al gip che, stante l’interpretazione della natura privatistica di Fondazione avvalorata dal governo Meloni nel giugno 2024, l’indagine preliminare sarebbe destinata a non avere sbocchi. Al massimo potrebbe essere contestata una corruzione tra privati. Ma siccome non credono a questa lettura giuridica, visto che si tratta di un ente creato da soggetti pubblici (governo, Regioni Lombardia e Veneto, Province autonome di Trento e Bolzano) e con capitale pubblico, chiedono al gip di mandare la questione alla Consulta, nell’ipotesi che il pronunciamento governativo sia incostituzionale. Inoltre per gli inquirenti le indagini sono state ostacolate dal decreto Salva Olimpiadi: “Una indebita ingerenza”.
SETTE INDAGATI – Finora si sapeva che nel registro degli indagati erano stati scritti i nomi di tre persone, nell’ipotesi di corruzione e turbativa d’asta. Si tratta dell’ex amministratore delegato di Fondazione Vincenzo Novari (in carica fino all’estate 2022), dell’ex dirigente Massimiliano Zuco esperto in tecnologia web e portali, e dell’imprenditore Luca Tomassini della società Vetreya. Mentre Zuco era stato assunto in Fondazione da Novari, Tomassini aveva vinto nel 2021 una gara per i servizi digitali del valore di 1,9 milioni di euro. Il sospetto, contestato anche in un lungo interrogatorio a Novari nel maggio 2024, era quello di aver voluto favorire Tomassini e Zuco, che egli conosceva da anni e con cui aveva collaborato in attività economiche.
A questo primo gruppo si sono poi aggiunti altri quattro nomi (come rivela oggi ilcorriere.it), riferiti ad un secondo appalto tecnologico, con gara indetta nel giugno 2023, quando Novari era stato sostituito dal nuovo ad Andrea Varnier, attualmente in carica. Riguardava gli stessi servizi tecnologici forniti in precedenza da Vetreya, ma a vincere l’appalto fu Deloitte Consulting srl, una delle società della galassia Deloitte, che è Partner Mondiale del Cio. Ecco spuntare due dirigenti di Fondazione Milano Cortina 2026, Marco Moretti che è subentrato a Zuco nell’aprile 2023, e il capo della Direzione Acquisti Daniele Corvasce, che era uno dei manager assunti da Novari. Sul versante Deloitte sono stati iscritti nel registro degli indagati Claudio Colmegna, che è a capo del settore “Tech e Media” e Luigi Onorato, responsabile per la società di gestire i rapporti con la Fondazione.
“A GAMBA TESA” – Un anno fa la Procura definì “l’interpretazione autentica” votata a Palazzo Chigi “un intervento a gamba tesa in un’inchiesta in corso”, perché impedirebbe di proseguire nell’accertamento dei fatti e nella presunta violazione di norme del codice penale. Tutto nasce dall’atto istitutivo di Fondazione, secondo cui la stessa ha una natura privatistica. Non sarebbe quindi soggetta alle procedure che gli enti pubblici devono seguire in materia di appalti e trasparenza. Quando la Procura di Milano ha aperto l’inchiesta per corruzione a carico di Novari, eseguendo perquisizioni anche nella sede di Fondazione, il problema si è manifestato in tutta la sua natura contraddittoria.
Il carattere privatistico sembra contrastare con la compagine sociale che ha costituito Fondazione, con il capitale sociale versato interamente pubblico e con le finalità di natura generale perseguite con l’organizzazione dei Giochi. In soccorso degli organizzatori delle Olimpiadi è intervenuto il governo con un’interpretazione inserita nel decreto legge dell’11 giugno 2024, che riguardava interventi di ricostruzione a seguito di calamità naturali. Formalizzava una lettura “autentica” della legge istitutiva di Fondazione, scrivendo che andava “intesa nel senso che le attività della Fondazione non sono disciplinate da norme di diritto pubblico, che la Fondazione non riveste la qualifica di organismo di diritto pubblico, ed opera sul mercato in condizioni di concorrenza e secondo criteri imprenditoriali”.
ANAC: “FONDAZIONE È UN ENTE PUBBLICO” – La Procura aveva subito reagito sostenendo una prima volta davanti al Tribunale del Riesame che la lettura governativa era incostituzionale. Lo aveva fatto nel luglio 2024 in una procedura di convalida dei sequestri di telefoni e pc degli indagati. I giudici avevano depositato una motivazione che autorizzava i sequestri, ma nell’ipotesi di corruzione tra privati, senza ritenere necessario rivolgersi alla Consulta. All’inizio dell’anno è intervenuto un parere di Anac che ha depositato una motivazione sostenendo che Fondazione, nonostante il parere del governo, “appare configurabile come organismo di diritto pubblico”.
Il documento era stato inviato a Giovanni Malagò, presidente di Fondazione, al ministro allo sport Andrea Abodi, alle Regioni Lombardia e Veneto, alle province autonome di Trento e Bolzano, ai Comuni di Milano e Cortina d’Ampezzo, al Coni e al Comitato Italiano Paralimpico. Non basta, secondo Anac, che nell’atto istitutivo del 2020 si affermi che Fondazione “non ha scopo di lucro e opera in regime privato” e nemmeno che il governa abbia poi messo il proprio sigillo interpretativo. Al contrario, ricorrono le tre condizioni poste da una direttiva Ue per stabilire quali siano effettivamente gli organismi di diritto pubblico. Innanzitutto, consiglio di amministrazione e collegio sindacale sono di nomina pubblica. Inoltre, “l’organizzazione dei Giochi assume una rilevanza di rango costituzionale, la cui promozione rientra fra i compiti dello Stato”. Infine, Fondazione usufruisce di garanzie pubbliche “senza limiti di importo” e “i debitori finali, chiamati alla copertura del deficit patrimoniale, saranno lo Stato italiano e gli Enti territoriali a vario titolo coinvolti nella gestione dei Giochi”. È la dimostrazione che essendo “al riparo da ogni rischio di impresa” non si può considerare una semplice società privata.