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Strage di Avellino, l’ex ad di Autostrade Castellucci si costituisce in carcere dopo la condanna definitiva a sei anni

Sabato è stato notificato al manager l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Napoli
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Si è costituito in carcere l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci, condannato in via definitiva a sei anni per la strage di Avellino del 28 luglio 2013, quando un bus precipitò dal viadotto di Acqualonga sull’A16 Napoli-Canosa causando la morte di quaranta persone. Sabato è stato notificato al manager l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Napoli: il suo avvocato, Filippo Dinacci, aveva anticipato che si sarebbe costituito una volta arrivato l’atto. Venerdì la condanna è stata confermata dalla Quarta sezione penale della Cassazione. Il manager – tra i principali imputati anche per il crollo del ponte Morandi a Genova – era accusato di disastro colposo e omicidio colposo: in primo grado era stato assolto dal Tribunale di Avellino, sentenza poi ribaltata dalla Corte d’Appello di Napoli.

Il pullman, con un milione di chilometri alle spalle, circolava con un certificato di revisione falso: la sera dell’incidente stava riportando a casa una comitiva di Pozzuoli di ritorno da una gita in Puglia, quando, all’altezza di Monteforte Irpino, perse il giunto che garantisce il funzionamento dell’impianto frenante, iniziando a ondeggiare. Dopo aver percorso un chilometro senza freni tamponando varie auto, nel tentativo disperato di frenare la corsa, l’autista si affiancò ai guardrail del viadotto Acqualonga, che cedettero facendo precipitare il mezzo nel vuoto da un’altezza di quaranta metri. La perizia svolta in primo grado aveva sostenuto che la strage si sarebbe potuta evitare e “derubricare in grave incidente stradale se solo le barriere fossero state tenute in perfetto stato di conservazione dal concessionario, cioè Autostrade, amministrata in quel momento da Castellucci.

La Cassazione ha reso definitive le condanne anche all’ex direttore generale di Aspi Riccardo Mollo e ai dipendenti Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna. Di cinque anni la condanna al dirigente di Aspi Nicola Spadavecchia e al direttore di tronco Paolo Berti; di tre anni al dirigente Gianluca De Franceschi e ai due dipendenti Gianni Marrone e Bruno Gerardi. Il proprietario del bus, Gennaro Lametta, è stato condannato alla pena più alta, nove anni; quattro anni invece per l’allora dipendente della motorizzazione civile di Napoli Antonietta Ceriola (in primo grado era stata condannata a otto anni).

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