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Graziano Mesina, morto l’ex bandito sardo: era stato scarcerato venerdì per motivi di salute

La primula rossa del banditismo sardo aveva 83 anni. Nato a Orgosolo, la sua carriera criminale era stata fatta di rapimenti eccellenti ed evasioni celebri
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È morto all’età di 83 anni Graziano Mesina che proprio venerdì era stato scarcerato dopo che era stata accolta l’istanza di differimento pena per motivi di salute presentata al tribunale di sorveglianza di Milano dalle avvocate, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier. L’ex primula rossa del banditismo sardo si trovava nel reparto di Polizia penitenziaria dell’ospedale San Paolo di Milano dove era stato trasferito dal carcere di Opera nel quale era detenuto da due anni.

Mesina, classe 1942 di Orgosolo, noto come Gratzianeddu, nasce in una famiglia numerosa, penultimo di undici figli. Viene arrestato per la prima volta a 14 anni per porto d’armi abusivo, un fucile calibro 16. L’arresto porta a una condanna a cinque anni e due anni di perdono giudiziale. Da lì la carriera criminale nel banditismo sardo fatta di rapimenti eccellenti ed evasioni celebri, alcune delle quali (dieci su 22) perfettamente riuscite. Dopo l’ultima scarcerazione per decorrenza dei termini nel giugno 2019, Mesina si ritira a vivere in casa della sorella.

E sempre da quella casa sparisce quando la Corte di Cassazione gli conferma la condanna a 30 anni per traffico di stupefacenti. Dopo un anno e mezzo di interrogativi, il 18 dicembre 2021, Mesina viene ritrovato a Desulo (Nuoro). L’arresto lo porta prima al carcere di Badu’e Carros, nel nuorese, quindi a Opera, a Milano, dove è stato recluso fino a venerdì. La soluzione dei domiciliari non si pose mai perché, a quanto racconta CagliariToday, Mesina rifiutò sempre le cure e gli accertamenti diagnostici. L’ultima condanna, per i reati di usura ed estorsione, arrivò il 28 dicembre 2023: 6 anni e 8 mesi di carcere.

“Fino all’ultimo Graziano Mesina è rimasto in carcere. Su di lui c’è stato una sorta di accanimento”, ha detto la sua legale Beatrice Goddi. “Siamo molto dispiaciute e anche contrariate perché si poteva scarceralo prima, almeno un mese fa – aggiunge – oggi ci stavamo preparando per andare a trovarlo con alcuni familiari e organizzare il suo trasferimento in Sardegna, invece c’è stato questo epilogo”.

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