Un porticciolo, la nebbiolina che sale, una gozzo in mare, realtà, sogno, immaginazione, fantasia. È il tratto di Hugo Pratt a proiettare il visitatore in un mondo di chine, inchiostri, colori. Sembra davvero di poter navigare accanto a Corto Maltese, di poter scambiare due chiacchiere con Pandora, di dover fuggire dai crudeli cannibali Senik armati di lance. E poi ritrovare quelle lance, reali, insieme agli scudi. Svegliarsi e capire di non essere alla deriva nell’Oceano Pacifico, ma in piedi nelle bellissime sale rinascimentali di Palazzo delle Papesse a Siena, alla mostra “Hugo Pratt, geografie immaginarie”.
Per celebrare, infatti, un doppio anniversario – i cento anni dalla nascita e i trent’anni dalla morte del papà di Corto Maltese – nel cuore di Siena, due passi da Piazza del Campo, fino al 19 ottobre 2025 è possibile ammirare trecento opere originali tra disegni, sculture, acquerelli, video, scenografie digitali e immersive, così da naufragare nel mondo di Pratt: “Racconto la verità come se fosse una cosa falsa. A differenza di molti altri che raccontano cose false volendole far passare per vere”.
“Hugo Pratt, geografie immaginarie” è una mostra prodotta da Opera Laboratori e curata da Patrizia Zanotti e Patrick Amsellem della società Cong (che gestisce e promuove tutto il patrimonio artistico di Pratt), con l’allestimento, meraviglioso, dell’architetto Giovanni Mezzedimi. Il tutto, appunto, nello scenario magnifico di Palazzo delle Papesse, dalla cui terrazza la vista di Siena è una magia.
La mostra attraversa l’opera e la vita di Pratt, dalla passione per il cinema ai suoi riferimenti letterari, in cui spicca su tutti l’Ulisse di Omero, quello stesso Ulisse che prende vita nei disegni di Pratt prima di Corto Maltese. Non mancano le figure femminili raccontate da Pratt, non certo comprimarie, perché il dibattito su chi sia protagonista di “Una ballata del mare salato” non si risolve indicando Corto Maltese senza ben considerare il ruolo di Pandora.
Poi c’è la Pop Art e, ovviamente, lo sconfinato amore per il fumetto – considerato da Pratt letteratura disegnata – che ci fa scoprire acquerelli prattiani raffiguranti Dick Tracy e addirittura Batman. E si può allora provare a chiudere gli occhi e viaggiare ancora dal Pacifico a Venezia, fino ad approdare a una Gotham City dai tratti prattiani in cui questo Batman dal sorriso beffardo compie le sue imprese, per poi tornare alla realtà e scoprire l’acquerello essere proveniente dal Festival del cinema di Venezia del 1989, l’anno del film di Tim Burton che a Corto Maltese riservò un omaggio non troppo nascosto nella pellicola.
Pratt è questo, tutto il mondo si tiene, e anche così si spiega “l’inestinguibile curiosità e la sete di conoscenza per quanto riguarda le civiltà scomparse, le mitologie, le complesse geografie, la storia delle religioni e la cultura militare”, che “lo ha portato a raccogliere ben 17 mila libri di ogni formato ed epoca nella sua biblioteca e questa sua inesauribile ricerca ha dato vita a un corpus di opere da cui è scaturito uno stile in continua evoluzione nel corso di cinquant’anni di prolifica attività”, come spiegano Patrizia Zanotti e Patrick Amsellem.
Ma qual è il messaggio di Pratt, qual è il messaggio che ci ha consegnato tra le pagine dei suoi lavori, tra le tavole di Corto Maltese? Pratt sosteneva di cercare lui stesso il messaggio della sua opera, per poi decidersi in una parola semplice e potentissima: “Libertà“.