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Sei pacifista, dunque fannullone (e pure evasore). Basta con questa visione distorta dell’Italia!

Dopo aver ascoltato quest’affermazione, venerdì sera a Otto e mezzo, ho deciso di tornare indietro e riascoltare. Non l’ho capita. In che senso il pacifismo c’entra con l’evasione fiscale?
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di Savino Balzano

“Ho il massimo rispetto per il pacifismo etico, però non mi sta bene chi considera il pacifismo una forma di ‘lasciateci in pace che così continuiamo a farci i fatti nostri, a non pagare le tasse e tutte le cose che sappiamo’”. Dopo aver ascoltato quest’affermazione, venerdì sera a Otto e mezzo, ho deciso di tornare indietro e riascoltare. Ancora e ancora. Poi mi sono detto: meglio trascriverla: a volte la dimensione visiva aiuta. Leggere, intendo. Così l’ho riportata su un foglio e ho provato a leggerla e rileggerla. Ancora e ancora.

Non l’ho capita. In che senso il pacifismo c’entra con l’evasione fiscale? Qual è il nesso?

La verità è che le parole di Mariolina Sattanino sono chiarissime. Sottendono la stessa logica di sempre: se non la pensi come noi, sei un fannullone. Un vigliacco, magari. Un parassita, financo. Ve la ricordate la narrazione secondo cui i no vax erano come gli evasori? La logica era identica: si avvalgono dell’immunità di gregge senza contribuire. Poi si è scoperto che l’immunità non c’era: c’era solo il gregge. Qui è lo stesso: se non sei favorevole al riarmo, fai il portoghese, come si diceva una volta. Sei un free rider sotto l’ombrello nucleare altrui.

Si alimenta un’immagine dell’Italia distorta, approssimativa, superficiale. Forse anche volgare. Gli italiani spaghetti e mandolino che non vogliono fare la loro parte. Ve lo ricordate Rutte, oggi Segretario generale della Nato, quando nel 2020 rassicurava i suoi operai sul fatto che non ci avrebbero dato un euro?

Si trascurano parecchi elementi. Il primo è che l’Italia, storicamente, è in avanzo primario: raccogliamo più risorse di quante ne spendiamo. Il nostro deficit dipende dagli interessi sul debito pubblico, quello che “i migliori” avrebbero dovuto abbattere con l’austerità, ma che invece è aumentato. In secondo luogo, siamo contributori netti al bilancio dell’Unione Europea: riceviamo meno di quanto versiamo.

Insomma, questo disprezzo non ce lo meritiamo. Né tantomeno gli stereotipi antitaliani che continuano a circolare. Non siamo così male: anzi, possiamo definirci economicamente virtuosi, se per virtù si intende fare ciò che l’Ue ci chiede da sempre: falcidiare il nostro Stato sociale.

È chiaro che lo scopo è puramente propagandistico. Come portare nei telegiornali la presenza di qualche personaggio bizzarro nella piazza di sabato scorso, ignorando ad esempio quella di Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica.

Viene in mente un altro passaggio del Manifesto di Ventotene, oggi venerato come una sorta di Vangelo:
“Occorre fin d’ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far sorgere il nuovo organismo, che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa; per costituire un largo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, spazzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari, abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantenere un ordine comune”.

Ma a cosa serve davvero questo esercito europeo? C’è da sudare freddo.

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