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Alberto Trentini, 100 giorni dall’arresto in Venezuela. Un “digiuno a staffetta” tra le iniziative per sostenere la sua liberazione

L’iniziativa, alla quale è possibile iscriversi on line, prevede che i partecipanti digiunino per 24 ore, in segno di vicinanza. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità competenti affinché si attivino per il rilascio.
Alberto Trentini, 100 giorni dall’arresto in Venezuela. Un “digiuno a staffetta” tra le iniziative per sostenere la sua liberazione
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Sono passati di cento giorni dalla scomparsa di Alberto Trentini, il cooperante veneziano della ong Humanity & Inclusion scomparso in Venezuela fermato a un posto di blocco mentre portava avanti una missione umanitaria a favore delle persone con disabilità. Le ultime notizie risalgono al 15 novembre scorso, quando era riuscito a mettersi in contatto coi familiari dopo l’atterraggio a Caracas. Da allora è detenuto in carcere senza alcuna accusa formale e non ha potuto ricevere visite, nemmeno consolari, né ha potuto più comunicare con la famiglia. La sua detenzione continua a suscitare indignazione ma anche una forte reazione: amici, colleghi e cittadini continuano a cercare di mantenere alta l’attenzione sulla sua vicenda. L’ultima iniziativa, alla quale tutti possono aderire iscrivendosi on line, è il digiuno a staffetta a partire dal 5 marzo, “fin quando Alberto non potrà tornare a casa”.

L’iniziativa prevede che i partecipanti digiunino per 24 ore, in segno di vicinanza al cooperante. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità competenti affinché si attivino per il rilascio. “Vi chiediamo di unirvi a noi per far sapere a tutti che Alberto non è solo”, recita il messaggio lanciato dagli organizzatori. “Per aderire, iscriversi qui indicando i propri dati e la data in cui si desidera aderire”. Le adesioni sono già centinaia. In parallelo, è stata lanciata anche la campagna “Alberto Wall of Hope“, un muro virtuale di speranza creato su una piattaforma online, dove i partecipanti pubblicano un selfie con un cartello che ritrae l’immagine di Trentini e la scritta “Alberto Trentini libero”. La campagna ha visto la partecipazione di persone da ogni parte d’Italia e anche da altre nazioni, come l’Ecuador e l’Etiopia. Il muro virtuale è affiancato da una petizione su Change.org, che ha superato le 77.000 firme. Tasselli attraverso i quali il mondo delle ong, della cultura e della politica si sta attivando per chiedere alle istituzioni italiane, europee e alle Nazioni unite il massimo impegno per ottenerne il rilascio.

Attraverso l’affissione di striscioni sugli edifici municipali, anche molti comuni partecipano alla campagna di sensibilizzazione. A Venezia, dove vive la sua famiglia, sono stati affissi striscioni in diversi municipi. E così in città come Bologna e Bari, con la scritta ‘Alberto Trentini libero’. “Sono trascorsi ormai più di cento giorni dalle ultime notizie su Alberto Trentini – dice il sindaco, Vito Leccese -. Il livello di preoccupazione aumenta ogni giorno che passa senza che vi siano informazioni certe sul suo stato di salute e sulle ragioni che hanno indotto il governo venezuelano ad arrestare Trentini, impegnato in Venezuela per lo sviluppo di progettualità a supporto della popolazione più fragile del Paese sudamericano”. “Pertanto – conclude – condividendo l’iniziativa assunta dal sindaco Matteo Lepore a Bologna, lo striscione per Alberto Trentini resterà esposto sul balcone di Palazzo di città fino al giorno della sua liberazione, nella speranza che possa tornare al più presto a riabbracciare i suoi familiari”.

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