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Oro verso i 3mila dollari/oncia, spinto dai timori per gli effetti dei dazi di Trump e dagli acquisiti della Cina

La Banca centrale cinese sta comprando sul mercato da almeno tre mesi. In gennaio la quantità di oro detenuta da Pechino è aumentata di 160mila once, da 73,29 a 73,45 milioni, per un valore salito a 206,53 miliardi da 193,43 miliardi, in linea con il rialzo delle quotazioni
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Meno sotto i riflettori di altre commodities, l’oro continua la sua avanzata. Oggi l’ennesimo record, con l’oncia troy (31 grammi) che si avvicina ai 3mila euro (2.929 dollari), in rialzo dell’1,5% sulla chiusura di venerdì. Un anno fa l’oro veniva scambiato a 2mila dollari l’oncia, in 12 mesi un rialzo di circa il 50%. L’ultima spinta è legata all’annuncio di dazi su acciaio ed alluminio fatto da Donald Trump, che aumenta l’incertezza delle prospettive dei mercati finanziari e spinge a comprare beni rifugio. “Le prospettive per l’oro rimangono favorevoli”, ha detto Richard Franulovich, analista della Westpac Banking in una nota in cui aggiunge “Un Trump imprevedibile e dirompente, che lancia minacce tariffarie ad alleati e avversari, insieme a quelle di tariffe del 100% sui BRICS, aumenta l’attrattiva dell’oro come bene rifugio“.

Ci sono anche altri fattori che spingono il valore del metallo prezioso per eccellenza. Ad esempio, la Banca centrale cinese sta comprando sul mercato da almeno tre mesi. In gennaio la quantità di oro detenuta da Pechino è aumentata di 160mila once, da 73,29 a 73,45 milioni, per un valore salito a 206,53 miliardi da 193,43 miliardi, in linea con il rialzo delle quotazioni. La Cina ha ripreso ad aggiungere riserve auree a novembre, dopo la pausa di 6 mesi che aveva posto fine alla serie di acquisti consecutivi durata ben 18 mesi. La più grande economia asiatica ha anche annunciato un programma per consentire a 10 grandi assicuratori di investire fino all’1% dei loro asset in lingotti. Ciò si tradurrebbe in potenziali acquisti per 200 miliardi di yuan (27,4 miliardi di $).

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