“No, il fascismo non sta tornando, però moltissimi italiani non hanno un’opinione negativa del fascismo”. Parola di Aldo Cazzullo, ospite insieme all’attore Lino Guanciale della seconda puntata di La Confessione, il programma condotto da Peter Gomez, che andrà in onda sabato 18 gennaio alle 20.15 su Rai3.
“Molti italiani hanno votato un partito che ha la fiamma, non un simbolo fascista, ma che è da sempre il simbolo del neo o del post fascismo italiano”, ha detto il vicedirettore del Corriere della Sera, autore di una quarantina di saggi, tutti bestseller nelle classifiche italiane di vendita degli ultimi anni. Cazzullo è rimasto parecchio concentrato sul sempiterno tema del fascismo storico, sottolineando come Mussolini non fosse affatto una brava persona e che per il suo libro ‘Mussolini il capobanda’, avesse in mente un altro titolo, ‘Il duce delinquente’; titolo che, però, decise di cambiare su suggerimento degli addetti alla sua sicurezza, specie nei teatri. “Me l’hanno fatto cambiare, comunque qualche problemino l’ho avuto lo stesso, ad esempio tante telefonate anonime a casa”.
Cazzullo ha confessato anche un suo singolare, ma sincero legame di stima reciproca con la presidente del consiglio Giorgia Meloni. Il giornalista ha ricordato che Meloni, con un partito all’epoca al 3%, riuscì a far vincere le elezioni regionali in Sicilia nel 2017 al suo candidato Nello Musumeci. La leader di Fratelli d’Italia si trovava a Catania, appunto vicino al palco per celebrare la vittoria, in attesa di un ritardatario Musumeci. Cazzullo avvicina la solitaria Meloni e le chiede di andare a mangiare qualcosa insieme: “Meloni mi ispira istintiva simpatia umana”, è l’incipit dell’aneddoto del giornalista. “Ci mettemmo a parlare di fascismo e le dissi che in Italia la maggioranza di italiani non è fascista, ma c’è una maggioranza di anti antifascisti. Ebbene lei mi rispose: la penso proprio come te”.
Cazzullo, che ha appena pubblicato un libro per Rizzoli dal titolo ‘Craxi, l’ultimo vero politico’ a 25 anni dalla morte del leader del Partito socialista, ha a lungo dibattuto, infine, con il direttore del Fatto Quotidiano sulla reale statura politica di Craxi, morto da latitante ad Hammamet il 19 gennaio del 2000, e ha ricordato anche quella volta che incontrò Bill Gates rimanendo “molto deluso” perché “pensavo di trovare Leonardo Da Vinci, ma l’ho sentito parlare solo di soldi”.
Nella seconda parte è stato il turno di Lino Guanciale, l’attore 45enne di origine abruzzese che abbandonò, con somma stizza dei genitori, la carriera da medico per fare l’attore. Guanciale, in questi giorni su Rai1 protagonista della miniserie Il Conte di Montecristo, ha celebrato le figure del mondo dello spettacolo a cui deve la sua affermazione, tra cui Gigi Proietti, che lo volle nel 2003 per il suo esordio da attore professionista nel suo “Romeo e Giulietta” al Globe di Roma. Guanciale racconta il grande mattatore in un aspetto inedito, sempre pieno di paura prima di salire sul palco a recitare. “Se non avete paura, fatevela veni’”, diceva Proietti ai suoi giovani allievi.
Guanciale ha riportato anche per intero l’aneddoto esilarante sul suo incontro con Ettore Scola e John Malkovich quando, nel 1998 era ancora un giovane, aspirante reporter “critico” di cinema alla Mostra del Cinema di Venezia. “Mi trovavo nei bagni dell’hotel Excelsior al Lido. Stavo facendo pipì in uno di quei magnifici, pompeiani vespasiani dell’Excelsior e mi si affianca, a fare pipì, Scola. Difficile stabilire un dialogo in quella situazione. Mi ricordo che lo guardai e gli dissi ‘grazie’ ”. Qualche ora dopo, attorno alle 4 del mattino sulla spiaggia davanti all’Excelsior ecco invece “un tizio con le babbucce e il kimono: era John Malkovich”.
Gran parte dell’intervista all’attore è dedicata al suo impegno sociale e politico: Guanciale, infatti, è ambasciatore dell’agenzia dell’Onu per i Rifugiati e supporter della segretaria del Pd, Elly Schlein, tanto che ne è stato il portavoce durante le primarie dei democratici in Abruzzo. “Un attore è sempre politico”, ha sempre affermato il ronconiano Guanciale, che sulla spalla porta il tatuaggio che riproduce ‘Il lanciatore di fiori’ di Banksy. “Come mai la maggior parte degli attori in Italia è di sinistra? È conformismo o c’è dell’altro?”, ha chiesto Gomez. “Esiste una connessione tra essere progressisti e fare gli artisti”, ha chiosato l’attore. “Edoardo Sanguineti, che è stato un mio maestro, rileggeva di continuo un reazionario come Balzac e mi diceva di farlo anch’io: gli intellettuali di destra sono maestri di realismo”.
La Confessione è un programma realizzato da Loft Produzioni, ideato da Luca Sommi e Peter Gomez, scritto da Cecilia Pandolfi ed Elena Rosselli, con la regia di Matteo Forzano, fotografia di Mauro Ricci, scenografia di Giorgia Ricci.