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“Damiano dei Maneskin ha ‘rubato’ il mio cognome di famiglia. Per questo ora lo uso, è un modo di reclamarlo”: la confessione del cantautore

L'artista ha spiegato perché usa David oltre al suo nome di battesimo

di F. Q.
“Damiano dei Maneskin ha ‘rubato’ il mio cognome di famiglia. Per questo ora lo uso, è un modo di reclamarlo”: la confessione del cantautore

Damiano David si gode il successo in radio del suo singolo “Born With A Broken Heart” e i sold out già annunciati del tour mondiale a Città del Messico, Londra e New York (queste ultime due con raddoppio di data), Varsavia e Berlino, oltre agli upgrade nei Palasport per le venue di Barcellona, Madrid, Parigi e Toronto. Ultimi biglietti disponibili per la data di Roma, al Palazzo dello Sport, che l’11 ottobre vedrà Damiano tornare nella sua città.

Il cantautore in una intervista al sito Genius ha spiegato perché ci tiene particolarmente che si usi anche il suo cognome d’origine: “Ho deciso di usare il mio nome completo come artista solista perché come cantante della band sono sempre stato chiamato Damiano dei Maneskin – ha spiegato l’artista romano -. Ovviamente ha perfettamente senso ma a lungo andare ho iniziato a sentire come se il mio cognome, quello di famiglia, fosse stato rubato, e questo è un modo, per me, di reclamarlo. Poi suona bene Damiano David”.

Damiano ormai vive in America, anche per amore, infatti è fidanzato con Dove Cameron. A Los Angeles, che è stata toccata dai roghi spaventosi in questi ultimi giorni, sta nascendo il nuovo progetto discografico, come ha confessato a Vogue Italia. Ma il trasferimento non è stato tutto rose e fiori: “All’inizio, è stato davvero spaventoso. È stato uno choc culturale. Ed è stato difficile trovare il mio posto in quella città. Non ci sono bar o locali con posti a sedere all’esterno, né piazze dove la gente si ritrova. È una città in cui non si cammina, mentre a Roma non si fa altro… anche perché ci vuole del coraggio per muoversi in auto. Los Angeles, a volte, sembra un deserto, ti fa sentire un po’ solo. Non avevo un background e, in pratica, potevo essere chiunque volessi. Perché nessuno mi conosceva. E questo mi ha permesso di mettere da parte tutto quello che avevo fatto fino a quel momento e di costruire il mio ambiente da zero: nuova gente, nuovi posti, nuovi musicisti, nuovi autori. E, naturalmente, questo mi è stato di grande ispirazione”.

Cosa spaventa di più l’artista? “Cadere nelle trappole. Ce ne sono così tante. Credo che il segreto, in questo lavoro, sia la coerenza. So chi sono come artista e, se questo album fa flop, non sarà un verdetto sul mio talento: significherà solo che era il momento sbagliato. Farò un altro album, che un giorno funzionerà, perché so di essere in grado di farlo. Quindi, sì, direi che ho paura di cadere nella trappola della produzione in serie e della fama. Perché l’ho fatto, mi è successo. Ne ero ossessionato, tre anni fa”.

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