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Occupazione in crescita nel terzo trimestre del 2024. Meloni esulta ma i dati più recenti sono meno incoraggianti

Gli occupati sono cresciuti di 117mila unità (+ 0,5%) rispetto ai tre mesi prima, a seguito dell'incremento dei dipendenti a tempo indeterminato (+111mila, +0,7%) e degli indipendenti (+43mila, +0,8%). Disoccupazione al 6,1%
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Il mercato del lavoro italiano sta gradualmente perdendo slancio, come emerso dai dati di settembre ed ottobre, ma oggi l’Istat ha diffuso i dati complessivi del terzo trimestre e l’occasione diventa buona per rivendicare successi. “Sono dati che rappresentano un segnale molto incoraggiante. Sostenere le imprese che creano occupazione e ricchezza è la strada che abbiamo intrapreso e che continueremo a percorrere, perché è quella giusta per far tornare l’Italia a correre e ad essere competitiva” dice Giorgia Meloni.

Seppur non esenti da criticità i dati del periodo luglio -settembre sono stati positivi. Gli occupati sono cresciuti di 117mila unità (+ 0,5%) rispetto ai tre mesi prima, a seguito dell’incremento dei dipendenti a tempo indeterminato (+111mila, +0,7%) e degli indipendenti (+43mila, +0,8%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-37mila, -1,3% in tre mesi).

Nel confronto con il terzo trimestre 2023 la crescita degli occupati + del 2,2% (+ 517mila). Il tasso di occupazione (persone con un impiego sul totale della popolazione in età lavorativa) è salito al 62,4%, livello più alto di sempre, mentre la disoccupazione (quota della popolazione in età da lavoro alla ricerca di un impiego) è scesa al 6,1%. Il periodo è stato contraddistinto anche da un recupero dei salari, comunque largamente insufficiente a compensare la perdita del potere d’acquisto accumulata in questi anni. Tra luglio e settembre il costo del lavoro è salito dell’1% sul trimestre precedente e del 4,6% su base tendenziale. Le ore lavorate sono aumentate dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% rispetto al terzo trimestre 2023.

“I rinnovi contrattuali spingono le retribuzioni. Tra luglio e settembre di quest’anno, l’Istat segnala una crescita del 4,3% della componente retributiva del costo del lavoro, la più alta dal 2010. Un aumento in linea con le attese, e che conferma lo sforzo profuso dalle imprese per consentire ai propri lavoratori di recuperare almeno parte del potere d’acquisto perso nel biennio 2022-23″, commenta Confesercenti

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