È morto sul colpo Ramy Elgaml, il 19enne egiziano, in sella allo scooter guidato da un amico, ora in coma, che al termine di un inseguimento per non essersi fermato a un posto di blocco dei carabinieri, si è schiantato contro un muretto in via Quaranta, in zona Corvetto, a Milano. Sono i primi esiti dell’esame che dovrà sciogliere un nodo importante, ossia se il ragazzo ha perso la vita per l’impatto con il muretto o per il palo del semaforo divelto dalla gazzella che lo ha travolto. Per la vicenda un vicebrigadiere dell’arma è indagato, a titolo di garanzia, per concorso in omicidio stradale. La morte del 19enne hanno innescato disordini e violenze nel quartiere da cui la famiglia del giovane si è dissociata.

L’autopsia – Dai primi esiti non emerge nessuna lesione mortale alla testa. Una delle ipotesi è che a travolgere la vittima sia stato il semaforo divelto dall’auto dei carabinieri. Per gli specialisti forensi dell’Istituto di medicina legale di Milano, incaricati dal pm Marco Cirigliano di condurre gli esami autoptici, la causa del decesso è da attribuire a una profonda lacerazione dell’aorta a causa della rapida emorragia interna. Non è chiaro se per l’impatto violento con l’asfalto o perché il giovane, sbalzato sul terreno, possa essere stato travolto dal semaforo impattato pochi istanti dopo dalla gazzella dei carabinieri e caduto a terra. Non è stata rilevata alcuna lesione importante alla testa o uno schiacciamento cranico come si sarebbero invece aspettati gli inquirenti dato che il giovane viaggiava senza casco, dopo averlo perso durante l’inseguimento all’altezza di via San Barnaba.

Il padre del 19enne – E per il secondo giorno Yehia Elgaml, il padre di Ramy, che ieri aveva spiegato che la famiglia chiede verità non vendetta, oggi cerca ulteriormente di spingere verso un clima di conciliazione: “Non è il momento di fare una fiaccolata (indetta per sabato sera, ndr), quando bendiamo Ramy andremo al cimitero. Se vogliono fare una fiaccolata non c’è problema ma noi siamo lontani da questa cosa, restiamo a casa. Ho mandato un messaggio per questi ragazzi che fanno casino – ha aggiunto fuori dall’obitorio dove è stata eseguita l’autopsia – noi siamo lontani da questa cosa. Ho detto basta violenza, non accendete fuochi nelle strade perchè Ramy non vuole questa cosa. Per favore, lasciate stare le brutte figure, non fate niente. Io ho fiducia nella giustizia, ho fiducia nei carabinieri, ho fiducia nella polizia italiana, nella polizia locale, io ho fiducia in tutti e rispetto tutti”, ha aggiunto il padre, spiegando che quella di oggi “è una giornata difficilissima, io sono senza il pezzo più grande del mio cuore“. L’uomo ha anche ringraziato il sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Grazie mille a lui, mi ha chiamato e mi ha fatto le condoglianze”.

La fidanzata – Anche la fidanzata del ragazzo spiega si cercano solo risposte a quanto accaduto: “Non vogliamo niente, non cerchiamo soldi, niente, vogliamo solo giustizia e verità, vogliamo sapere cosa è successo al nostro Ramy. Vogliamo sapere se ce l’hanno portato via, se ce l’ha portato via davvero qualcuno, vogliamo delle risposte perché adesso abbiamo solo un grande punto di domanda”. Neda, 19 anni, in un video realizzato dal presidente della comunità egiziana, Aly Harhash, ha aggiunto: “Se c’è qualcuno che ha sbagliato paghi”. La giovane lo descrive il fidanzato come un ragazzo che si svegliava alle sei del mattino, tornava alle sei di sera, lavorava, era stanco, nel fine settimana usciva con gli amici “andava a mangiare qualcosa, faceva un giro e tornava a casa”. Anche Neda, come già i genitori del 19enne, ha espresso fiducia nell’operato della magistratura: “Sono convinta ora come ora che la magistratura ci farà sapere, che sono dalla nostra parte. Chiediamo all’autorità solo di essere sinceri. E se qualcuno ha sbagliato che paghi, anche Ramy ha fatto i suoi errori e adesso sta pagando. Io non troverò mai più nessuno come Ramy – non la supererò mai…”.

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