I collettivi degli studenti di Bologna, dopo i cortei di sabato, si preparano allo sciopero nazionale studentesco del 15 novembre, chiamato “No Meloni Day atto II”. In città sono comparsi anche manifesti – non rivendicati e non firmati – in cui si vedono i volti “insanguinati” della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della ministra dell’Università Anna Maria Bernini. “Non voglio che si sdogani l’idea che tutto è lecito sotto la scusa della libertà di manifestare – commenta Bernini -. La violenza non ha nulla a che fare con la democrazia”. In un’intervista a Libero, la ministra ha chiesto al segretario della Cgil Maurizio Landini e alla segretaria del Pd Elly Schlein di prendere le distanze dalle violenze e di difendere le istituzioni in modo concreto, “non solo a parole”. “Il governo non si fa intimidire”, ha aggiunto, evidenziando che sono in corso iniziative concrete come il miglioramento del diritto allo studio e il sostegno ai lavoratori. Bernini ha poi ribadito in un’intervista al Giornale: “Quei manifesti sono gravi, non solo per il loro contenuto, ma anche per il clima di violenza che alimentano, come dimostrato dagli scontri a Bologna”. Ha sottolineato che, in una democrazia, tutte le opinioni sono legittime, ma devono essere espresse senza ricorrere alla violenza.
A Meloni e Bernini sono arrivati i messaggi di solidarietà di numerosi esponenti del centrodestra, a partire dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: “Il manifesto con mani insanguinate sopra i volti di Meloni e Bernini rappresenta un ulteriore passo verso forme di lotta politica che usano l’insulto e la violenza, senza trovare una ferma condanna da parte di tutte le forze politiche”. Manifesti “vergognosi” ha sottolineato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti. “Azioni come queste che alimentano un clima di odio e di scontro che nulla hanno a che fare con il civile confronto democratico” dichiara il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio Paolo Barelli.