Cinema

Oscar 2024, addio al politicamente corretto dell’Academy? Ecco perché il trionfo di Oppenheimer è doppio

di Davide Turrini

Alla fine Universal batte Warner 7 a 1. La 96esima edizione degli Oscar incorona Oppenheimer. Ne sottolinea la completezza della messa in scena, premiandone sia l’energico totalizzante aspetto attoriale, sia quello tecnico tout court con montaggio e fotografia, la straordinaria amalgama musicale e infine l’imponenza stilistica della regia di Christopher Nolan. Ma è chi ha creduto in questa produzione da oltre 100 milioni di dollari a lustrare le mostrine da generale di brigata dopo sette statuette.

Così fu il Barbenheimer – Così mentre Nolan litigava con la Warner sbattendo la porta, e alla ricerca del miglior offerente, ecco che la Universal ha raccolto la sfida di un kolossal politico come se ne facevano anni fa; tornando a vincere un Oscar dopo il 2018 quando a sorpresa s’impose con Green Book (altro film che con 30 milioni di budget ne fece oltre 300 al box office). Ricordiamoci che le gag, i meme, le battute sulla disputa Barbenheimer sono qualcosa di epocale, mica risatine da palco degli Oscar come abbiamo visto nelle scorse ore tra la Blunt e Gosling. Warner ha fatto la guerra alla Universal facendo coincidere l’uscita di Barbie a quella di Oppenheimer il 21 luglio.

E alla fine se al box office Barbie è arrivato primo e Oppenheimer – un filmone di tre ore, climax sui generis con l’esperimento atomico al centro del racconto, e una seconda parte con il protagonista a discolparsi di non essere una spia comunista davanti ad una giuria – è arrivato nientemeno che terzo con quasi un miliardo d’incassi, ecco il sorpasso finale, quello del prestigio degli Oscar a cui la Warner, Gerwig &co, tenevano eccome.

Il trionfo del campione di incassi – Nell’anno in cui i grandi player dello streaming annaspano (Netflix e Apple cancellate) sette Oscar vanno ad uno dei film dell’anno più visti proprio sedendosi sulle poltroncine delle sale di tutto il mondo. E ancora: film campione d’incassi e non il titoletto d’essai scovato tra Sundance e Telluride visto dal parentado in streaming se va bene.

Addio al politicamente corretto – La premiazione 2024 degli Oscar non è sembrata oltretutto piegata al politicamente corretto a tutti i costi. Essersi fatti fregare la possibilità di far vincere la prima attrice nativa nella storia del cinema, Lily Gladstone, è un gesto di distrazione (volontario?) che anche solo nel 2019 sarebbe stato segnalato alla Corte Suprema. Nel momento in cui, oltretutto, la Bella Baxter di Emma Stone non è qualcosa di così irresistibile tanto da farla planare nell’olimpo delle più giovani under 35 premiate con due statuette: Meryl Streep e Bette Davis. Segnaliamo peraltro che in Povere creature! la Stone si mostra nuda in continuazione, nonché in numerosi e acrobatici amplessi. Segno che anche il tabù del mostrare la sessualità al cinema ha subito a Hollywood parecchi scossoni e contro scossoni. Come va definito del resto un Oscar alla sceneggiatura non originale per American Fiction, film dichiaratamente critico rispetto a cultura woke e cancel culture? Insomma, dopo anni di minoranze (e film minori) da far entrare a forza tra i vincitori che sta succedendo?

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