“Vi comunico, dopo un’attenta meditazione, che la mancata sintonia col ministro e l’assenza di risposte dal Governo mi costringono a dare le dimissioni da presidente nominato di Aifa ‘hic et immediate”: con questo messaggio ai consiglieri del Cda e e ai direttori Giorgio Palù ha annunciato le sue dimessioni dalla presidenza dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). A spingerlo alla rinuncia dell’incarico, dopo anni, è soprattutto il contenuto del decreto di nomina – in particolare la durata del mandato – e la poca sintonia con il Ministro della Salute Orazio Schillaci: “Recrimino la totale assenza di ascolto da parte del ministro nelle scelte operate per Aifa”, afferma Palù in uno dei passaggi. Il docente emerito di Virologia e microbiologia aveva assunto la carica nel dicembre 2020, subentrando a Domenico Mantoan.

Il decreto che formalizza la sua nomina, firmato da Schillaci il 9 febbraio 2024, prevedeva un incarico della durata di un anno da svolgere a titolo gratuito. Ed è proprio questa formulazione che ha amareggiato Palù, in particolare la breve durata del mandato: “Trovo offensivo e umiliante nei confronti della mia persona e del mio profilo scientifico professionale il contenuto del Decreto”, spiega. “In particolare la durata di un anno del mandato”.

Secondo Palù si tratta di una scelta “quantomeno equivoca sul piano giuridico“. “Ne sia prova il fatto che il mio primo incarico a presidente (ero già in pensione) è avvenuto con mandato quinquennale da parte del precedente ministro della Salute”, cioè Roberto Speranza durante il Governo Conte II. “L’interpretazione restrittiva della norma da parte del ministro attuale viene adottata esclusivamente nei miei confronti in netto contrasto con i decreti di nomina appena assunti dallo stesso ministro per pensionati ultrasettantenni chiamati a dirigere l’Iss (Istituto superiore di sanità) o a partecipare come consulenti nella Cse (Commissione unica scientifico-economica, ndr) di Aifa”, fa notare.

La non retribuzione dell’incarico non mi preoccupa di certo. Considerandomi al servizio della res publica, ho infatti già svolto per tre anni le funzioni di presidente di Aifa senza ricevere alcun compenso né gettone di presenza, rifiutando anche di essere titolare di carta di credito dell’ente”, chiarisce. E specifica: “Mi sorprende invece la disparità di trattamento rispetto ad altri presidenti di ente pubblico in pensione, beneficiari, contestualmente alla nomina, della legge numero 14 del 24 gennaio 1978. Legge che nel mio caso, ancora una volta, non trova applicazione”.

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