Speciale Festival di Sanremo 2024

Amadeus sul caso Ghali-Israele: “Il festival di Sanremo non ha mai promosso l’odio”

di F. Q.

“Rispetto le decisioni di tutti, ma non sono assolutamente d’accordo con questa affermazione, nella maniera più totale. Il festival di Sanremo non ha mai promosso l’odio, ha sempre parlato di inclusione, di libertà: i cantanti che sono saliti sul palco hanno chiesto la fine della guerra, hanno chiesto la pace, richiedere la pace vuol dire seminare odio? Esattamente il contrario”. Così Amadeus, ospite di Porta a Porta, rispondendo a una domanda di Bruno Vespa sulle critiche dell’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar, convinto che il palco dell’Ariston “sia stato sfruttato per diffondere odio”.

Il diplomatico, il giorno dopo la finale della kermesse canora, con un post su X (l’ex Twitter) Alon Bar si era scagliato contro l’edizione appena conclusa di Sanremo. “Ritengo vergognoso che il palco del Festival sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto”. Non c’erano nomi ma il riferimento era diretto alla frase: “Stop al genocidio” di Ghali, tra i cinque finalisti.

L’artista aveva poi risposto all’ambasciatore di Israele dagli schermi di Domenica In. Poi l’amministratore delegato di viale Mazzini, Roberto Sergio, aveva offerto la sua solidarietà allo Stato ebraico. “Ho vissuto assieme all’ambasciatore Bar ed alla presidente Di Segni gli eventi che la Rai ha dedicato alla memoria della Shoah nell’ultima settimana di gennaio. E ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano – e continueranno a farlo – la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele ed alla comunità ebraica è sentita e convinta”.

Il conduttore, che ha lasciato la guida artistica del festival dopo 5 anni di successi, ha poi risposto una domanda del giornalista. “Questo non vuol dire – lo ha incalzato Bruno Vespa – che voi abbiate dimenticato il massacro di 1200 israeliani?”. “Assolutamente”, risponde Amadeus. “La guerra da qualsiasi parte è da condannare, non c’è guerra da un lato o dall’altro, c’è la guerra che va fermata, qualsiasi guerra al mondo va fermata. Mai mi sarei mai sognato di portare l’odio, e così anche in cantanti. Portiamo esattamente l’opposto: i ragazzi in gara fanno messaggi e appelli di pace, di libertà di idee, di pensiero, di uguaglianza di pelle, di valori. A Sanremo nella storia, e senza sembrare presuntuoso, in questi anni, c’è un grande senso di inclusione che va rispettato e mai cambiato, sennò torniamo indietro”.

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