Kalashnikov per fermare le guardie giurate, un escavatore per rompere i muri e chiodi a tre punte per coprirsi la fuga, insieme a camion bruciati. Ma due anni dopo il colpo da 4,8 milioni di euro all’istituto di vigilanza Ivri-Sicuritalia di San Giovanni Teatino, in provincia di Chieti, sono stati incastrati. Ne è convinta la procura antimafia di L’Aquila che ha chiesto e ottenuto l’arresto di 6 persone – e altre 23 risultano indagate – per la rapina multimilionaria del 24 marzo 2022.

La testa e le braccia del colpo sono tutte di Cerignola, nel Foggiano, che – come noto da anni – è una sorta di “base” di squadre specializzate in rapine in stile paramilitare lungo le autostrade ai portavalori e nei caveau degli istituti di vigilanza. In tutta Italia. In carcere, su richiesta della pm Simonetta Ciccarelli e ordine del gip Marco Billi, sono finiti Alessandro Cirulli, Pietro Gervasio e Francesco Carosiello, tutti e tre di Cerignola, Ferdinando Piazzolla di Canosa di Puglia, ma residente in provincia di Teramo, Massimo Galantucci di Spinazzola e Antonio Frani di Guardiagrele.

I reati contestati a tutti gli indagati sono quelli di rapina aggravata, blocco stradale, ricettazione, riciclaggio, incendio, detenzione e porto di armi, simulazione di reato tutti aggravati dal metodo mafioso. Nell’ambito della operazione che ha portato agli arresti sono state effettuate 23 perquisizioni, alcune delle quali eseguite a Pescara e Lanciano, che hanno portato al sequestro di vario materiale che ora dovrà essere esaminato nel prosieguo delle indagini.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella notte i malviventi entrarono nell’istituto di vigilanza azionando un escavatore per rompere i muri di cinta penetrando nella “sala conta” dove recuperarono quasi 5 milioni di euro. Mentre portavano avanti il colpo, aprirono il fuoco con gli Ak47 contro le 14 guardie giurate che erano in servizio in quel momento per evitare una loro reazione. Quindi una volta arraffato il bottino si diedero alla fuga, sbarrando la strada alle loro spalle con tir dati a fuoco e chiodi a tre punte lanciati sull’asfalto per fermare la rincorsa delle forze dell’ordine.

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