“Vi invito caldamente a evitare di assegnare i consueti e cosiddetti ‘compiti per le vacanze‘ indiscriminatamente a tutta la classe”. A fare questo appello scrivendolo in una circolare riservata ai propri docenti, è Maria Teresa Furci, la dirigente del Convitto Nazionale “Umberto I” di Torino. Un “richiamo” che non è caduto nel vuoto all’interno della sua scuola ma nemmeno tra l’opinione pubblica dove si è aperto un vasto dibattito tra coloro che sono pro compiti e chi è contrario.

La preside nella sua circolare – che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare – ha spiegato in maniera approfondita la questione: “Con l’approssimarsi del periodo di sospensione delle attività didattiche in occasione delle festività natalizie, torna puntualmente ad insinuarsi nelle nostre pratiche didattiche l’ossimoro dei ‘compiti per le vacanze’. Sappiamo bene quanto gli alunni più bravi non ne abbiano bisogno e come i più deboli, possibilmente, eviteranno di svolgerli o si faranno aiutare da genitori o amici, in calcio d’angolo, il giorno prima del rientro a scuola. Per evitare di mortificare i primi, che si sentiranno oppressi da compiti per loro superflui e ripetitivi mentre preferirebbero dedicarsi ad esperienze più interessanti e arricchenti in contesti sociali e familiari non soliti, e aiutare invece chi è in difficoltà a sfruttare a proprio vantaggio il ‘periodo di riposo’, vi esorto a personalizzare, eventualmente, gli argomenti di ripasso per gli alunni più deboli e a premiare i più meritevoli con la ‘libertà dagli obblighi scolastici’”.

Parole che lasciano trasparire un’attenzione da parte di Furci per ogni singolo studente all’interno di un contesto sociale e famigliare. Ed è proprio la dirigente – contattata dal fattoquotidiano.it – che ci tiene a spiegare il senso della sua azione: “Come si lavora per una didattica sempre più personalizzata in classe così dovrebbe essere per i cosiddetti compiti. Non ho detto nulla di nuovo. Esiste anche una circolare ministeriale del 1969 che invitava i capi d’istituto a considerare il week end come un tempo per stare in famiglia chiedendo ai docenti di allora di non appesantire i ragazzi con lo studio a casa”. Furci pensa anche alla crisi dei valori e delle relazioni con la quale abbiamo a che fare oggi: “In un momento come questo dove per svariate ragioni mancano momenti di condivisioni in famiglia, il tempo delle vacanze può essere meglio sfruttato in questo senso. E non si dica che senza compiti, i ragazzi restano tutto il tempo davanti al tablet perché quella della dipendenza dalla tecnologia, è una responsabilità dei genitori”. La dirigente del Convitto Umberto I di Torino, non se la sente di fare della sua esortazione un ammonimento per tutti: “Ogni preside è come un buon padre di famiglia e sa quel che serve alla sua realtà. Ci son luoghi dove c’è un tasso di dispersione scolastica così alto che serve una progettualità che tenga aperta la scuola magari anche durante le vacanze. Al mio Convitto, molti trascorrono con noi già molto del loro ‘tempo scuola’ durante l’anno, è pertanto cosa buona e giusta non privarli del loro ‘tempo famiglia‘, molto utile e indispensabile alla loro crescita emotiva”.

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