Televisione

Pier Silvio Berlusconi: “La Rai si è dimenticata di essere prima di tutto servizio pubblico e di fronte al calo di ascolti si comporta da tv commerciale. Una condotta che fa male al sistema radiotv”

Nella lunga intervista al Corriere l'ad Mediaset ha parlato anche dell'access prime time, vittima da anni di chiusure ritardate: "È una questione partita tempo fa per la competizione tra Striscia e Affari tuoi. Noi ora abbiamo deciso di fermarci prima dando il buon esempio e facendo la prima mossa, pur rischiando qualche decimale di ascolto in prime time. In questo modo abbiamo offerto un servizio a tutto il pubblico"

di Giuseppe Candela

Rivoluzione o semplici cambiamenti. Mediaset ha annunciato, cercato e voluto un cambio di passo per volontà di Pier Silvio Berlusconi. Al Corriere della Sera, in un colloquio con il giornalista Renato Franco, traccia un primo bilancio mostrando soddisfazione per l’arrivo di Bianca Berlinguer, una scommessa vinta “nella giornata più affollata per l’informazione. Ma volevamo rafforzare ulteriormente l’offerta di Rete4 con novità rivolte a un pubblico ancora più largo”. E anche se “una professionista che si chiama Berlinguer sulle reti di Berlusconi poteva sembrare un rischio, lei è bravissima e la qualità del prodotto vince sempre. Ha funzionato alla grande”. L’amministratore delegato rivendica anche la nuova linea “anti-trash”, se così si può definire, per il “Grande Fratello“: “Sono contentissimo e molto soddisfatto. Stavamo rischiando di andare oltre. Anche se fosse, e così non è, meglio un punto di share in meno che cadere nella mancanza di rispetto”. Nessuna preoccupazione per i numeri di “Pomeriggio 5” con Myrta Merlino, destinata inizialmente a Rete 4 poi collocata in corsa al posto di Barbara D’Urso: “Si è trovata di fronte un compito molto arduo, rendere più serio e giornalistico il contenitore pomeridiano di Canale 5. I dati sono buoni: come ascolti siamo in linea con la scorsa stagione”, spiega Berlusconi.

Mediaset si gode la leadership del gruppo (non rispetto alle tre reti generaliste) sulla Rai: “Non mi permetto di dare giudizi. Noi stiamo crescendo di ascolto da diverse stagioni, abbiamo cambiato passo dal 2020 dopo l’emergenza Covid. E contemporaneamente la Rai si è un po’ involuta, nel senso che si è dimenticata che prima di tutto ‘la Rai è la Rai’, il che significa istituzione e Servizio pubblico. Invece appena c’è un leggero calo di ascolti la sua risposta è aumentare il comportamento da tv commerciale, nella speranza di ottenere qualche decimale di share che poi non sempre arriva; una condotta autolesionista che alla lunga fa male a tutto il sistema televisivo. Una Rai ricca e potente (di idee e di prodotto) per noi è stata un grande concorrente, ma è servita a tenere alto il benchmark, perché la Rai è la guida del sistema editoriale italiano. Se invece si comporta da broadcaster commerciale questo ruolo istituzionale viene meno”.

Al Corriere, l’editore affronta anche la questione canone: “I finanziamenti alla Rai sono importanti, l’Italia è il Paese che dedica meno risorse al settore audiovisivo in tutta Europa. Ed è un errore, perché la tv non è solo un’industria che crea occupazione e indotto, ma è centrale per l’identità presente e futura del nostro Paese”. Pier Silvio Berlusconi evita riferimenti al caso Giambruno (“dico solo che sono molto dispiaciuto e ho letto ricostruzioni tragicomiche”) e si sofferma sull’access prime time, vittima da anni di chiusure ritardate: “È una questione partita tempo fa per la competizione tra Striscia e Affari tuoi. Noi ora abbiamo deciso di fermarci prima dando il buon esempio e facendo la prima mossa, pur rischiando qualche decimale di ascolto in prime time. In questo modo abbiamo offerto un servizio a tutto il pubblico e dato l’opportunità alla Rai di fare lo stesso, consentendo alle famiglie italiane di seguire davvero fino in fondo tutti i programmi”. Alla ricerca di un punto di incontro: “Basterebbe guardarsi negli occhi e chiudere alla stessa ora. Io sono pronto da subito”.

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