Televisione

Grande Fratello, È sempre Cartabianca, Pomeriggio 5: come sta andando la ‘rivoluzione Mediaset’ di Pier Silvio Berlusconi?

I cambiamenti hanno un prezzo, in Rai lo sanno bene, dove però contano dinamiche differenti. A Mediaset il conto lo conoscevano già prima e, a sorpresa, forse perché i piani sono più arditi e segreti, non solo non regna il panico ma si nota una strana tranquillità. Ecco perché, secondo noi di FQMagazine

di Giuseppe Candela

Myrta Merlino ha tirato asciugamani e pure una tazza dietro le quinte”, uno dei messaggi che circolava il giorno del debutto a “Pomeriggio 5“. Non era vero, quel giorno non era accaduto niente. Dopo le prime puntate di “E’ sempre CartaBianca” tra i retroscenisti girava una lista con i compensi degli ospiti di sinistra voluti da Bianca Berlinguer, “Il Giornale e Libero non possono pubblicarla”. Le cifre erano gonfiate. False. Dopo il primo calo di ascolti del “Grande Fratello” qualcuno aveva l’obiettivo di ricordare che “il reality così lo ha voluto Pier Silvio Berlusconi“, la colpa per intenderci è di “Sua Emittenza”.

I cambiamenti hanno un prezzo, in Rai lo sanno bene, dove però contano dinamiche differenti. A Mediaset il conto lo conoscevano già prima e, a sorpresa, forse perché i piani sono più arditi e segreti, non solo non regna il panico ma si nota una strana tranquillità. Nei corridoi di Cologno Monzese in pochi si scompongono. Sanno che la “rivoluzione”, se davvero così si può definire, ha nemici anche all’interno della stessa azienda. Figuriamoci altrove. “Siamo soddisfatti”, ripetono in coro. Sembrano crederci per davvero. La storia d’altronde ha aperto un nuovo capitolo, senza il suo fondatore Silvio Berlusconi. La fase nuova che ognuno condisce con le ipotesi più disparate: “vogliono cambiare per vendere”, “vogliano tagliare i rami secchi”, “c’è un accordo con la Rai” e così via.

Ma questo bicchiere da sorseggiare dopo poco più di un mese è mezzo pieno o mezzo vuoto? Pier Silvio Berlusconi ha vinto la sfida Bianca Berlinguer. Il successo del suo nuovo talk (in realtà vecchio, lo stesso di Rai3) non solo non era scontato ma ha regalato a Rete 4 una nuova dimensione. Dalle parti dell’informazione del Biscione hanno capito che una “Rete 4 pluralista” e “meno schierata” è possibile. Berlinguer da “foglia di fico” finisce per dare credibilità a una rete che guardava in una solo direzione ma soprattutto agita i “retequattristi”. “Quale comunista arriverà l’anno prossimo e chi dovrà cedere il posto?“, si chiedono i sovranisti del Biscione. Allora il bicchiere per Pier Silvio non è pieno ma stracolmo. E c’è chi quel bicchiere vorrebbe romperlo. Così chiara la dinamica, chiari certi attacchi sospetti.

Il bicchiere mezzo vuoto, mezzo pieno. La guerra al trash, di cui tanto parla la stampa, si muove su un malinteso. Non la volontà di replicare Tv2000, non un moto improvviso di perbenismo e bigottismo. Quello che volevano dire (e forse non hanno saputo spiegarlo) non era il no al trash “divertente” (Tina Cipollari che scherza a “Uomini e Donne” non è paragonabile al Ken Umano che parla di attualità in un programma informativo, per intenderci). Era solo il no al trash spazzatura, alla finestra sulla discarica. Il “Grande Fratello” ripulito è meno efficace, ha meno appeal. Certamente più immacolato, anche se le rivoluzioni necessitano di maggiore coraggio. In media il reality perde circa 300 mila spettatori e il 2% di share rispetto all’anno precedente quando il dato era però gonfiato dal famoso “caso Marco Bellavia“. Quando Mediaset, Endemol e Signorini occupavano le pagine dei quotidiani letteralmente “sputtanati”. Non serve tirare in ballo esperti del settore: se rinunci alla “fogna”, cali. Se non rinunci alla “fogna”, ti “sputtani”. Forse un maggiore controllo era necessario prima, forse chiedere otto ore di prime time settimanali è una richiesta importante, d’altronde se non spingi sui contenuti hai poco da commentare. Forse il ritorno alle origini è impensabile per un motivo semplice: il Paese non è più lo stesso, così come la tv non è più la stessa. E se il cambiamento ha un prezzo (e i soldi per un Gf con veri vip non ci sono) allora Mediaset si accontenta di un calo fisiologico in cambio di un prodotto più rispettoso del pubblico. Se sul tavolo, quando si dibatte, si mette tutto, il bicchiere è mezzo pieno.

Mediaset ha chiuso una fase storica, ha salutato Barbara D’Urso puntando su un cambio di passo. Non certo un finale da baci e abbracci ma più da coltelli che girano ancora nella stanza. Questo per spiegare che se alla conduzione di “Pomeriggio 5” avessero puntato sulla Madonna del Carmelo qualcuno avrebbe avuto da ridire sulla sua moralità. “Simbolo di consacrazione alla Vergine del Carmelo e promessa di salvezza dal Purgatorio”, ecco Purgatorio Merlino. Dopo anni senza mezze misure, travolti dal trash e dalle polemiche. La giornalista giunta da La7, da semisconosciuta al grande pubblico, ha trovato i fucili puntati ma anche i tappeti rossi: uno studio a Roma con il pubblico, l’orario anticipato, il traino migliore. Ma forse non ha trovato un buon consigliere sul fronte comunicazione lanciandosi alla vigilia in dichiarazioni e promesse poco credibili, estreme. Perché il pubblico di Canale 5 è composto da casalinghe che poco prima hanno guardato una soap turca, non un programma di Alberto Angela. La qualità non è sinonimo di pesantezza, la leggerezza in tv è valore aggiunto. Anche perché al primo calo di ascolti, Merlino ha dovuto “piegarsi” alle logiche della tv con i “ti ammazzo” urlati in diretta per il caso Lollobrigida.

Una D’Urso dei presentabili (cit) per un contenuto chiaramente più dignitoso, non che fosse difficile. E il pubblico, al netto delle forzature interessate, non ha regalato un successo ma nemmeno un flop. Dati medi, tendenti al mediocre. In linea in sostanza con la stagione precedente condotta da Barbara D’Urso. È qui che il bicchiere di Pier Silvio Berlusconi si riempie, certo non per urlare al successo ma con una consapevolezza: dopo quindici anni è bastato affidare il pomeriggio di Canale 5 a un volto poco noto, una giornalista, per ottenere dati simili a quelli di Barbara D’Urso che si considerava la regina del pomeriggio e forse pure del piccolo schermo.

Così nel giochino del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, tra le solite contraddizioni e le mosse poco riuscite è passata quasi in sordina la decisione di Mediaset di chiudere l’access prime time alle 21.25. Quando Antonio Ricci lo ha annunciato durante la conferenza stampa di “Striscia la notizia” in molti si sono chiesti quanto sarebbe durata. “E’ un esperimento. Parlo con quelli del commerciale e mi dicono che sono soddisfatti. Le aziende si picchiano comunque per fare pubblicità dentro Striscia. Già in passato al sabato finivamo prima, quando c’era una serata forte come quelle di Maria De Filippi. La mia vita è migliorata: adesso vado a cena e poi al cinema o addirittura, come l’altra sera, a teatro”, ha spiegato il papà del tg satirico a Qn. Il prime time di Canale 5 ora inizia alle 21.30, prima alle 21.45/21.50. Con l’inevitabile calo dello share. Se è vero che Rai1 con Amadeus sembra giocare da qualche anno un altro campionato, prima con i “Soliti Ignoti” e poi con “Affari Tuoi”, se è vero che per anni l’ammiraglia del servizio pubblico ha “sopportato” in silenzio chiudendo sempre prima, in virtù di una leadership indiscussa (talvolta anche dieci punti sopra Canale 5) potrebbe ridurre la durata di qualche minuto chiudendo almeno alle 21.30. Pier Silvio Berlusconi vede il bicchiere mezzo pieno, sarà mica perché ha già pronto una bottiglia da stappare?

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