Cultura

Jacovittissimevolmente, i cent’anni e i cento mondi di Jacovitti tra fantasia e gioco. Due mostre celebrano i suoi personaggi e il suo genio

di Marco Ferri

Per quasi sessant’anni ha disseminato le tavole da disegno di tranci di salame (talvolta dotati di zampe) e di ossa che spuntavano dal terreno, di vermicelli colorati e di improbabili ma coloratissimi personaggi col nasone, il tutto frutto di un genio smisurato e di un innato umorismo. Quest’anno ricorrono i cent’anni dalla nascita di Benito Franco Giuseppe Jacovitti (Termoli, 9 marzo 1923). Il suo lavoro quasi sterminato è iniziato da adolescente nel 1939, approdando al fumetto con una prima opera di una certa consistenza – 11 tavole – datata 1940, quando Il Vittorioso inizia la pubblicazione a puntate del suo Pippo e gli inglesi. È da lì che Jacovitti prende il volo e non si ferma più. Dal suo pennino e le sue tavole nasceranno infatti personaggi destinati a diventare delle celebrità nell’immaginario popolare, come Cocco Bill, Zorry Kid, Jack Mandolino, Tom Ficcanaso. Oltre che sul Vittorioso, Jacovitti ha pubblicato strisce sul Corriere dei Piccoli e il Corriere dei Ragazzi e ha disegnato le vignette del Diario Vitt, che hanno accompagnato per più trent’anni (1949-1980) generazioni di scolari italiani.

In due città ci si prepara a celebrare i cent’anni dell’inventore di questo mondo fantastico, la sua inventiva giocosa, scomoda e irriverente e il suo sguardo precursore attraverso due mostre ospitate da ottobre al Museo di Arte Contemporanea di Termoli (7 ottobre 2023-25 febbraio 2024) e al Maxxi di Roma (25 ottobre 2023-18 febbraio 2024), entrambe realizzate insieme a Silvia Jacovitti, figlia del fumettista. Le due esposizioni saranno presentate nelle due sedi sotto un unico titolo, Jacovittissimevolmente, che proietterà il visitatore nel mondo animato e dinamico inventato dall’artista. Si tratta infatti di due progetti autonomi, paralleli e complementari, che contribuiscono ad approfondire la galassia creativa jacovittiana.

Al Maxxi, la mostra dal taglio antologico, a cura di Dino Aloi e Silvia Jacovitti con Giulia Ferracci, presenta i 100 personaggi creati durante le fasi della lunga e vivace carriera del fumettista. Al Macte di Termoli, la mostra a cura di Luca Raffaelli approfondisce le invenzioni tecniche e linguistiche che hanno reso La lisca di pesce uno stile riconoscibile e Jacovitti un inventore di segni e personaggi indimenticabili, un artista che meriterebbe una collocazione di prestigio. “Silvia e io – dice Aloi – la prima mostra su Jacovitti l’abbiamo fatta 25 anni fa. Poi ne abbiamo fatta almeno un’altra dozzina, ma la cosa assurda è che non riuscivamo a farla a Roma. Stavolta invece, grazie proprio al centenario, ci siamo riusciti”. Quella del Maxxi sarà una mostra enorme, con circa 450 pezzi tra originali e stampati: “Avrà un allestimento molto scenografico – aggiunge il co-curatore – appositamente studiato. Quello che si vuole raccontare nella mostra romana è la storia di Jacovitti come genio dell’umorismo, assolutamente incontenibile, che ha prodotto tantissimo nell’arco di una carriera lunghissima. La mostra si articola in sezioni, impostate cronologicamente, che affrontano varie tematiche, come ‘Gli esordi’, con splendide tavole de Il Vittorioso, poi ‘I personaggi’ con Cocco Bill e Zorry Kid in primo piano, ‘L’erotico’ con le sue coloratissime tavole per Playmen. A tale scopo va sottolineato che Jacovitti riuscì a non essere mai volgare, riuscendo a guardare al sesso, ma mettendo in risalto il lato comico. C’è una sezione dedicata ai tre ‘Pinocchi’ con alcune, bellissime tavole originali. Ci saranno poi manifesti, pubblicità, locandine, bozzetti e tanto altro”.

La grande mostra del Maxxi darà a tutti l’opportunità di vedere da vicino le grandi tavole dal disegno complicato, fitte di personaggi e figure, che l’artista realizzava in poco tempo complete di battute scritte in una miriade di fumetti, ognuna delle quali nasceva da una trovata diversa. “Fare una cosa esaustiva su Jacovitti – conclude Aloi – è da bestemmia. Non è possibile. Forse occorrerebbe il Louvre. Il nostro obiettivo è innanzitutto di riuscire a dare l’idea di ciò che è stato questo grande disegnatore, capace di attraversare tanti decenni producendo sempre cose molto interessanti, e poi di farlo amare anche da chi non l’ha conosciuto”.

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