Carlo Calenda “non è un ospite gradito” ai cancelli della Marelli di Crevalcore, dove ha annunciato di voler andare sabato in visita al presidio dei lavoratori. La Fiom Cgil si scaglia contro il leader di Azione dopo un lungo video postato, mercoledì sera, sui social nel quale criticava il segretario generale del sindacato Maurizio Landini per la sua supposta “compiacenza” nei confronti della famiglia Elkann, ex proprietaria della fabbrica che ora verrà chiusa dal fondo Kkr lasciando in bilico 229 dipendenti, e accusava “il sindacato” di ritenere “più importante andare d’accordo con l’azionista di Repubblica che combattere contro la de-industrializzazione del settore automotive”. Così i segretari regionali e provinciali della Cgil e della Fiom hanno firmato una nota di fuoco contro Calenda, alla quale il deputato ha immediatamente risposto. Uno scontro alla luce del sole tra la sigla più critica da anni nei confronti dell’ex Fiat e l’ex ministro dello Sviluppo Economico.

Lo scontro: “Ha offeso i lavoratori” – Le affermazioni di Calenda sono “gravissime e offensive non solo per la Fiom e la Cgil, ma anche per tutte le lavoratrici e i lavoratori”, attaccano i segretari generali emiliani della Cgil e della Fiom, Massimo Bussandri e Samuele Lodi, insieme a Michele Bulgarelli e Simone Selmi, segretari generali della confederazione e dei metalmeccanici a Bologna. “Speculare per un minuto di celebrità rende poco onorevole il ruolo di deputato”, è l’accusa dei sindacalisti. Fiom e Cgil rivendicano in questi anni di non aver “mai smesso di battersi per la dignità del lavoro, la difesa dei posti di lavoro e per un vero piano industriale di Marelli in grado di garantire futuro agli stabilimenti italiani e alle lavoratrici e ai lavoratori”.

Il leader di Azione “accecato dall’odio” – Calenda, continuano, è “accecato dall’odio” nei confronti di Landini e “dimostra di non sapere nulla e di non essersi nemmeno documentato su quanto i lavoratori e il loro sindacato hanno fatto in questi anni”. I segretari ricordano di aver “difeso la fabbrica, gli impianti, i posti di lavoro anche quando le case tremavano per le scosse del terremoto del terribile 2012″. Nel giorno del sisma, rimarcano, “c’era Maurizio Landini ai cancelli” della Marelli di Crevalcore. Fiom e Cgil sottolineano di aver “lottato tutte le volte che vedevamo commessa un’ingiustizia” e “chiesto garanzie industriali e di commesse al momento della cessione da parte di Fca” della Marelli, nonché di aver “proposto la realizzazione di un polo nazionale di componentistica per il settore automotive anche con la partecipazione dello Stato”.

“Qui per il futuro, non per un post” – Un lavoro, aggiungono, “fatto sempre” con “serietà” e “rispetto”, due aspetti “che Carlo Calenda non riconosce”. Da qui l’annuncio: “Sappia che per noi non è ospite gradito al presidio permanente” ai cancelli dello stabilimento bolognese di Marelli “perché noi siamo qui per difendere il futuro occupazionale e produttivo e non per un post sui social network”. Accuse che il leader di Azione ha respinto sostenendo di non aver “offeso i lavoratori” ma “criticato Landini e la sua compiacenza verso gli azionisti della Fiat e di Repubblica rispetto alla de-industrializzazione del settore automotive”. E a quindi confermato che andrà a Crevalcore: “Accetterò eventuali contestazioni e spiegherò quello che intendiamo fare in Parlamento per difendere i lavoratori di Magneti Marelli. Fine”.

Tutte le proteste della Fiom – Al netto di come Calenda fosse andato oltre Landini tirando in ballo l’intero sindacato, resta una certezza: recentemente la Fiom Cgil è stata la sigla più critica nei confronti di Stellantis. Solo negli ultimi mesi, i metalmeccanici della Cgil hanno organizzato un presidio sotto gli uffici del gruppo franco-italiano a Parigi e sono stati tenuti fuori dai tavoli per il rinnovo del contratto con tutte le aziende del gruppo e, in precedenza, non avevano neanche firmato l’intesa sui 2.107 esuberi. Lo scorso luglio, inoltre, era stata rabbiosa la reazione nei confronti di Elkann dopo la presentazione delle nuove 600 e Topolino: all’annuncio che la produzione sarebbe stata in Polonia e Marocco, il sindacato aveva ricordato tutte le promesse tradite di Stellantis negli ultimi anni. Senza contare le proteste e gli scioperi a Mirafiori, Pomigliano d’Arco e Melfi.

“Landini ha paura di attaccare Elkann” – Ma cosa aveva detto esattamente Calenda? “La vicenda Marelli di Crevalcore nasconde un gigantesco bubbone fatto delle menzogne di John Elkann, debolezza della politica, paura di Landini di andare contro gli editori di Repubblica, silenzio della politica per la stessa ragione. Una storia che va raccontata”, aveva annunciato in un post sui social ad accompagnamento di un lungo video. Nel filmato l’ex ministro ripercorreva i suoi allarmi nel luglio 2018 quando l’ex Fca degli Elkann definì la cessione di Marelli a Calsonic Kansei, controllata dal fondo Kkr, per 6,2 miliardi di euro: “È uno di quei rari casi in cui i rischi di delocalizzazione dei brevetti e delle competenze sono reali. Il governo ha a disposizione la nuova Golden Power su tecnologia. La usi per mettere paletti forti. Subito”, scrisse allarmato su Twitter.

La Fiom preferisce Repubblica alla lotta” – Poi dopo le critiche al governo Conte per l’immobilismo sul caso, l’attacco a Landini finito al centro della protesta della Cgil e della Fiom: “Ve lo ricordate Landini quando faceva le battaglie contro Marchionne? Con Marchionne in Italia la produzione raggiunse 1 milione e 35mila veicoli, oggi sta più o meno alla metà. Avete sentito Landini combattere duramente perché i centri decisionali di Stellantis si stanno spostando in Francia, Marelli chiude mentre aumenta i dipendenti all’estero? Io non l’ho vista”. Finita? Macché. Il deputato si lancia in una spiegazione dei motivi ‘nascosti’ della supposta morbidezza dell’ex numero uno della Fiom citando apertamente il sindacato: “John Elkann ha fatto una mossa geniale, ha comprato Repubblica, cioè il principale giornale della sinistra. E da quel momento, siccome il sindacato fa politica in Italia, per il sindacato è stato più importante andare d’accordo con l’azionista di Repubblica che combattere contro la de-industrializzazione del settore automotive. E questa è una delle evidenze più tristi che in questo Paese i problemi non sono tutti nella politica, ma anche altrove”. Offese, secondo Fiom e Cgil. Ed è ripartito un nuovo scontro con l’ex ministro.

Twitter: @andtundo

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