Moda e Stile

Milano Fashion Week giorno 2, dal debutto di Tom Ford all'”Atto d’Amore” per i 40 anni di Moschino: ecco cosa abbiamo visto e cosa c’è piaciuto

La maglieria di Andrea Incontri per Benetton, il tributo a Franco Moschino, il ritorno di Fiorucci dopo vent'anni e il debutto di Tom Ford by Peter Hawkings: quattro stilisti e quattro lavori stilisticamente agli antipodi ma uniti da una comune riflessione sulla contemporaneità

di Ilaria Mauri e Massimiliano Sortino

La seconda giornata della Settimana della Moda italiana, in scena fino a lunedì 25 settembre, sfilata dopo sfilata, ci svela cosa indosseremo la primavera-estate.

BENETTON

Andrea Incontri per la collezione Primavera/Estate 24 di Benetton ha puntato su colori accesi e tanta maglieria. “Benetton è un marchio generazionale. Ho lavorato usando due coordinate per ottenere una risultante dove ci sono i colori e i materiali. In più ho volutamente esaltato la maglieria perché sento una grande responsabilità intorno a questo marchio, che nasce nel 1965 con la maglieria che non era una lavorazione semplice e facile, ma che è voluta nascere e crescere con prezzi democratici”, spiega il designer. Il maglioncino, capo iconico di Benetton, che prima di tutti gli altri ha celebrato l’inclusione e la diversità, viene reinterpretato dallo stilista in chiave generazione Z. Sembra quasi che Incontri, dopo aver attinto a piene mani dall’archivio del marchio, dalle sue campagne pubblicitarie firmate Oliviero Toscani, all’epoca considerate scandalose, ma oggi più attuali che mai, abbia fatto un giro per i licei del capoluogo lombardo osservando cosa indossano i giovani studenti delle scuole superiori. Il risultato è di una modernità disarmante: le polo d’ispirazione college si fanno minuscole per mettere in risalto addominali scolpiti o lunghissime come tuniche, gli abiti in tricot scelgono scolli sensuali, i boxer si fanno notare sotto i pantaloni a vita bassa e i miniabiti in maglina sottilissima evidenziano le forme grazie alla lavorazione Pin-up che permette di esaltare decolleté e fianchi. Tante le stampe: righe, fiori, ma soprattutto frutti come fragole, mirtilli, more e banane che vanno a sostituire le celebri ciliegine della stagione scorsa. I colori spaziano dal verde lime al giallo, dal viola al blu, dal rosa all’arancione. Una moda pensate per lei, per lui ma anche per i più piccoli.

FIORUCCI

Vent’anni dopo aver chiuso i battenti, il marchio italiano Fiorucci fa un glorioso ritorno a Milano. Nel 2022, l’imprenditrice svizzera Dona Bertarelli ha acquisito il brand e ora, dopo un anno di lavoro, ha riportato in vita questa icona della moda italiana. Sotto la direzione creativa di Francesca Murri, il nuovo Fiorucci abbraccia una visione contemporanea che fonde il suo passato leggendario con una fresca giovinezza. Se in principio furono le pantofole, poi i jeans, gli angioletti, gli gnomi ed Andy Warhol, finanche l’animalismo; adesso c’è un’eclettica estetica pop. Francesca Murri, con un ricco background tra i grandi nomi della moda (Ferragamo, Versace, Armani, Gucci con Alessandro Michele, Givenchy con Riccardo Tisci, così giusto per dire, ecco), ha preso in mano le redini del brand che tra gli anni Settanta e Ottanta conquistò il mondo intero e (saggiamente) non si è limitata a replicare lo stile iconico e barocco di Fiorucci ma ci ha messo del suo. Il rischio dell'”operazione nostalgia” era dietro l’angolo, invece questa sua collezione “Home Is Where The Heart Is” è un’ode alla contemporaneità. Le linee sono più raffinate e slanciate, rivolte a una generazione moderna. L’ironia e il divertimento emergono negli accessori, dalle colorate infradito con cinturini in neoprene agli orecchini a forma di caramelle e a una borsa cilindrica che sembra un marshmallow. Questi tocchi giocosi rimandano allo spirito clubbing degli anni Ottanta, con spalle importanti e colori vivaci, ma ci sono anche pezzi più essenziali, come ampie camicie di cotone, giacche maschili e t-shirt a maniche larghe che aggiungono un tocco di versatilità e praticità e smorzano ogni eccesso. Insomma, per noi è decisamente un sì.

MOSCHINO

Immaginatevi la scena: quartiere Famagosta, periferia sud di Milano. Sono le 5 del pomeriggio di un’uggiosa giornata di fine settembre. Uomini di diverse età sono seduti ai tavolini unti di un vecchio bar. Bevono birre, sgranocchiano patatine, qualcuno gratta compulsivamente gratta e vinci. Poi all’improvviso si vedono arrivare prima un gruppetto di giornalisti in ghingheri , poi un supposto influencer asiatico e poi, ancora, alla spicciolata, un altro gruppo di orientali vestiti in modo eccentrico. Subito si ridestano e inizia la chiacchiera. Che ci fa lì quella gente? Anche i gestori del bar sono spiazzati e forse un po’ impreparati davanti a quei clienti inusuali per il posto. Sono capitati lì per caso, per ingannare l’attesa della sfilata di Moschino. Sì, perché proprio lì di fronte, al Superstudio Maxi, si sarebbe svolta di lì a poco la sfilata evento con uno show epico per i primi quarant’anni del brand. Ballerini, performer e persino il primo violino del Teatro alla Scala, Laura Marzadori, hanno reso omaggio a Franco Moschino, il fondatore della maison scomparso prematuramente nel 1994 con un tributo appassionato ed emozionante. “Moschino – 40 Years of Love” è stato infatti un atto d’amore nei confronti di questa maison che ha ridefinito la moda italiana e ha conquistato il cuore degli appassionati di tendenze di tutto il mondo. Quattro stylist straordinarie – Carlyne Cerf de Dudzeele, Gabriella Karefa-Johnson, Lucia Liu e Katie Grand – hanno collaborato per creare una collezione per la primavera-estate 2024, attingendo dagli archivi iconici di Franco Moschino. O meglio, attingendo dalle collezioni dei primi dieci anni di lavoro del designer.

Carlyne Cerf de Dudzeele ha dato vita all’Atto Primo, riinterpretando in chiave chic e giocosa i capi classici amati da Franco. Lungi abiti dolcevita e spille scintillanti hanno evocato il bon chic bon genre di Moschino. Gabriella Karefa-Johnson ha preso il timone nell’Atto Secondo, introducendo elementi degli anni ’90, tra cui cappelli da cowboy, catene, orecchini oversize, pois e abiti all’uncinetto. L’energia unica dell’epoca è stata catturata e aggiornata senza perdere intensità, declinata in quello stile molto americano. L’Atto Terzo è stato plasmato dalla creatività di Lucia Liu, che ha lavorato sulla stratificazione, bilanciando messaggi nei capi come la maglietta “Protect me from the Fashion System” con un’eleganza giocosa. L’Atto Quarto, curato da Katie Grand, è stato il culmine dello spettacolo. Ballerini d’elite, coreografati da Wayne McGregor, direttore artistico di Studio Wayne McGregor e del Royal Ballet di Londra, hanno dato vita a una celebrazione dell’individualità e dell’espressione creativa sotto lo slogan “Loud Luxury”, una chiara replica al trend del momento del “lusso discreto”. Questo straordinario spettacolo dimostra che la moda è molto più di semplici abiti: è un’esperienza emotiva e culturale che celebra la diversità e l’innovazione. Insomma, pur nell’attesa di scoprire chi prenderà le redini della direzione creativa del marchio, Moschino continua a ispirare e ad essere all’avanguardia, esattamente come avrebbe desiderato Franco Moschino.

TOM FORD

Il secondo giorno della settimana della moda di Milano si è chiuso con il debutto di Peter Hawkings alla guida di Tom Ford. Hawkings, non molto noto al grande pubblico, ha avuto una lunga esperienza nella moda sempre al fianco del suo mentore Ford prima da Gucci e poi nel marchio eponimo dello stilista texano. La sua è stata una lenta evoluzione in venticinque anni di carriera, prima come direttore delle collezioni uomo, a cui si è poi aggiunta la responsabilità della moda donna fino alla nomina come successore avvenuta dopo la vendita del marchio al colosso americano della cosmesi Estée Lauder nell’aprile di questo anno. Ford, lo stilista e regista celebre per i film A Single Man, era atteso alla sfilata di debutto del suo delfino, ma per ragioni sconosciute ai più ha preferito non presenziare in modo di non rubare la scena a Hawkings. La prima collezione Tom Ford disegnata dal nuovo direttore creativo non tradisce le aspettative e celebra l’immaginario di glamour e bellezza a cui il fondatore del brand è particolarmente legato. È una collezione pensata per una donna sensuale e misteriosa che ama indossare capi lussuosi senza rinunciare alla propria femminilità, totalmente all’opposto della nuova tendenza quiet luxury (lusso sussurrato): impermeabili in coccodrillo nero, lunghe tuniche in maglia, pantaloncini, camicie in seta sbottonate, sandali dal tacco vertiginosi e alti stivali in vernice. Non mancano i classici completi sartoriali in velluto colorato con giacche dai revers a contrasto, abitini di frange, cinture gioiello e t-shirt a costine sottili che più che ricordarci l’archivio del marchio Ford ci fanno venire in mente i suoi trascorsi da Gucci negli anni 2000. Peter Hawkings ha dimostrato ieri sera di essere il degno successore di Ford, non solo perché ne conosce la storia creativa, ma soprattutto perché si sa muovere con sicurezza all’ interno del dorato mondo del lusso reinterpretandolo in chiave sexy e glamour per il piacere dei nostri occhi e delle poche fortunate che potranno permettersi di indossare queste creazioni alle feste più esclusive o nella vita di tutti i giorni. Del resto, il lusso in quanto tale non è per tutti. E questo Hawkings lo sa molto bene.

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