Il caos di Lampedusa, con gli sbarchi che hanno polverizzato quasi tutti i record, arriva fino al Palazzo di Vetro. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, entra nello scontro europeo sui migranti e lancia un messaggio chiaro a Bruxelles: gli sforzi devono essere condivisi. Interpellato dai cronisti, mentre la situazione sull’isola siciliana è ormai oltre l’emergenza, ha infatti invocato la necessità di una “solidarietà europea”. Solidarietà che al momento sembra venire sempre più a mancare, tra lo stop della Germania all’accoglienza di persone che vengono dall’Italia e l’intervento per blindare i confini della Francia.

“Gli sforzi”, ha dichiarato Guterres, “non possono essere fatti solo dai Paesi di primo arrivo ma devono essere condivisi, questo è un problema dell’Ue e ci devono essere meccanismi di solidarietà. Nel flusso ci sono rifugiati e persone che essenzialmente si muovono per ragioni economiche – ha aggiunto -, tutti devono vedere i propri diritti umani rispettati, ma c’è un modo per distinguere lo status di rifugiato. In ogni caso, è essenziale che ci sia la solidarietà europea”. Parole che arrivano nelle ore in cui la Germania ha fermato i meccanismi di accoglienza solidale dall’Italia e la Francia ha rafforzato i controlli al confine.

Dopo giorni di silenzio durante i quali non era chiara quale fosse la strategia del governo, a far sentire per la prima volta la sua voce su quanto accade a Lampedusa è anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che però si limita a un breve commento della decisione presa da Berlino e Parigi: “Lo stop dei migranti di Francia e Germania? Me lo aspettavo, in parte sì, avevamo detto che non potevamo accogliere i dublinanti (le persone che hanno attraverso illegalmente i confini intraeuropei e che dovrebbero essere riconsegnate ai Paesi di primo approdo, ndr), perché i nostri hotspot erano pieni. I ricollocamenti sono però secondari, sono state pochissime le persone ricollocate, la questione è fermare i movimenti primari, gli arrivi in Italia”, ha detto ospite di Cinque minuti su Rai 1. Su Lampedusa, in particolare, zero.

Inutile dire che la sua uscita non soddisfa le opposizioni. In primis Giuseppe Conte che parla di “fallimento” della strategia del centrodestra sui migranti. Un tema sul quale la coalizione aveva molto spinto durante la propria campagna elettorale: “La situazione degli sbarchi è completamente fuori controllo – ha detto – Lampedusa è al collasso, 1.800 arrivati nelle ultime 24 ore, oltre 7mila i migranti presenti sull’isola, in pratica superano il numero dei residenti. Le politiche migratorie di questo governo sono un fallimento. Ed è un fallimento certificato anche dal fatto che Francia e Germania ci voltano le spalle. Siamo isolati. Sbagliano Francia e Germania. Non lo possiamo accettare, ma siamo noi che abbiamo una parola da dire mentre questo governo deve stare zitto, non può dir nulla perché di fronte ai loro amici polacchi e ungheresi, quando loro non hanno accolto l’accordo di redistribuzione, hanno detto che facevano bene perché tutelavano l’interesse nazionale e questi sono i risultati. La verità è che con gli slogan non si governa, con misure irrealizzabili come il blocco navale“.

Evoca una mano esterna – non si sa bene di chi – il vicepremier Matteo Salvini che parla di un “atto di guerra” e ipotizza una “regia” dietro gli sbarchi per destabilizzare il governo. “Quando ti arrivano 120 mezzi non è un episodio spontaneo, ma è un atto di guerra. Per la società italiana questo è il collasso, non è solo un problema di Lampedusa. Sono convito che ci sia una regia dietro questo esodo. Ne parleremo pacatamente in seno al governo italiano, ma non possiamo assistere ad altre scene simili”. A rispondere è Carlo Calenda, leader di Azione: “Non ho attribuito, come invece ha fatto il centrodestra quando era all’opposizione, la responsabilità degli sbarchi al governo gli sbarchi. Ma sentire un vicepremier usare la parola ‘atto di guerra’ così, senza pensare, come fosse un passante al bar, è inaccettabile. Salvini ci sta coprendo di ridicolo. Meloni intervenga”.

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